martedì 31 agosto 2010

Perchè dipendere dai tempi che viviamo? Sono loro che devono dipendere da me.

L'intera metropolitana solo per me. Spettacolo desolante, come la mia anima vuota del resto, spoglia di tutto. Nuda ed intrizzita dal freddo.
La telefonata che ricevetti da mio padre non fu un gesto riconciliante ma l'ennesima mancanza di coraggio e spirito paterno.
Spero che i suoi prossimi figli ricevano ciò che a me è mancato. Sto leggendo "Padri e Figli" di Turgenev. Sono inquieto, in un grigio periodo, un periodo di rimpianti simili a speranze e speranze simili a rimpianti.
Tutto vicino a me profuma a merda e magnolie, amaro come le droghe anfetaminiche ma con un soffio di gelsomino.

lunedì 16 agosto 2010

Il vino evaporava fra i gusci delle vongole e riempiva i cuori di tutti noi commensali, animando le conversazioni. Il vino ed il rispetto che provo per i contadini che lo hanno prodotto, o meglio, gli han dato la vita. Il vino come l'uomo, ogni bottiglia una personalitá, un corpo, un'anima diversa. Il vino che fermenta, che raggiunge il suo apogeo e sfiorisce, si deteriora ma non muore. Il vino che da l'illusione di scacciare via i tormenti del proprio vivere i quali si ripresentano puntuali al giorno successivo. Il vino é una puttana, il vino é il tuo piú grande amore. Se solo le persone capissero che senza il foglio bianco non c'é poesia, senza il silenzio non c'é musica, senza morte non esiste la vita, vivrebbero molto piú serenamente.

domenica 15 agosto 2010

Fini si arrabbia e i giornali del padrone si scagliano contro di lui. Il "metodo Boffo". Alfano e Verdini, P3, logge massoniche che prendono decisioni al posto della Corte Costituzionale, Mills, compravendita di giudici, corruzioni, la Carfagna che propone (ma pensa anche?) una legge anti-stalking invitando le donne vittime di persecuzioni telefoniche a denunciare alla polizia, mentre l'altra ala del governo proibisce le stesse intercettazioni telefoniche per permettere al padrone di poter continuare ad infangare il buon nome della decenza. I paradossi portati al parossimsmo! Ci si inventa un ministerio solo per poter dare la possibilitá a tipi loschi come Brancher di usare la legge (promulgata da Berlusconi per salvarsi dai processi in corso) del legittimo impedimento e non presentarsi in Tribunale per il processo Antonveneta. Why not, la Forleo e De Magistris martiri moderni. Rogatorie, scudo fiscale, condoni, puttane a palazzo Grazioli, maschilismo e celodurismo, maleducazione e sfrontatezza, conflitto di interessi, Dell'Utri e mafia, Previti che compra giudici e Mangano che aspetta con il fucile i Casati che rivolevano indietro la villa di Arcore sottratta con l'inganno, leggi Gasparri mascherate da tutrici della libertá ma che in realtá servono solo a proteggere gli introiti di Publitalia, le minacce a Santoro e all'Agcom, il giornalismo ridotto a mera macchina di diffamazione, Cirio, Telecom, Fastweb, Antonveneta, RCS, furbetti del quartierino e grandi stronzi adagiati sulle loro poltrone che si spostano per Milano con l'elicottero. Gente come Capezzone e Mastella che é ancora li a rubare stipendi. La piú grande casa editrice italiana comprata attraverso la corruzione di giudici.
É stato solo uno stream of consciousness durato trenta secondi con le prime cose che mi sono venute alla mente, ma ce ne sono purtoppo tante, tante altre.
Non sono triste per loro, arriverá il momento in cui pagheranno tutto fino all'ultima goccia. Sono triste per il processo di deculturizzazione in atto in Italia, la terra di Montanelli, Biagi, Montale, Pirandello, Moravia. Ma la terra anche in cui sono nati il Fascismo e le banche. Le stesse banche che vendono i debiti ai loro clienti, le stesse banche che hanno schiavizzato gli Stati e ci hanno fatto nascere con i debiti come spada di Damocle che presto ci cadrá addosso.
Ho tristezza per te mia cara Italia, terra di poeti e puttane. sono triste per voi italiani, perché credete che quel mutuo di 40 anni che vi strozzerá fino a farvi esalare l'ultimo respiro senza il piacere di essere diventati i proprietari di una casa e quella macchina grigio metallizata che avete comprato a rate, siano anche le uniche cose per la quale vare la pena vivere.
Nel frattempo 4 passeggeri sul Roma-Ibiza si presentano ubriachi marci all'imbarco, ritardando il volo con le loro stronzate; non sanno che la polizia li sta aspettando a braccia aperte a volo finito. Io domani attraverseró il pianeta per andare a vedere quella terra magica e controversa che é il Brasile, schizofrenica come tutte quelle terre "scoperte" da noi europei, quelle terre vergini, stuprate dall'uomo moderno che non ha fatto altro che portare li i suoi mali, i suoi problemi, il suo stile di vita inquinato dalla fretta e dall'arrivismo e dall'accumulazione. Dovremmo esportare diritti, in Cina per esempio ma riusciamo solo ad insegnare l'ingiustizia.
Io, costretto quotidiamente a cercare una medicina al mal Essere angustiante e dolcissimo allo stesso tempo, scopro un gran poeta, argentino, Oliviero Girondo, che mi cura l'anima e mi rende il cuore come un aquerello e me ne strafotto dei popoli e di tutto il resto.
La signora delle pulizie pulisce la mia scrivania e svuota il cestino. Su di lei dipinto l'immancabile sorriso. Come fa, non so, ma le sorrido anche io.

