domenica 20 dicembre 2009

Meu Bem.

Piove sull'aereoporto, il cielo piange perché non ci sarai piú tu a fargli compagnia.
Piove sull'aereoporto, e i finger sembrano bare aperte.
Piove sull'aereoporto, e le piste bagnate sono deserti di solitudine.
Piove sull'aereoporto, e i ricordi e i rimpianti mi penetrano come gocce taglienti.
Piove sull'aereoporto, ed io aspetto il bus sotto la pioggia,
sperando che l'acqua possa lavare i miei peccati come in un nuovo battesimo,
Piove sull'aereoporto,
e non capisco se sulle mie guance stia scivolando
acqua o lagrime.

lunedì 23 novembre 2009

Mia nonna è una bella donna.

Una paralisi facciale avvenuta poco dopo la morte del marito, le ha deturpato il viso ancora liscio e morbido nonostante gli ottantadue anni suonati. La bocca é tutta storta da un lato, l'occhio é rimasto semichiuso. Non ha perso il suo sguardo da bambina, ma la sua bellezza estetica é diventata ormai un antico ricordo.

"Ancora posso fumare e mangiare" dice lei soddisfatta.

Sta soffrendo e lo so, ma non per la sua bocca o per il suo viso rovinato, di quello so che non gliene frega niente. Quel suo muso torto no é altro che una rappresentazione, un atto metaforico che l'incosciente ha voluto far precipitare sul presuntuoso e razionale cosciente. É un atto, un atto simbolico, poetico se vogliamo di rappresentazione delle nostre sofferenze familiari. Dei limiti emotivi che hanno spinto una famiglia a vivere nascondendo i propri sentimenti. Un atto metaforico per avvisare i nostri io repressi, per informarli di quale possa essere il futuro se non decidiamo di vivere nel presente. Uscire dai circoi viziosi dove crediamo che viva il nostro io, e incontrarsi con sé stessi. Senza paura.

Era la bocca schifata dei miei nonni, morti senza vedere lo sfacelo e l'inutilitá dei loro sforzi. Uomini peró morti degni, veri uomini.

La faccia di mia nonna, la metá non paralizzata, é ancora bella come un tempo; é la parte buona, quella ancora rimasta intatta, l'occhio vivo, la luce della pelle.
Sembra una maschera greca antica, quelle che si usavano nei teatri dell'epoca. Una metá che rappresenta la bruttezza della vita vissuta senza amore e senza arte e senza il riconoscimento di sé stessi. Dall'altro tutto il suo opposto.
"La gioventü é sprecata nei giovani" diceva Wilde.
Non sempre, dico io.

Dietro ogni grande uomo, c'é sempre una grande donna;
Per il tuo modo speciale di capirmi,
grazie Mari

martedì 10 novembre 2009

Le Passanti.

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.

lunedì 2 novembre 2009

La necessitá ha la faccia di una cagna.

It ain't no use to sit and wonder why, babe
It don't matter, anyhow
An' it ain't no use to sit and wonder why, babe
If you don't know by now
When your rooster crows at the break of dawn
Look out your window and I'll be gone
You're the reason I'm trav'lin' on
Don't think twice, it's all right

It ain't no use in turnin' on your light, babe
That light I never knowed
An' it ain't no use in turnin' on your light, babe
I'm on the dark side of the road
Still I wish there was somethin' you would do or say
To try and make me change my mind and stay
We never did too much talkin' anyway
So don't think twice, it's all right

It ain't no use in callin' out my name, gal
Like you never did before
It ain't no use in callin' out my name, gal
I can't hear you any more
I'm a-thinkin' and a-wond'rin' all the way down the road
I once loved a woman, a child I'm told
I give her my heart but she wanted my soul
But don't think twice, it's all right

I'm walkin' down that long, lonesome road, babe
Where I'm bound, I can't tell
But goodbye's too good a word, gal
So I'll just say fare thee well
I ain't sayin' you treated me unkind
You could have done better but I don't mind
You just kinda wasted my precious time
But don't think twice, it's all right

Bob Dylan

Sangue e Sperma.

Si quería desarollar mi imaginación personal, antes que nada debería librarla de la tiranía del peso. Por su fuerza de atracción, el planeta estaba siempre presente en el cuerpo diciéndome: "Eres mío, de mí vienes y a mí llegarás". Sentí que lo más que pesaba era la sombra. Me llené de ella, una materia densa, dolorosa, agobiante. Colmé mis piés con su negrura, luego las piernas y el resto del cuerpo. Cuando fui una piel rellena de alquitrán, inspiré lo más profundo que pude y espiré el magma de mis pies rellenándolos esta vez de luz. Vacié mis piernas, mis brazos, mi tronco, mi cabeza y fui un pellejo colmado de resplandeciente energía. Me sentí liviano, cada vez más liviano. Me pareció que si daba un paso iba a saltar veinte metros. La ausencia de sensación de peso me llenó de alegría, de ansia de vivir, me hizo respirar profundo. Ya no tenía el espiritu invadido por desperdicios psicológicos, dolorosas serpientes de sombra. Tuve ganas de vestirme y salir a caminar. Así lo hice. Eran las cuatro de la madrugada. El barrio obrero, con sus faroles vacíos estaba casi sumido por las tinieblas. Sintiéndome tan luminoso como la luna, marché dando de vez en cuando agradables saltos. De pronto vi aproximarse a tres individuos de mala catadura. Prudente, cambié de vereda. Ellos, al ver mi movimiento defensivo, se abrieron en abanico. Uno sacó una macana, el otro un cuchillo y el tercero una pistola. Me lancé a correr hacia la calle San Pablo, arteria central del barrio por donde pasaban tranvías y había aún la posibilidad de encontrar un bar abierto. "Detente huevón!" gritaron. Lancé una llamada de auxilio que sonó como un chillido de puerco en el matadero. ¡Ninguna ventana se abrió! ¡Ninguna puerta! Allí iba yo, el ex ingrávido, galopando más pesado que el paquidermo, bajo el indiferente firmamento, luciendo en mis pantalones la huella fecal del miedo. Con el dolor de la dignidad pulverizada, deposité mis esperanzas en llegar el la calle central. ¡A diez metros de ella vi que estaba oscura! Entonces vencido, entregado, temblando, me detuve y esperé a los bandidos. ¡Llegaron junto a mí y de un puñetazo en el ventre me lanzaron al suelo! Con calma agónica les rogué que no me mataran, que se llevaran todo, porque yo era un poeta. Me registraron los bolsillos, extrajeron un arrugado billete de estudiante. Después de observarlos con minuciosidad me los devolvieron, junto con el dinero, saludaron y se fueron diciendo que eran policías, que me habían confundido con un ladrón. "¡Joven, para otra vez no huya, porque se hace sospechoso!" Adolorido, en cuerpo y alma, llagué a San Pablo. ¡Allí, a la vuelta de la esquina, en una cafetería alumbrado por una lámpara de gas, un grupo de personas jugaba a las cartas! ¡Con unas cuantas zampadas habría estado a salvo! ¡Si hubieran sido en verdad asaltantes, podrían haberme degollado por entragarme así, como una res, a unos pasos de la salvación! ¡En ese mismo instante juré que siempre mantendría mi esfuerzo hasta que no me quedara una gota de energía y que nunca abandonaría una obra empezada hasta haberla terminada!

A. Jorodowsky

martedì 27 ottobre 2009

Almost Blue.

Almost blue
Almost doing things we used to do
There's a girl here and she's almost you
Almost
All the things that your eyes once promised
I see in hers too
Now your eyes are red from crying

Almost blue
Flirting with this disaster became me
It named me as the fool who only aimed to be

Almost blue
It's almost touching it will almost do
There's a part of me that's always true... always

Not all good things come to an end now, it is only a chosen few
I have seen such an unhappy couple

Almost me

Almost you

Almost blue

martedì 20 ottobre 2009

Como é que vais (nostra Signora dei turchi).




Due cose mi vengono alla mente dopo questo giro in bici notturno:

a) perchè sono stato zitto dopo quell'esplicito invito?

b) ucciderei (metaforicamente) Roberto Castelli.



Lo interesante nunca es la manera
como alguien empieza o termina.
Lo interesante es el medio,
aquello que ocurre en el medio.
No es casual que la velocidad más grande
esté en el medio.
En el medio es donde se encuentra el devenir,
el movimiento, la velocidad, el torbellino.
Carmelo Bene dice que hay que ver a los autores menores, que son los verdaderos grandes autores, los intempestivos.
Gilles Deleuze

lunedì 19 ottobre 2009

Un branco di pecore, convinto che i significanti siano significati.

-devo smettere, devo smettere!-

-di far cosa?-

-di pensare, non ce la faccio piú. pensavo di essere un depresso bipolare, ma sono così monotematico da sembrare noioso. anzi non lo sembro affatto, lo sono, lo sono senza ombra di dubbio. e poi basta con tutta questa demagogia fine a sé stessa, come del resto tutte le demagogie. basta con il pensare di essere arrivati al punto di arrivo, alla soluzione suprema. basta con questa arroganza. siamo arroganti giusto il tempo che che ci serve per arrivare a smentirci di nuovo.

-stavo pensando alla stessa cosa da un paio di giorni. é che siamo ossessionati dalle passioni tristi.

