domenica 5 aprile 2009

Il cerotto azzurro.

Il corso era finito. Sono andato dall'altra parte dell'aereoporto per vedere se c'era.
C'era.

Erano le 19.00 a casa mia, ma nessuno ci fece caso al momento di versare il liquore nei bicchieri.

L'armadietto della sala è come la borsa di Mary Poppins. Ci trovavi preservativi e pezzi di spago, forbici ed un vecchio ferro da stiro. Silicone e collanti. Medicine e vecchie fatture, "equipos para bicicletas" (ossia un metodo per riparazioni di emargenza per la tua mountain bike), apparecchi per controllare le polarità dei dispositivi elettrici e la loro effettiva carica elettrica. Martelli, cacciaviti, due soffietti per gonfiare le ruote delle biciclette e un olio johnson per le pelli delicate dei bambini.

Spray contro il cattivo odore dei piedi, pillole contro il mal di testa, polvere e stracci, lampadine rotte e vecchi compact disc.

(“Uhm che persona interessante” mi confessò Claire d’aver pensato allora. Sei anni son passati. Me lo disse mesi dopo a relazione ormai in corso. Io in quel momento, in quel pub vidi solo due magnifici occhi verdi che mi guardavano e un sorriso appena accennato che mi lasciò come unica reazione possibile in quel momento, quella di sorridere anch’io).

Alla fine il mio compagno d’appartamento tirò fuori ciò che cercava.

“Questo cosa la puoi usare solo per quello che vedrai fra un attimo”. Tirò fuori un barattolo con il coperchio svitabile con sopra scritto: kolophonium.
Era un blocco di plastica credo, color ambra, pesava come una pietra grande due noci e serviva a lucidare, o meglio a levigare le corde di un violino.
Così fece il mio coinquilino, si prese cura delle sole due corde che restavano al suo strumento e io comiciai a strimpellare con la chitarra un sol, un la minore ed un fa.
Cantai “All Along the Watchtower” e lui mi seguì alla grande con il violino. Come la Dave Mattehw’s Band.

“Non l’avevo mai fatto, non credevo di esserne capace, lo dobbiamo fare più spesso”.
Fui entusiasta che lo avesse detto.

Il dito continuava a sanguinare e lei mi preparò un impacco con del nastro isolante che trovò nell’armadietto.

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