El amor es una trampa que se tiende al hombre para perpetuar la especie.

Una notte in bianco passata a lavorare. Sono le otto del mattino e non riesco ancora a prendere sonno. Non ho alcun particolare disturbo se non forse l'ansia per l'aereo che prenderó fra poche ore per riportarmi a Bologna. Non é solo l'ansia di essere chiuso in un velivolo claustrofobico e mezzo rotto a torturarmi ma la paura che il passaporto che ho richiesto un mese fa non dovesse essere ancora pronto. Siamo in Italia del resto ed io non ho mai avuto tanta simpatia per le istituzioni pseudo militari come la polizia o il ministero dell'Interno. Mi fa pensare a quella tomba di Cossiga, a quei poveretti di Francesco Lorusso e Pinelli, alla tracotanza degli uomini in divisa che non permettono ad alcuni pacifici manifestanti, guidati da Piero Ricca, di gridare il proprio dissenso contro questo Governo mafioso, di forma pacifica e soprattutto su un suolo pubblico. Penso a quel cane della Finanza che dodici anni fa scoprí l'haschisch che avevamo nascosto in in un barattolo di nutella prima di imbarcarci per la Croazia e che mi costrinse a sopportare, mesi dopo, una psicologa che con faccia disperata e allo stesso tempo schifata mi chiedeva del perché mi "drogassi".
Salto giú dal letto ed esco per andare ad esplorare il mio nuovo quartiere, colorito esempio di integrazione. La parte da leone la recitano i domenicani, sono la stragrande maggioranza, invadono la strada principale che attraversa il quartiere e si rinchiudono in un bar dove ci sono solo loro. Odore pungente di sudore, sangue e birra essiccata e appiccicosa sul pavimento. L'altro giorno sono entrato per dare un'occhiata. "Dovevo" entrare. C'era una discussione in corso, l'eterna e senza fine guerra linguistica fra catalano e castigliano. Diedi la mia opinione, dopo che le birre mi diedero il coraggio di parlare. "Cosa cambia per il popolo? Cosa diavolo cambia per il popolo? Saranno i soliti potenti ad approfittarne, sará la solita politica a voler strumentalizzare la questione linguistica per fare soldi. O risparmiarne. Ma quando il fiume della storia si porterá via anche il marciume della politica, cosa resterá al popolo se non il rammarico di aver perso il tempo in inutili liti??". Mi offrirono da bere e mi diedero una pacca sulle spalle. "El italiano" mi chiamavano.