-ma le passioni non sono tristi! non possono esserlo. al massimo malinconiche, ma non tristi. la tristezza e la felicitá sono solo semplici attimi, dei barlumi emotivi temporanei. l'eterna tristezza o l'eterna felicitá sono ossimori in sé!

-si ma io alludevo alla demagogia. alla nostra demagogia da bar, da ubriachi. se solo avessimo portato a termine una metá dei propositi sorti dietro ad un boccale di birra, saremmo finalmente, non dico felici ma sereni.

-il cazzo! ne avremmo solo l'illusione. o se anche cosí fosse, ci troveremmo nella penosa situazione nella quale ci chiederemmo: e allora? tutto qui?

- questo é quel che é.

-sei d'accordo con Krillov allora.

-Krillov era un coglione manipolato dai nichilisti. o forse no, dato che adesso sono tutti morti, sono tutti allo stesso livello e, chi lo sa, magari adesso stará godendo perché aveva ragione lui.

-sei cosí presuntuoso.. a cosa i serve tutto questo? non fai in tempo a finire una frase che giá il tuo interlocutore ha capito che non credi in ció che dici.

-non é che non creda, é che sono consapevole che non esista la veritá assoluta, quindi ci potrá essere sempre una veritá contraria alla mia altrettanto valida.

-queste sono cazzate di chi ha paura di prendersi le proprie responsabilitá. dobbiamo essere dei capolavori, inutili e imprescindibili come delle opere d'arte. é lí dove risiede tutto: non la teoria e il suo contrario, che é altrettanto valido, ma l'utilitá dell'inutilitá. e l'nutilitá dell'utilitá. esci dalla catena di montaggio, ma non abbandonarla mai se vuoi che ti ascoltino!

-sei il tipico socialista che giunto al potere si tramuta in un tiranno.

-e tu sei il solito coglione che non vuole mai ascoltare. non devi sfidare nessuno, non é questo il punto; devi semplicemente smettere di guardare ed essere egoista. se non sei egoista, se non aiuti te stesso non potrai mai aiutare nessuno. smetti di sfidare ció che non comprendi, smetti solo di vederlo. suona la chitarra!

-sei un coglione convinto che il tuoi significanti siano dei significanti. coglione e arrogante. siamo inutili, ma siamo indispensabili. semplicemente noi NON ESISTIAMO! applaudiamo il nulla.
fammi smettere di pensare per favore.

-ho in fresco una bottiglia di Fiano.

-di che anno? sai che mi piacciono solo le annate dispari.

-si lo so.

domenica 18 ottobre 2009

La(s) frase(s) del dìa, 22 de enero 2009.

"Difficile farvi una confessione vera e mostrarvi quel che succede quando uno é cosí egomaniaco: non c'é altro da fare che mettere giú periodoni lunghi coi particolari di sé e coi particolari delle anime grandi, sugli altri che sono seduti e sugli altri che sono in giro".
-I Sotterranei-

"Gli uomini si dividono in cinque categorie: uomini, quasi uomini, mezzi uomini, ominidi e quaquaraqua".
-Leonardo Sciascia-

"Sono un depresso bipolare".
-Un passeggero-

"You know, life sometimes strikes"
-Il filosofo con la lattina di birra-

Non va mai spruzzato lo spray anti insetti se avete la casa infestata dagli scarafaggi.

Arrivò a casa e dai cartoni dove aveva riposto tutte le sue cose sbucò un libro: "Dracula" di Bram Stoker. Il primo pezzo di Grant Green su Spotify che richiamó la mia attenzione subito dopo fu, guarda caso Dracula, dall'album, "Green is Beautiful".

Sento di preoccuparmi troppo per cose che non esistono. Mi succhiano la linfa vitale ma allo stesso tempo stimolano la mia curiositá.

Non so come finirá tutto questo, quello che so é che "Non si puó fermare una slitta che scende in picchiata da una discesa".

venerdì 16 ottobre 2009

"Stravrogin, perché coronate con la stupiditá, la bassezza delle vostre supposizioni?".
Gli atomi, come noi, hanno la tendenza a non esistere; una concezione sbagliata di sé stessi; l'inverosimilitá della realtá autentica. Per renderla credibile va mischiata con la menzogna; alla felicitá é egualmente necessaria l'infelicitá; smettila di parlare di te e comincia a pensare agli altri. Ma a che pro se né io né loro esistiamo? Quella ragazza nel metro che stringeva fra le mani "Confession of a freelance writer". Il film "Factotum", Charles Buckowski, Hunter S. Thopmpson e soprattutto John Fante; Capossela. Essere un pó "moody"(in "A Sentimental Moody per dirla alla Cotrane/Ellington). "Let's get lost", 1989. La paura di dire le cose sbagliate, riconoscere la propria mediocritá ma non quella degli altri, esagerandone l'importanza e lo spessore.

martedì 13 ottobre 2009

Che avranno mai in comune "The catcher in the rhye", i Guns'n'Roses, il film sulla morte di John Lennon, i Beatles in generale e gli AC/DC?

Ho la chitarra graffiante di Neil Young nelle mie orecchie; guardo l'orizzonte e "Ohio" mi sussurra dolcemente ma con rigorosa forza, "vai avanti!" (Penso a quel breve momento di sospensione, quando le chitarre esitano e i sensi galleggiano, quel preludio all'assolo che libera i musicisti dall'ansia di ció che sta per arrivare e li proietta verso il futuro con rinnovata speranza. Mi mordo il labbro inferiore per la goduria che mi causa quella scarica di feedback elettrici a sei corde).

domenica 11 ottobre 2009

Ladies and gentleman, Stan Getz and Charlie Byrd.

Continuare a tirare la corda da entrambi i lati, che senso ha?

Perché non si vive di emozioni? Perché la pregiudiziale classificazione e gerarchizzazione dei sentimenti, che l'essere umano solitamente usa,

...le aspettative false e stupide, i preconcetti, rovinano completamente la possibilitá di nutrirsi con la semplice essenza delle cose?


Qualche anno anno fa, mentre leggevo il Mucchio Selvaggio, venni colpito da un articolo. O meglio fui interessato dalla profonda umanitá del giornalista, il quale seppur serio e competente, accenava candidamente alle difficoltà incontrate nel redigere il testo.
L’articolo in questione aveva come protagonisti i Go Betweens, lo storico gruppo australiano, progenitori dell’indie pop; il problema per l’autore del testo veniva dal fatto che il gruppo era anche uno dei suoi preferiti in assoluto. Una possibile conseguenza sarebbe stata quella di perdere una delle doti fondamentali del giornalismo: l’obiettivitá.
Ma i giornalisti musicali é risaputo (questo potrebbe essere anche solo uno stereotipo), sono dei “malati” di musica, feticciosi collezionisti di vinili, raritá, sempre alla ricerca del motivo perfetto che “sicuramente incontreranno nel prossimo disco”.
Quindi, in definitiva, poco affidabili a priori, qualsiasi gruppo essi recensiscano. Troppi sentimenti (e risentimenti) gravitano intorno la sfera emotiva dell’appassionato di musica e con i sentimenti si sa, non si puó scherzare.

Non lo avrei mai detto cinque anni fa, ma durante gli scontri di Valle Giulia, mi sarei schierato dalla parte di Pasolini.

martedì 6 ottobre 2009

Ask to the Dust.

"Sii candido, promulga il corpo e l'anima, sosta un poco e procedi, sii temperato, casto, magnetico e ció che tu hai sparso, possa allora tornare come le stagioni ritornano"

Questa fase appartiene a Walt Whitman. Il libro di
poesie dove questa frase é contenuta si chiama "Foglie d'Erba".
Scrittore e giornalista spiantato, con alle spalle una vita vissuta
intensamente, passionale e sfrontato per la sua epoca, poeta dell'amore
e dell'odio, del bene e del male, della vita in quanto tale e della
morte in quanto tale. Profetico ed apparentemente contraddittorio, é
senza esagerazione il padre della letteratura moderna americana.
Hemingway lo amava. Tutta la Beat Generation di Kerouac, Ginsberg,
Burroughs si ispirava a lui.
Senza di lui forse non avremmo neanche mai avuto Patti Smith e i Black Rebel Motorcycle Club.
Ho sempre conosciuto Whitman in maniera trasversale; sapevo molto della Beat generation ed Hemingway, Fernanda Pivano, gli articoli dei giornali che leggevo, la Summer of Love del 1969, Ken Kesey e Aldous Huxley, la
musica di Patti Smith e i Jefferson Airplane, i Velvet Undergrond e i
Television, le cavalcate chitarristiche perfette dei Grateful Dead.
Tutto insomma quello che leggevo ed ascoltavo, mi riportava inconsciamente e direttamente attraverso citazioni e rimandi, a Walt
Whitman.
Walt Whitman ha sempre riecheggiato nella mia mente, come se
mi seguisse costantemente, lateva il mio inconscio. Ma ancora non avevo
letto niente di lui. Nulla. Anche se mi ero ovviamente proposto di
leggere "Foglie d'Erba"; dopo un paio di visite alla Feltrinelli ed un
paio di biblioteche bolognesi dalle quali uscii a mani vuote, lasciai
perdere la ricerca. Aggiunsi il libro nella lunga lista dei libri "Da
leggere assolutamente prima di morire".
Poi, come spesso accade nella
mia vita (o con la mia memoria!!), quando meno me lo aspetto, le cose
che davo oramai per perdute riappaiono improvviamente. Proprio come
"le stagioni ritornano". Se esiste un disco e intuitivamente "senti"
che dovrai ascoltarlo assolutamente nella tua vita perché quel disco ti
dirá qualcosa, servirá alla tua esistenza, se avverti che nelle pagine
di un libro di un autore che non hai acora letto si nasconda l'elisir
che dona il piacere di vivere intensamente la giornata, allora non
avrai bisogno di scrivere qualcosa di nuovo nella tua lista di libri e
dischi da leggere assolutamente, perché quel libro e quel disco
appariranno nella tua vita al momento giusto. Da soli, magicamente guidati a tratti dal destino provvidenziale, a tratti da una semincosciente forza di volontá.
Si, perché stranamente mi
é sempre capitato cosí. Un legame inspiegabilmente basato sulle
coincidenze, che unisce indissolubilmente la mia vita con i libri
e gli ascolti musicali;
é divertente come cosa. Dopo anni, rimane
ancora inalterato il mio senso di stupore di fronte a simili
coincidenze.
Con Withman é successa la stessa cosa. Ero giú a Martina
Franca, non ricordo quando esattamente e mentre scrutavo nella
libreria di casa per vedere cosa ci fosse di nuovo, TROVO "FOGLIE
D'ERBA"!!! E L'AVEVA COMPRATO MIA SORELLA!!
Dopo essere stato mezz'ora
a rompere i coglioni ad Adriana perché mi regalasse il libro, dopo
averla elogiata per i suoi eccezionali gusti letterari, dopo aver
esaltato la sua superioritá rispetto alle vuote coetanee, dopo averla
supplicata sostenendo di non essere riuscito a trovare il libro in
nessuna cittá del centro nord, la convinsi.
avevo il libro!!
Ho cominciato a leggere le poesie in concomitanza con la morte di mio
nonno e del mio arrivo a Barcelona.
Quando ho letto la frase che ti ho
citato sopra (ma anche quando ho letto quest'altra: "Credo che una
foglia d'erba non sia meno di un giorno di lavoro delle stelle" ossia
la mia filosofia di vita concentrata in sedici semplici parole!!), ho
avuto un sussulto, non so spiegarti bene di che tipo, molto piú
intenso di tutti quelli provati fino a quel momento. Mi sembrava che
tutta la mia esistenza, tutte le mie esperienze, tutto ció che crea il
mio modo d'essere fosse racchiuso in quelle pagine. So che sto
spiegando la cosa con termini banali ma non ne trovo altri. I versi
erano di una bellezza sconcertante. Il suo punto di vista del mondo
esattamente uguale a mio. Mi scorse l'esitenza di fronte agli occhi,
tutte le piccole esperienze, letture, dischi, donne, amori, le delusioni
che credevo indipendenti ma che in realtá erano strettamente
collegate l'una con l'altra.
Pensai a Matilde di Perugia e a Tom
Robbins e Chuck Palaniuck. A Mariangela e agli Afterhours e i Radiohead.
Ai contrasti e gli opposti che regolano l'equilibrio del mondo ed al
concetto di diritto e dovere. Ad Enzo Biagi e al vecchio giornalismo
che non c'é piú. Morto e sepolto insieme a Montanelli e Gianni Brera,
vicino ad estinguersi vista l'etá di Bocca. Al timore che provo una
volta che moriranno Eco e Fo. All'ostracismo cui viene costretto uno
come Marco Travaglio in Italia. Ai Moravia e ai Fellini che ancora non
sono stati rimpiazzati. alla musica jazz che da anni sa solo ripetersi
e crogiuolarsi nell'aura di rispetto che si é creata in un secolo,
grazie a quel fascino intellectual-chic che fa dei suoi attuali
ascoltatori solo un nugulo di fighetti che ci tengono a farsi notare
nelle serate dove suonano Rava o Fresu o Bollani sbadigliando
penosamente. Che brutta fine ha fatto la "Musica del Demonio".
Solo`perché il jazz é considerato "colto". Ed effettivamente é musica con
una cultura ricchissima alle spalle ma questi signori sanno andare
oltre il giudizio che proviene dallo stereotipo e guardare dentro gli uomini
e la loro storia??
Pensai al dionisiaco e all'apollineo, a Eschilo e
Sofolcle, a John Coltrane e a te, all'Oscar Abelli Quartet e a
"Serenade to a Cockoo", a Roland Kirk e Grant Green, ai Beatles e a
Grant Green che suona una versione spettacolare di un pezzo dei
Beatles. Ad una dottoressa brasiliana vent'anni piú grande di me e a Lara, una catalana viziata e
complessata. A Cortazar e Roberto Bolaño, ai Jethro Tull e a "Kind of
Blue" di Miles Davis, che risuonava la prima volta che facemmo l'amore
a casa tua, quel 30 dicembre 2006.
Pensai al nichilismo mal
interpretato e all' Eterno Ritorno di Nietzche. A Dostojevski a
Bulgakov e nuovamente a te. Al socialismo Utopico e a quello Reale ed a
Valentina, che non eri nè tu né la Valentina con la quale sono stato 5
anni. A Proudhon e a Veronelli e ed al vino di qualitá ed al rispetto
che bisogna avere per i contadini che lo producono. Alla preparazione della salsa di pomodoro in campagna di mia nonna venti anni fa. Allo Snack(e) Bar "Madonna Due" e ai
suoi aperitivi. Ad una ragazza conosciuta al Link di Bologna e alla sua
passione per Emidio Clementi (che intervistai a Carpi insieme a Manuel
Agnelli degli Afterhours) ed al conflitto Israelo-Palestinese e il ruolo dell'Inghilterra e la Francia in tutto ciò. A
Gaspare Bernardi e ad Enrico Rava. A Fabrizio Bosso e a
Luciana, la ragazza che alcune tuoi informatrici mi hanno visto baciare al
Baluardo della Citadella.
A Charlie Parker e Perugia, Modena, Santiago
de Compostela, Bologna e Martina Franca. A Barcelona. A Erasmo da
Rotterdam e il suo "L'Elogio della Follia". Al 1968 in Italia e in Francia,
alla Summer of Love e tutta la musica di prima e dopo quello
spartiacque. Alla musica funky, al blues, a Lester Mc Neils e Lester
Bangs, alla Gazzetta di Modena e al giornalismo musicale, al Gonzo
Journalism a Gore Vidal e Hunter S. Thompson. A "Blank Generation" di
Richard Hell e la New Wave, Patti e I Television, Rimbaud e Baudleaire,
La Beat e la Lost Generation e di li a Gertrude Stain, F.F. Fitgzerald
e chiaramente Hemingway e di nuovo tu. A Raymond Carver e Vonnegut e
Philip Roth. Tutto mescolato come nell'Aleph di Borges.
.......
coincidenze........

tutto sembrava intrecciarsi nella mia vita, tutte
queste interconnessioni sembravano avere un senso.. Sentivo che ero in
un momento di passaggio.. e la frase di Withman mi spiegava tutto. Io
ero stato un sostenitore della sua teoria ancora prima di leggere
qualcosa di lui. Trovare conferma nelle sue pagine di quello che é
sempre stato il mio stile di vita, non solo mi rallegró moltissimo, mi
fece benedire le casualitá e i miei interessi che mi avevano portato a
leggere e scoprire l'esistenza di un profeta come W.W.

cosa voglio
dire con tutto questo (come direbbe Loris "Pasticcino"); voglio dire
che é vero che promulgare corpo e anima, sostando con pazienza,
seminando e essendo magnetici e non banali, passionali e razionali,
alla fine porta i suoi frutti.
Oggi per esempio mi telefona un
cantautore emiliano per il quale anni fa scrissi un articolo che
apprezzó molto. Si chiama Gaspare Bernardi, ai nomi dei piú puó non
dire molto ma é un uomo saggio e colto, che conosce e collabora con
gente come Max Gazzé, Fresu, Rava, Giovanni Lindo Ferretti, Cucchi.
Quell'aricolo lo ricordo con piacere perché oltre ad essere stato
apprezzato dall'artista, ricevette anche i complimenti della capo
redattrice della Gazzetta che mi telefonó scusandosi per i tagli che
avrebbe apportato al pezzo, vista l'esiguitá dello spazio disponibile
sul giornale.
Quell'articolo mi é valso la riconoscenza di Bernardi,
che nella telefonata di oggi (21 luglio 2008) mi ha spiegato che é a
punto di realizzare un nuovo disco ed un libro. Per il libro stesso
vorrebbe una mia collaborazione: lo dovrei aiutare facendogli
un'intervista. Mi ha detto espicitamente che vorrebbe che la cosa la
seguissi io. Niente di speciale, solo una breve intervista che potrebbe
finire nel suo libro autobiografico. Mi ha detto che c'e´un grosso
gruppo editoriale dietro ma non ha fatto nomi. Sono cauto.
non so,
potrebbe essere una buona cosa. Forse si forse no. Di certo ci proveró.
potrá portare qualcosa o nulla.
....coincidenze....

sabato 3 ottobre 2009

"Le galline hanno gli occhi posizionati in direzione delle tempie; non li hanno sulla stessa linea ma tendono invece verso gli estremi opposti. Questa particolarità è anche la causa dell'impossibilità per questi animali di vedere in profondità. Ma se disegnassimo una lunga linea bianca continua e la mettessimo giusto di fronte alla gallina, centrando l'angolo corretto, la gallina, per la prima volta in vita sua, riuscirà a vedere in tridimensionale e questa cosa la lascerà shoccata per ore".