A more (Senza Morte).

Per fortuna sto iniziando a capire che non devo seguire il mio Io, ma il Sé, imperituro ed eterno. Non il becero Io che cerca di diventare giornalista, pubblicitario di successo o scrittore. Non voglio piú diventare qualcuno, voglio solo essere me. Del resto non ho nessuna particolare qualitá o talento se non il desiderio di vivere umanamente e circondato dalla poesia. Imprigionando le immagini nella mia Canon, svuotandomi dei bisogni inutili e cercando di capire chi sono. Non é detto che una volta trovata la risposta ne ricavi chissá quale felicitá o pienezza. Di sicuro vivró con pií leggerezza, scivolando e fluttuando.
Del resto giá sento che sto imparando a volare.

martedì 3 agosto 2010

Mi han cacciato da una espozione sul punk londinese perché ho alzato il volume degli amplificatori.

Pensi che la soluzione ai tuoi mali sia lo scrivere. Ma non é cosí perché io mi sono reso conto che posso farne benissimo a meno. Dello scrivere, non dei miei mali.
Qual é il motivo che mi spinge a scrivere se non l'egomaniaco desiderio di essere letti, il vanesio tentativo di trovare qualcuno che si identifichi nelle parole e mi ammiri per essere riuscito a metterle su carta.
Il sommo piacere di poter curare con le parole.
Scrivere non é mai stata una necessitá fisica, non c'é niente di kafkiano o bukowskiano. Scivere é un modo per dire che ci sono anche io, un'ansia di trovare una cazzo di forma espressiva. Una forma espressiva che non conosco tuttavia. Il problema non é come trovare la disciplina per scrivere, il problema é ancora piú alla radice. Cosa avró mai da raccontare, qual é il mio vero ruolo. Mi sono sempre sentito in balìa degli eventi, lasciando che fossero gli altri, o al massimo le circostanze a decidere per me.
C'é forse solo il desiderio inutile di potere ubriacarmi al café Select in onore a Hemingway e poi andare a rilasciare un'intervista senza ricordare nessuna delle mie risposte.
Quando scrivevo articoli musicali lo facevo per scroccare dei concerti e per poter sedere con l'artista nel backstage.
Non mi sono mai goduto neanche un solo concerto per il quale ho poi scritto. Lo vedevo in terza persona, non lasciavo alla musica fare il suo dovere, cioé permettere al suo ritmo di entrare nel mio e godere della solita estasi in cui mi lascia quella fusione. Andavo ai concerti pensando fin dalla prima nota, all'incipit dell'articolo, agli aneddoti che avrei raccontato. Non godevo della forza della musica ma la filtravo attraverso le due cartelle di spazio che il giornale mi avrebbe lasciato nella sezione Cultura e Spettacoli. Il primo concerto al quale fui dopo aver lasciato il giornale, mi portó a riscoprire la gioia del sentirmi libero dalle parole.
Fu allora che capii che lo scrivere era per me tutta un'illusione, che in me non c'era il fuoco ma al massimo il tiepido piacere che mi veniva dal calore. Avevo un'idea di ció che volevo ma non sapevo come raggiungerla.
Il punto é che ancora non avevo cominciato il mio viaggio piú importante, quello dentro me stesso, ancora confondevo l'Io con il Sé, ancora ero vincolato ai dogmi delle societá occidentali pur credendo di rifiutarli. "Non c'é stupido piú pericoloso di colui che non sa d'esserlo".
Era cosí anche per me.