Il frederikfreakismo di Vidal.
Puoi arrivare a sopportare molte cose nella vita ma non ad un Maurizio Belpietro che accusa Giorgio Bocca di non saper fare giornalismo. In italia si stanno travalicando da tempo i limiti del buon senso e della ragione. Per non parlare della mancanza di vergogna.
Bocca, perdonalo perchè davvero non sa quello che dice. La cosa peggiore è che ovviamente, sa esattamente ciò che dice per cui perdonalo facendo uno sforzo ancor più grande, turandoti il naso ancora più forte. Sembra un uomo grasso e vanitoso che si crede un Adone e poi non riesce neanche a vedersi l'uccello.



A volte si è erroneamente portati a credere che una delle cause dell'infelicità, o meglio dell'insoddisfazione a livello strettamente personale, sia legata alla mancanza di conoscenza di sè stessi. Ma non conoscersi può essere un bene se, arrivati finalmente ad avere pressochè l'idea di chi realmente siamo, ci si scopra mediocri, finendo quasi per disprezzarsi.



A Montserrat, un paesino nei pressi di Barcellona, si trovano due monasteri pressochè adiacenti. Anni e anni fa vi vivevano dei frati in uno, delle monache di clausura nell'altro. gli abitanti dei due conventi non potevano vedersi per ovvie ragioni. Oggi ho raccontato un segreto ad una persona che non conosco davvero. Non sono preoccupato per il contenuto in sè delle cose che ho detto, se non del fatto che io sia adesso una persona ricattabile.

"-Mi sembra di trovarci in una situazione, come dire, ambigua"

"-Non vedo di cosa tu ti possa preoccupare, ci sguazzi nell'ambiguità".

I due luoghi di culto comunicavano attraverso un lungo cunicolo sotterraneo. La gente ha sempre mormorato ma nessuno ne aveva mai avuto le prove. Fino a quando non trovarono in quei bui anfratti, i resti dei corpi di infanti murati vivi.

Bee, dopo tre notti insonni ha scritto un racconto e mi vuole parlare. Io continuo a svascellare nei mari dei controsensi, della demagogia, della pigrizia.
Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni del mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, sì che alla superficie della felicità non salga che qualche bollicina, come sul pelo dell'acqua - gli si diano la tranquillità e di che vivere, al segno che non gli rimanga proprio nient'altro da fare se non dormire, divorare pasticcini e pensare alla sopravvivenza dell'umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano che avete reso felice, da quel bel tipo che è, e unicamente per ingratitudine, e per insultare, vi giocherà un brutto tiro. Egli metterà in gioco persino i pasticcini, e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e capriccioso elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità.

il (dipende dai punti di vista) consolatore di anime,

Fëdor Dostoevskij

venerdì 7 agosto 2009

Una faccia così anonima da sembrare conosciuta.

Smettere di vedere i concerti pensando all'articolo che avrei dovuto poi scrivere ha ridato gusto alle mie emozioni.
E così in tutte le cose; la vita in terza persona, fino ad un certo punto però. Quei gesti così profani che mi facevano sorridere;
perchè, se tutto fosse vero, non ero stato ancora fulminato?
Sorridevo per tutto ciò.

Celebrazioni e promesse di matrimonio, imbarchi di americani e mafiosi, mojitos letterari, film beat, sax pieni di anime, pensieri (neanche tanto) strani.
Juan era intanto più ubriaco del solito e il cinese serio si gli sedette vicino al tavolo e lo calmò solo con uno sguardo pacato. Gente che non trova lavoro e si lamenta in perfetto stile spagnolo ma non fa nulla per cambiare le proprie sorti. La birra che già sorseggia alle 08.00 di mattina l'aiuterà forse a gridare più forte il proprio dolore, ma non cambierà le sorti.
Rompo un computer, un orologio, perdo un biglietto, dopo la puzza l'affollamento;
La notte dei titoli e delle illuminazioni.
Le improvvisazioni divine. Il benestare il benessere e il Ben-Essere, Pee Wee Ellis, i concerti alla Pedrera e tante cose che non ricordo.
Rido beffardo.
Per ora.

mercoledì 22 luglio 2009

Non ci sono più scuse adesso.

Avevo da poco cominciato la collaborazione con la Gazzetta di Modena, fresco di laurea, con la testa piena di idee e musica. Mi sentivo all'epoca come una persona un pò fuori luogo all'interno della propria generazione. Mi sentivo come un "antenato" fra i miei coetanei; all'epoca ero contrario al libero download della musica in quanto la ritenevo una mancanza di rispetto nonchè una forma per ammazzare l'arte.
Robert Fripp la pensa ancora così.
Allora credevo che l'unica musica degna di essere ascoltata fosse il blues, il jazz, il garage rock e le mie fantasie non trovavano tregua quando pensavo all'eccitante periodo della "Summer of Love".

Mi sentivo perennemente pervaso dal senso di frustrazione derivante dal fatto che non riuscissi a capire come mai il mondo della musica contemporanea e la società in genere, si fossero per così dire appiattiti, si fosse perso lo smalto di un tempo.
Avevo la non bella sensazione di essere un nostalgico di un' epoca che non avevo mai vissuto.

Sarà stata la giovanile inesperienza o semplicemente la conseguenza del non avere mai incrociato sulla mia strada fino ad allora, nessun testimone diretto di quel panorama artistico musicale che tanto rimpiangevo non aver vissuto.
Certo gli anni a venire, i pioneri di quella generazione incontrati, le letture, hanno un pò cancellato quella innocente sensazione di rimpianto per i Sessanta mai vissuti, con il tempo mi sono reso conto di come quel clima di cambiamento e rivoluzione, altro non sia stato (scusate la banalità) che un fuoco di paglia borghese; inutile negare quanto di vero ci fosse in quello spirito generazionale, quel desiderio icontrollabile di cambiamento ma è altrettanto vero che tanti di quegli spiriti rivoluzionari hanno poi sostituito i propri papà sulle poltrone da loro precedentemente occupate.
Alcune menti di allora sono rimaste fedeli alle idee di allora e magari sono diventati dei Paolo Flores d'Arcais, dei Max MArmiroli o dei Gaspare Bernardi. Ma tantissimi altri con gli anni si sono rivelati in tutto ciò che erano fin dall'inizio, ossia tanti piccoli Giuliano Ferrara, dei Giovanni Lindo Ferretti, dei semplici Fleetwood Mac (senza Peter Green ovvio).

Non lo avrei mai detto cinque anni fa, ma durante gli scontri di Valle Giulia, mi sarei schierato dalla parte di Pasolini.

mercoledì 24 giugno 2009

Naròdnaja Rasprava.



La città trafficata, lo slalom in bici fra i turisti. Tutto di un silenzio assordante.
"Chi perde il suo spirito, perde anche la fede, perde Dio. Non è un uomo negativo nè positivo, è splendidamente dotato e intelligente, sensibile e acuto, ma incapace di realizzare le proprie doti, di ritrovare un contatto con la vita autentica. Intorno a lui è il quadro, a sua immagine e somiglianza, di un mondo folle e sradicato, perduto forse per sempre, nonostante non manchino i punti di riferimento per una rinascita e rigenerazione spirituale."

Il grande Fedor. Un diavolo. Sebbene le sue parole devono essere contestualizzate, sono abbastanza rappresentative del mio stato d'animo.
Devo fare il conti con la possibile risposta che un giorno potrei darmi:

"Sì è tutto qui."

A cosa servirò mai? Chissà se mi è dato saperlo. Per ora apprezzo il percorso. E poi cosa diavolo c'entrerà mai il film "Sidewalks" che tanto mi ricorre in questi giorni?
I petardi scoppiavano lontano vicino alla spiaggia ed io volutamente mi estraevo dai contesti in cui ci potrebbero essere troppe persone. Non ho assolutamente voglia di fare conversazione ora.
Finirà presto l'era della filantropia, dell'indignazione, dell'immobilismo, delle cose fini a sè stesse. Si sviluppa la data consapevolezza della conseguenzialità causa ed effetto.
Sono consapevole che fra un pò mi chiederanno di stare zitto.

lunedì 22 giugno 2009

Feroci Invalidi di Ritorno dai Paesi Caldi.




Da troppi giorni non scrivo nulla.
La mia agenda è vuota e non ho neanche voglia di riempirla. Sono troppo preso dalla ricerca della "formula", cosi come Rimbaud la chiamerebbe.
Ma questo è solo un segno positivo, anche se già lo sapevo.
"Questi sono pensieri interessanti" disse la ragazza con la faccia da "terrona" come me.

Sono giorni speciali questi e il Mar Mediterraneo mi ha dato una mano.

L'azione non è vita ma uno snervarsi. La morale (dell'epoca) è una fiacchezza del cervello.
Il giorno in cui parlai finalmente a mia sorella.
Le paranoie di chi non è la mia donna. Mi innamoro nuovamente del passato e della mitizzazione dello stesso.
Conosco ancora la natura? Mi conosco?
Quelli che mi hanno incontrato forse non mi hanno veduto.
Cristo è morto per i peccati di qualcuno, di certo non per i miei.


Due equadoriani che rullavano una canna di fronte al figlio di uno di loro che non avrà avuto più di quattro anni.
Reggeva un palloncino d'elio e non smetteva di fissare la mano dell'uomo che mischiava l'impasto di tabacco e fumo. Se siamo tanto le derivazioni del nostro passato e dei nostri contesti, ero incuriosito dal pensiero di quel bimbo, di come sarebbe stata la sua vita fra una quindicina di anni. O meno forse.

Don Juan, settanasei anni, che fuma interminabili sigari e che comincia a bere rhum alle 8 di mattina e a mezzanotte è ancora lì, fresco come la lattuga, che grida a tutti i "manoletes" del bar, le vecchie facce note, grida:


"Per colpa di questa pancia enorme non riesco più a vedermi l'uccello. Ma la mattina è il mio momento; mi sveglio sempre con un'erezione potentissima che mi fa dire ce l'ho ancora! Poi vado al bangno, piscio, e tutto scompare, tutto torna come prima e non riesco più a vederlo. Fino al giorno dopo."
E pensare che era entrato gridando a tutti che doveva scappare al cesso perchè altrimenti si sarebbe pisciato sotto.


Sorrido e saluto i cinesi, padre e figlio, che ogni giorno mi preparano il panino con la fettina di carne e il formaggio. Alla "spagnola" se sul menù è scritto: "Lomo con Queso". Alla calabrese "Lu pane con lu Purcu".

Macero, ricreo, rimugino e mi struggo, sorrido e me la godo. Sto bene e sto male.
Penso.
Pero ho la faccia, così dicono, di chi ha "Disfrutado de las vacaciones".
Un buon lavoro serio sarebbe tradurre gli articoli da "La Repubblica" a "El Pais".

domenica 7 giugno 2009

Concerto Ac/Dc

Non voglio un figlio adesso perchè ho troppa paura che mi sfugga dalle braccia mentre passeggiamo.

lunedì 1 giugno 2009

Se non sappiamo più ridere l'uno dell'altro non ci rimane che piangere. O andare al concerto degli Hypertotamus in carrer Paloma 22.

Quella coppia a Londra, lui spagnolo lei francese. Lui non parlava una sola parola d'inglese o francese e quando litigavano erano divertentissimi, con lei che gli gridava contro indicandolo con il dito della mano sinistra puntato e lui, a metà fra il divertito e lo spaventato, con il vocabolario in mano intento a cercare la parola "disappointment".

I tormenti dell'accidia.


L'Italia, un paese dove la disillusione è ormai così forte e radicata da far riporre tutte le speranze per il futuro in un biglietto del "gratta e vinci". Non abbiamo più neanche la forza di gridare la nostra indignazione. Ma qualcosa sento che sta cambiando profondamente. Aspettate un anno o due. O meno ancora.
Nuove Hammamett e nuovi elicotteri per farli fuggire. Preparate le monete da 1 cent, perchè ci serviranno presto.

martedì 26 maggio 2009

Yellow Daisies.





Il superomismo fu mal interpretato e abbiam visto come è finita.
Dove ci porterà lo psiconanismo consapevole?

venerdì 22 maggio 2009

Quando sembrava che ormai fossero morti e tutti li davano per finiti, per spacciati, gli Stones tirarono fuori "Honky Tonk Woman".


Il rockabilly lo ascolti e sorseggi un mojito, il blues lo fai tuo stringendo fra le mani un whiskey robusto.
Gli spettacoli che una mia collega fa in una discoteca dopo il lavoro in aereoporto, chissà di cosa si tratta realmente.
Il lolitismo innocente e un gruppo di blues argentino, il cui cantante, genio incompreso, è un alcolizzato e durante i concerti ha l'abitudine di scagliare il suo cappello contro la pianista.
Un sindacalista corrotto che per ottenere una sistemazione fra i quadri dirigenziali, manda alla merda un intero reparto di gente che lavora sodo, fottendosene di 80 destini e famiglie.
La Spagna e il suo popolo fatto di simpatici pettegoloni, tutti pronti a scattare contemporaneamente verso il posto in cui è appena scoppiata una rissa, solo per il gusto di vedere quello che succede e poi raccontarlo agli amici.
Un sosia di Morrisey che vola a Liverpool.
Una rissa nel supermecato per difendere i diritti di un barbone quando in realtà era una scusa per scaricare i propri nervi, oramai tesissimi. Lo stesso vagabondo che un attimo dopo si sistemò sulla panchina che s'affacciava sulla rambla per godersi il suo J&B.
Le amicizie superficiali e quelle profonde che sopperiscono al bisogno d'amore.
Le inglesi porche e ubriache, che camminano scalze, con i piedi neri d'asfalto e polvere e le pietroline di brecciolina attaccate alle piante.
Soundtrack a tutto ciò: "A taste of Honey"(versioni dei Beatles, Rai Davis, Paul Desmond, Julie London), la canzone totale che nei suoi due minuti racchiude anima pop e improvvisazione jazz dilatata all'infinito.

Quando ci si sveglia dopo aver sognato, l'espressione di chi ha appena aperto gli occhi ma anche lo sguardo di chi è tornato da qualche parte.

-"Ferma lì! Resta ferma lì e non uscire dal bagno!"

-"Ma che succede, che succede? Aiuto! Diamine voglio uscire da qui!"

-Cristo, ti ho detto di non muoverti!"

La paura la prese. Era chiusa in quel bagno claustrofobico e l'unica cosa che riusciva a sentire erano le urla fuori. Urla strane, a metà fra il dolore la paura e il raccapriccio.
Brandelli di cervello giacevano al suolo fra sangue e piscio e mozzoni di sigarette. Il locale diventava sempre più simile ad un manicomio, il caos era totale, il panico all'estremo.
Lei era sempre chiusa senza capire cosa stesse succedendo.
Un attimo prima quel ragazzo si stava allegramente ubriacando con i suoi amici al piano superiore e un minuto dopo la sua materia grigia si mescolava alle urine birrose tipiche dei popoli nord europei. Materia grigia e doppio malto. Lei era andata al bagno un attimo prima.
La distanza fra la vita ed un cervello sparso per terra misura quanto lo scalino di una rampa di scale di un bar di Kotrijk.
Durante la pausa pranzo del mio coinquilino, nella stessa via del bar dove lui si trovava per mangiare, hanno sparato a pistolettate un uomo.
Lui come sempre non si accorse di nulla. Probabilmente aveva gli auricolari del suo i-phone nelle orecchie.

Il tassista sbagliò strada però capii subito che era in buona fede.

Il silenzio non è immobilità. Dietro, il fermento.

sabato 16 maggio 2009

Allegria.

Mi sono rotto il cazzo dei fanatismi, a qualsiasi livello o sotto qualunque forma essi si manifestino. Mi sono rotto il cazzo dei pregiudizi che condizionano le persone, mi sono rotto il cazzo del banalizzare continuamente, mi sono rotto il cazzo della grossolanità e della cafonaggine politica, mi sono rotto il cazzo di fare e ricevere promesse che non verranno mai mantenute, mi sono rotto il cazzo del libertinaggio fine a sè stesso senza che esso produca arte. Mi sono rotto cazzo di essere sballottato da compagnia a compagnia e non avere mai un buon contratto o un salario decente. Mi sono rotto il cazzo di innamorarmi delle persone sbagliate e che le persone sbagliate si innamorino di me. Mi sono rotto il cazzo della ciclicità e della religiosità del concetto "coincidenze spazio-tempo". Mi sono rotto il cazzo di non avere un'idea. Mi sono rotto il cazzo di trovarmi nelle spiazzanti situazioni in cui non sai che fare. Mi sono rotto il cazzo di cominciare e ricominciare sempre daccapo e non avere mai un vero fine.
Mi sono rotto il cazzo di volere senza potere, di dire senza fare, di non far seguire un fatto concreto ad un concetto teorico. Mi sono rotto il cazzo della aleatorietà e di quelli che sono convinti di essere il detentori della Verità e considerano al resto della società una massa informe da educare.
Perlomeno cercassero un totalitarismo più di moda in questi tempi.
Quando un uomo vuole qualcosa, gli si parano innanzi due opzioni: cercare una strada o cercare una scusa (e così plagio anche il Melissari).

martedì 12 maggio 2009

Erano almeno nove anni che non mi cacciavano da un locale.

Quella sera di tanti anni fa a Perugia di fronte ai boccali di birra lo chiamarono "Utopista!". Ma diversi anni dopo sentiva che non era lui quello che si sbagliava.
Era solo questione di tempo.

martedì 5 maggio 2009

Il significato, il significante, una barista che mi parla in inglese e non conosce la Voll Damm (memo per domani).

Erano le 02.00.
La scelta fra l'attendere, come minimo, 25-30 minuti l'autobus notturno per poi passarci dentro un buon quarto d'ora o camminare una mezzoretta nel tepore rassicurante di una notte di maggio, fu per me scontata.
Impiegai meno di due minuti a trovare tutto quello di cui avevo bisogno e mi misi in cammino. Non potevo essere di umore migliore per farlo. Fischiettavo gli accordi della chitarra di Charlie Byrd e uno Stan Getz immaginario accompagnava i miei assoli.

domenica 3 maggio 2009

I partigiani in fuga a piedi dal Piemonte alla Calabria. Una Suzuki per il deserto.

Non so perchè ma le raccontai l'aneddoto di mio nonno.
Era l'anno scorso, tutta la città era pronta a vivere il mese di marzo prima di tuffarsi a capofitto nella primavera.
Mio nonno giaceva inerme nel suo letto di morte. Non era ancora giunta la sua ora ma era chiaro a tutti che ogni momento poteva essere quello buono.
Ero in attesa dell'inevitabile, tristemente in pace con l'inevitabile.
Lui alternava momenti di delirio o di sonno profondo, a sprazzi di sorprendente lucidità. Mia nonna, piegata sulle spalle dall'età, con la testa quasi a guardarsi le ginocchia, entrava di tanto in tanto nella stanza per cercare di fargli inghiottire due cucchiaiate di yougurt o per pulirli la bava. Era bellissima la devozione con la quale ancora accudiva suo marito ed io mi sentivo stringere la gola per la bellezza della genitrice di mio padre.
All'improvviso mio nonno cambiò espressione e il suo muso reso torto dalla maledetta vecchiaia, prosciugato dalla denutrizione (l'inappetenza causata da quello stato di quasi morte in cui giaceva, lo aveva privato del suo più grande piacere: mangiare), si sciolse in quello che sembrava ancora essere un sorriso e disse con il filo di voce che gli restava:
"Lia, 52 anni sono passati ma io ti amo ancora come il primo giorno".
La stupenda bellezza e la forza che possedeva questa semplice frase mi trapassò di netto i lobi cerebrali.
Lei, ascoltato il racconto comiciò a piangere. Le asciugai le lacrime, mi tenne stretta la mano con la sua e ci baciammo.
Alla fermata dell'autobus un signore anziano teneva per mano la sua signora. Su Rambla del Badal, un'altra coppia di vecchietti passeggiava sotto il sole, lui avanti e lei che lo seguiva. Arrivarono all'altezza dell'aiuola, lui la tastò con la suola della scarpa e subito dopo tornarono indietro. Lei era ancora due metri dietro il suo uomo.
Io mi tolgo la maglietta e me ne vado in terrazza con birra e sigarette. I Greatful Dead di Jerry Garcia risuonavano negli altoparlanti e il sole che c'è oggi è impagabile.
Al lavoro è stata una giornata di merda e le brutte notizie ancora mi dovevano arrivare. Ma in tutta onestà, non è qualcosa che mi preoccupa realmente. Ho altre cose per la testa ora.

mercoledì 29 aprile 2009

Moanin.

Era la seconda volta si presentava in uno di questi centri di cui Barcellona è piena per mostrare le proprie foto, nella speranza di esporle un giorno.
Nessuna esperienza tanta passione. Gli avevano detto di trovare un tema, un filo conduttore che potesse legare le varie immagini.

Chiaro. La trovava molto giusta come cosa.

Il punto è che non si era mai realmente soffermato nel ricercare un tema per le sue immagini, dato che l'immortalare le cose dentro il suo obiettivo erano per lui un semplice passatempo che gli permetteva di ridare valore estetico alle cose che magari non ce l'avevano.
Era altrettanto insita nella sua passione per la fotografia, la capacità espressiva di questa arte.

A volte si commuoveva con le foto.

Poi un giorno l'illuminazione: guardando le geometrie di due antiche scalinate bianche che facevano da cornice ad una delle sue tante foto capì tutto.
Ci vide dentro inanzitutto quella che da sempre è stata la sua filosofia di vita. Il rifiuto totale deì pregiudizi e delle generalizzazioni (o le "banalizzazioni a prescindere").
Ci vide uno dei temi che più gli stanno a cuore e che tanto avevano influenzato tutti i suoi ragionamenti: la sadica e magnifica ciclicità del tempo, le stagioni di Walt Whitman che ritornano.
L'Aleph e l'Eterno Ritorno.
Era sempre stato affascinato dal fatto che il contrasto fra i contrari, fra gli opposti, fossero il segreto per scoprire la verità. L'importanza del relativismo, nonostante qualche Demone vestito di bianco ci dice di no.
L'importanza dei punti di vista differenti che devono sempre essere presi in considerazione. Tom Robbins e Matilde. Chuck Palahniuk e gli Afterhours ed Erasmo da Rotterdam, tutte queste cose si fondevano nella sua mente.
Il suo passato ed il suo futuro.
Guardava la medaglia e capiva che andava vista da entrambi i lati per poterne percepire l'interezza.
Vedeva le diverse architetture (appartenenti a stili ed epoche diverse) e si convinceva di come il "compromesso" fosse l'unica via per la fine delle lotte fratricide fra gli esseri umani.
Guardava la foto di una funivia sospesa nell'aria e si sbigottiva per lo shock che può provocare la semplicità.
Semplice come la verità.
Pensava alla sua come ad una fotografia musicale.
Pensava al becero urbanismo come forma per spiegare una canzone.
L'Aleph. Ossia il tutto.
L'esplosionismo cosmico dell'amico di Hrabal che dai rifiuti creava sculture stupende.
Gli piacevano i ragionamenti lunghi ed estremi così come le canzoni strumentali lunghe e dilatate all’infinito, dove ogni strumentista lasciava libero sfogo alla propria immaginazione e dove il flusso sonoro e caotico che sgorga da una chitarra blues ed elettrica, dopo quattro minuti di improvvisazione selvaggia, ritorna al tema centrale del riff iniziale.
Era sensibile al tema del caos ordinato, del caos arregimentato, del fuorismo totale legato però ad una certa logica.
Per questo amava “Marquee Moon”, per questo amava “Serenade to a Cuckoo”, “Heroin” nella versione di Rock’n’Roll Animal o “Who Do You Love” di Bo Diddley, sia nella versione dei Quicksilver Messanger Service sia in quella più garage e psichedelica dei Woolies.
Vedeva una foto e ci ascoltava il sax di Coltrane o la tromba di Miles o la chitarra di Tom Verlaine.
Poteva amare la prosa asciutta di Hem o il (a volte) prolisso Faster Wallace.
Del resto era così anche con le donne. Ogni donna era per lui una musica sublime (se mai arriverai a leggere questa riga sappi che tu per me sei "A Love Supreme").
Siamo il tempo che ci resta.

Gli accettarono dodici foto.
Forse dicendogli tutte queste cose doveva aver un pò rincoglionito i coordinatori del centro culturale dove le avrebbe esposte.

Uscì in mezzo alla strada.
La cattedrale sbucava fra lo scorcio creato dai palazzi. La mole degli edifici oscurava il sole e l'umidità che impregnava le pietre gli fece sentire freddo.
Ma ribolliva di fuoco sacro dentro. Un calderone di brodo bollente, ossa e liquame.
Girato l'angolo, la dea Casualità gli regalò l'ennesima fortunata coincidenza: c'erano tre musicisti stesi sulla strada con i loro strumenti. Un sax, un trombone e una chitarra. Si fermò e vide che il cappello dove dovevano esserci le offerte era tristemente vuoto. Ci mise 80 centesimi, era tutto quello che aveva. Loro sorrisero, ringraziarono e attaccarono "Moanin" di Art Blakey and the Jazz Messenger. Non ci poteva credere, erano giorni che ascoltava questo pezzo quando era a casa e lo adorava sempre di più. Gli sembrò un segnale divino.
Una ragazza, l'unica altra spettatrice, battè le mani insieme a lui alla fine del pezzo.
Il cameriere e la cameriera del ristorante di fronte alla piazza erano vicino ai bidoni della raccolta differenziata e si guardavano negli occhi con una tenerissima passione.
Se li immaginò correre a casa sotto il sole, per andare a fare l'amore.
La dignità della semplicità, il revisionismo del concetto di amore.
Stasera vedrà degli amici e si farà festa.
Ci sarà anche lei e questo lo riempì di felicità.

domenica 26 aprile 2009

Scambi di Coppie.

Abbiam fatto l'amore la settimana scorsa e ieri sera ha già scopato un altro.
Io dal mio canto sono l' "altro" in un contesto emozionale diverso.
Voglio passeggiare di giovedì mattina con la mia donna e il mio cane, voglio essere single fino a 40 anni.

Lester Bangs.

Cosa penseresti adesso, vedendo lo sfacelo della musica rock attuale, se già 30 anni fa, uno Stiv Bators sanguinante sul palco con la tipa che glielo succhiava davanti al pubblico ubriaco e drogato ti sembrava già una copia senz'anima di Iggy?
Dimmi cosa penseresti?
Cosa pensi?
Cosa devo fare?
Atrimenti sarò costretto ad infilare lo spinotto della mia elettroacustica nel Marshall da 60watts.

sabato 25 aprile 2009

Il ragazzo con la chitarra alla fermata del Liceu incantò con tre accordi la gente in attesa della metro.

il muto voleva prendere parte alla conversazione ma potè solo scrivere "Glenn Miller" sul retro dello scontrino.

Due uomini dai tratti latini erano in strada, appena affacciati sulla soglia dei ristoranti dove lavoravano. I locali erano esattamente adiacenti.
Il loro compito era quello di "catturare" letteralmente dalla strada i potenziali clienti.
"Buongiorno signore vuole mangiare il pesce più fresco di tutta Barcellona?"
Stavano litigando ferocemente. O meglio era solo uno quello che aveva perso completamente le staffe mentre l'altro se la rideva allegramente, senza dare peso alla questione.
"Questa sera ti darò una lezione ancora peggiore di ieri! Te la farò vedere io quanti clienti ti soffierò".

domenica 19 aprile 2009

Il barista 47enne di un bar di plaza Espanya si venderebbe per molti meno soldi di Keith Richards.

La teoria degli uomini ordinari e straordinari e l'ideale estetico che si muovevano nella mente delittuosa di Raskolnikov, sono state le prime cose che mi hanno impressionato nella lettura di "Delitto e Castigo".
Ma un concetto è rimasto nella mente anche successivamente. Il concetto secondo il quale una delle cose in assoluto più tristi che possano capitare ad un essere umano sia quella di possedere un certo talento ma non una particolare genialità.
Struggersi perchè vedi la luce in fondo ma non riesci a raggiungerla.
Percepisci la grandezza, condividi l'idea di fondo, ma non riesci ad afferrarla come vorresti.
Talento senza genio. Neanche il talento quasi sempre.

Poi penso a Kerouac e "Scrivere Bop".

La sua precisa riflessione sul genio e il talento è semplice ed efficace. Il genio, lo dice l'etimologia stessa della parola, è colui che "genera", che "crea".
Colui che porta il nuovo.
Il talento è semplicemente colui che riproduce perfettamente ciò che il genio ha già dato alla luce.
Grant Green è un genio, George Benson, Pat Martino sono talenti (bè no cazzo, Pat Martino, con tutto ciò che gli è capitato è un genio!). Chuck Berry è un genio, Keith Richards è un talento (ma forse Wood lo è di più mentre Richards, a parte sapersi vendere meglio, ha solo avuto quel tocco in più, ha qualcosa che Wood non ha che lo rende diverso, mitologico, più vicino alla divinità.
Otis Rush e Jimi Hendrix sono molto più geniali di un talentuosissimo Page.
L'intelligenza romantica, quella classica e la Qualità di Pirsig.

"Alcune delle tue foto sono buone ma molte, sinceramente, non riescono a comunicarmi nulla. Devi prendere un tema e svilupparlo, focalizzandoti solo su quello. Ho notato che ti interessano i contrasti fra architetture di diverso stile. O gli spazi vuoti (vuoti in maniera assordante aggiungerei io), amplia l'idea, sviluppa il concetto."
La fotografa professionista fu più diretta e mi "spezzò le gambe" in più di una occasione. Era spettacolarmente sincera quando sentenziava che alcune foto erano per lei autentiche cagate.
Ma era altrettanto bello vederla quando, se una foto le piaceva, tirava fuori tutta la sua passione nell' esaltarne i punti forti. Gesticolava di fronte al computer e mi spiegava giochi di linee, luci e spazi che non sospettavo minimamente esistessero al momento di fare la foto.
è una sensazione rigenerante quella che si prova al ricevere critiche costruttive (subito dopo aver assorbito il dispiacere, che ovviamente resta la prima emozione che si prova nel veder non apprezzato un tuo lavoro).
So in che direzione andare adesso.
Più o meno.
Era una notte in cui alla fermata della metro di Liceu, un solo ragazzo con la sua chitarra incantò una folla di gente in attesa alle opposte banchine con le armonie più belle che avessi mai sentito tirar fuori da una sei corde spagnola.
Era incredibile e la gente applaudiva tutta.

martedì 14 aprile 2009

Sogni e sifoni, pasta con le zucchine.

Le vacanze sono state rapide ed intense.
Lavoro e fiesta locura e self control.

1000 foto e un blog nel mentre.
Flamenco ed elettronica, ristoranti giapponesi e caseros catalanes. Bei bar e situazioni ambigue. I solchi profondi scavati sui visi della gente in coda all'ufficio del Comune per ricevere la cassa integrazione.

Amici che vanno e amici che partono. Simulazioni d'amore.
Fatti sentire per una birra al tuo ritorno.

venerdì 10 aprile 2009

La frase del dia.

"Se hai saputo vendere in Italia, saprai vendere ovunque".

A London Gatwick c'è un televisore rotto.

Le solite bugie, le solite banalità, il ripetersi sempre uguale delle cose, la prevedibilità di alcuna gente unita allo sfortunato covergere di alcune coincidenze stanno estorcendo il bene più grande che possiedo: la mia ironica serenità la stessa che in passato mi ha regalato curiosi sorrisi. Debiti insolvibili e soldi persi per autentiche cazzate sfortunate figlie anche di una maniera immorale di fare capitalismo. Non escludo le mie colpe, le maggiori responsabili ma grido anche contro le mie sfortune.
Dipendenti che non dipendono, famiglie sul lastrico, giovani che invecchiano rinnovando contratti a oltranza.
Un gatto che mi vomita per casa.
Ancora non so se amo troppo o non ami affatto.
Sento il suono di una chitarra scordata ma avverto la passione con la quale le mani stringono il manico e pizzicano le corde e questo mi basta. So però che prima o poi arriverà qualcuno capace di accordarla e questo mi rende ancora più felice.
So già cosa succede in questi casi.

martedì 7 aprile 2009

A tratti percepisco fra indistinto brusio particolari in chiaro.

C’é gente che abituata a guardare al passato con nostalgia.
Vuoi perché incapace di adattarsi al proprio presente, vuoi perché semplicemente ama la dolce malinconia che puó provocare un ricordo.
Alle volte la nostalgia che ne scaturisce può essere provocata dall’ immaturitá o dall’ inettitudine, certe altre deriva dall’ eccessiva saggezza e dal romantico sentimentalismo.
C’é gente che utilizza il passato e il rimpianto dello stesso come una scusa; come se fosse un il Grande Motivo che giustificasse il proprio immobilismo e le decisioni sbagliate prese nel presente.
Politici, papi, imprenditori della new economy, evasori fiscali, gruppi extraparlamentari facinorosi e xenofobi alzano il dito medio contro la sede del Parlamento ma poi nella Capitale siedono i loro culi per governare.
La gente malvagia utilizza il passato, la nostagia e la manipolazione del ricordo per infiammare gli animi del popolo che sono riusciti a sedare grazie alla cospicua dose quotidiana di culi e tette trasmessi dalla tele.
Finanzieri banchieri e grandi telecomunicatori nascondono le proprie malefatte cambiando il passato e plasmándolo attorno ai propri interessi.
Eppure é esistita gente con una sensibilitá diversa che utilizzava il passato in maniera proficua come uno specchio dove riflettere i propri errori.
Uno scrigno dal quale attingere continuamente per evitare di compierne di simili nel presente.
Il passato secondo Benedetto Croce.
Ci fu un tempo in cui non erano solo le cazzate della televisione a creare l’opinione pubblica o la memoria collettiva.
Si pensava alla Storia e si pensava ad essa come l’unica maniera possibile per dare una possibile interpretazione al futuro.
La storia adesso la vorrebbero scrivere uomini come Dell'Utri che già mesi fa ha proposto di cambiare i libri di testo scolastici soprattutto alla voce Resistenza-Repubblica di Salò. Qui non si tratta più di Riformismo Storico, qui siamo di fronte al più spregiudicato tentativo di cancellare le memorie. Il passato adesso non serve più; anzi se il tuo passato fosse fatto di malefatte e imbrogli meglio così. Avrai successo nella società moderna. Vedi Corona, Ricucci, Geronzi, Ligresti per esempio.
Anni fa, neanche troppo tempo fa, si cercava nell’esperienza un aiuto contro l’imprevedibilitá dell’avvenire. Nel post modernismo culturale che fa da contesto alla nostra società succedono cose incredibili.
Storie assurde dove gente condannata alla prigione da sentenze inequivocabili che confermano l'appartenenza ad associazioni internazionali malavitose, non solo occupa i posti piú alti dei settori politici ed economici ma possiede il monopolio dell’editoria e dell’informazione per cui propone tesi assurde per nascondere le proprie malefatte, senza che nessuno possa obiettarle.

“Il Fascismo non ha mai ucciso nessuno” dicevano “Mussolini non ha mai avuto diritto al contraddittorio”, “Fatti o opinioni, che differenza fa?”.

"Il mondo in cui viveva era per la sua coscienza come galleggiare in uno strano futuro passato. Viveva in un periodo dove tutti i "comunisti cattivi" erano stati uccisi.
Il tempo e la cronologicitá degli eventi non erano piú dettati dai cambi di turno fra il giorno e la notte, dal girare della terra intorno al sole o dalla settimana e dalla giornata lavorativa. No.
La ciclicitá, il tempo, anche quello emozionale erano decisi dalla velocitá con la quale nasceva e poi passava una moda.
Il lavoro dei vari stilisti, dei trand setter, dei metrosexual, dei cool hunter, ossia il fittizio alternarsi stagionale delle mode erano le uniche cose intorno alle quali ormai si focalizzava l’interesse del mondo intero, tanto da diventare il metro di riferimento per scandire il tempo dell'esistenza umana.
Il termine passato non era piú presente nei dizionari. Era stato bandito (suonava troppo “obsoleto”) e fu sostituito dalla parola vintage. Diamine si, suona molto meglio la parola vintage.
Vende sempre molto bene il vintage.
Tutto quello che lo circondava gli sembrava giá visto, letto, sentito. Già provato in precedenza.
La finestra di casa sua si affacciava su una rotonda di cemento che congiungeva la tangenziale che portava all’aereoporto e il lungo viale che scivolava verso la piazza principale. Due enorme torri veneziane proteggevano la scalinata ripida della Chiesa che dominava l’intero paesaggio. Alle sue spalle il castello.
Una fontana senza acqua a causa della siccitá giaceva immobile e schiere di militari proteggevano le montagne di spazzatura sparse per la città per evitare che la gente povera provasse a rovistarci dentro nel disperato tentativo di mettere qualcosa sotto i denti. La spazzatura si vendeva a chili nel mercato nero e non poteva essere mangiata dai mendicanti. Ma alla televisione avevano detto che la crisi è un'invenzione dell'opposizione, sempre pronta a criticare con cattiveria il povero Capo del Governo.
Tutto questo gli faceva pensare ai maiali della fattoria di Orwell o ad un vecchio film di Truffault.
Poi si ricordó che alla televisione avevano detto che quel libro e quel regista non erano mai esistiti per cui non potevano essersi sbagliati.
La tele non sbaglia mai.
Del resto anche la siccitá era solo un invenzione di alcuni di quei gruppi sovversivi con i quali é impossibile dialogare, quei "pochi facinorosi" che strumentalizzano alcuni episodi solo perchè vogliono il male della gente e dei cittadini bla bla bla and...
Comunque, una cosa era certa; soffriva di una profonda crisi di identitá e vuoti di memoria per cui non ricordava bene se fosse Wayne Alexander con i tappi nelle orecchie in un teatro di Duluth o la comparsa di Jack Nicholson nella splendido adattamento cinematográfico del libro di Kesey o il critico musicale piú passionale e sforunato della storia del giornalismo.
Si risveglió tutto sudato.

Non esistono delinquenti che fanno leggi nella realtá. Il revisionismo e il trasformismo non sono mai esistiti e nelle strade non esistono cumuli di spazzatura alti come montagne protetti da militari. Non esiste il monopolio dell'informazione; era stato solo uno strano sogno."


Il flusso della Storia se li porterà via tutti. Fra poco li vedremo fuggire in elicottero e gli lanceremo contro nuovamente le monetine come agli inizi degli anni Novanta. E tutto quello che di positivo si sta attualmente muovendo fra le pieghe della società civile e civica, verrà fuori come un'ondata che li spazzerà fuori tutti.
il mondo sarà di nuovo nelle nostre mani. Alla Terra torneremo.

Domenica.

Vidal andò all'appuntamento con l'amico. Negli ultimi anni della sua vita (quella dell'amico) erano successe diverse cose.
Quella che alcuni anni fa all'epoca degli anni vissuti a Londra veniva considerata solo come una spiccata eccentricità, si era purtroppo evoluta in una schizofrenia bella e buona.
Anni e anni trascorsi in un manicomio. Nessuno dei suoi amici ha avuto notizie di lui.
Poi dopo le cure psichiatriche arrivò il matrimonio.
L'ilarità più istintiva mi si scatenò pensando quale tra le due cose fosse poi davvero la pazzia.
In seguito il mio coinquilino si sarebbe spostato al Caixa Forum per il consueto concerto di musica "classica" domenicale. Questa volta avrebbe assistito ad un concerto per mandolino.
Le tedesche vanno a fare footing.
Io guardo una puntata di Report.
Su Last Fm, una delle più grandi scoperte tecnologiche dell'uomo, Pat Martino si succede a Wes Montgomery nella sezione "artistas similares".
Grant Green è l'artista al quale dovrebbe somigliarsi nello stile.
Tutto sommato ci sta.
John Scofield, Mike Bloomfield.
C'è un concerto di flamenco stasera nel Raval. "Questo è l'evento che aspettavo da una settimana" mi disse.
Pensai ad un venerdì di due anni fa, lungo la via emilia che ci portava al mare, con la bottiglia di whisky e il sacco con il ghiaccio e il mare alla fine del cammino e il pensiero di lei che non mi abbandonava anche quando sarebbe stato meglio il contrario. L'incapacità di isolare la mia vita privata dalla sua sfera di influenza. Mi sembra facile adesso ma allora non lo era affatto. Non riuscivo a essere indipendente nelle mie azioni e nei miei pensieri.
Una tranquilla, ordinaria, nuvolosa domenica pomeriggio qui a Barcelona.

lunedì 6 aprile 2009

I Pomeriggi Cangianti.


Su in alto fino al Montjuic respirando la primavera, catturando le immagini in una fotocamera digitale e lasciando che le parole, condizionate dal tempo favorevole si divincolassero dal circolo di ferro normalmente che le cinge. Scale mobili, stupende visioni, torri veneziane incorniciavano l'antica fontana.
Il sangue rattrappito dell'arena li vicino. Con un pò di immaginazione ne sentivi ancora la puzza.
Le pennellate impressioniste di scene quotidiane della Sevilla di inizi ventesimo secolo e i disarmanti contrasti architettonici della stanza ovale. Una checca serviva ai tavoli della caffetteria;
una procace bruna, bellezza mediterranea, dava invece le spalle alla vallata sulla quale si estendeva l'intera piazza. Mi guardò e dalla sua espressione capii che non lo fece in forma maliziosa. Forse si era solo accorta che le avevo rubato una foto in bianco e nero. La sua bellezza, la bellezza di quella piazza in quella giornata finalmente calda dopo giorni di pioggia, meritavano di essere immoratalate.
Il risultato e qui di fianco. Non male no?
Le mie gambe andavano da sole, sospinte unicamente dai buoni propositi che avevo per la mia vita lavorativa. Non quella propriamente detta ma quella espressiva. Dovevo affinare il messaggio e trovargli un giusto canale. Ero ottimista quel giorno e tutto mi sorrideva.
Quando mi capita di riflettere sugli stessi temi e il mio umore non è diciamo, "primaverile", se le risposte che mi autoinfliggo sono negative o poco motivanti, allora gli abbattimenti più oscuri e insanabili sembrano affliggere me e chi mi sta vicino.

Ma tutto andava bene.
Un chitarrista gitano rifaceva la sua versione di "Let it Be" (mesi fa ho potuto ascoltare le sue corde che intonavano una meravigliosa "Love of my Life"!).
Alle sue spalle c'era sempre plaza Espanya.
Di fronte due cordoni di esseri umani distribuiti su due file di gradini.
Ricevo una telefonata. L'addio al celibato di stasera è confermato.
Ahi ahi, una delle mie personalità, quella edonistica mondana, sarà messa sotto pressione stasera. Piacevolmente come sempre. Curiosi e goderecci come sempre.
Un tranquillo sabato ordinario in cui Lei mi chiamò.
Non so perchè, sentivo l'avrebbe fatto stasera.

domenica 5 aprile 2009

Il cerotto azzurro.

Il corso era finito. Sono andato dall'altra parte dell'aereoporto per vedere se c'era.
C'era.

Erano le 19.00 a casa mia, ma nessuno ci fece caso al momento di versare il liquore nei bicchieri.

L'armadietto della sala è come la borsa di Mary Poppins. Ci trovavi preservativi e pezzi di spago, forbici ed un vecchio ferro da stiro. Silicone e collanti. Medicine e vecchie fatture, "equipos para bicicletas" (ossia un metodo per riparazioni di emargenza per la tua mountain bike), apparecchi per controllare le polarità dei dispositivi elettrici e la loro effettiva carica elettrica. Martelli, cacciaviti, due soffietti per gonfiare le ruote delle biciclette e un olio johnson per le pelli delicate dei bambini.

Spray contro il cattivo odore dei piedi, pillole contro il mal di testa, polvere e stracci, lampadine rotte e vecchi compact disc.

(“Uhm che persona interessante” mi confessò Claire d’aver pensato allora. Sei anni son passati. Me lo disse mesi dopo a relazione ormai in corso. Io in quel momento, in quel pub vidi solo due magnifici occhi verdi che mi guardavano e un sorriso appena accennato che mi lasciò come unica reazione possibile in quel momento, quella di sorridere anch’io).

Alla fine il mio compagno d’appartamento tirò fuori ciò che cercava.

“Questo cosa la puoi usare solo per quello che vedrai fra un attimo”. Tirò fuori un barattolo con il coperchio svitabile con sopra scritto: kolophonium.
Era un blocco di plastica credo, color ambra, pesava come una pietra grande due noci e serviva a lucidare, o meglio a levigare le corde di un violino.
Così fece il mio coinquilino, si prese cura delle sole due corde che restavano al suo strumento e io comiciai a strimpellare con la chitarra un sol, un la minore ed un fa.
Cantai “All Along the Watchtower” e lui mi seguì alla grande con il violino. Come la Dave Mattehw’s Band.

“Non l’avevo mai fatto, non credevo di esserne capace, lo dobbiamo fare più spesso”.
Fui entusiasta che lo avesse detto.

Il dito continuava a sanguinare e lei mi preparò un impacco con del nastro isolante che trovò nell’armadietto.

Oscar Modificato I.

Prendete quattro amici uniti dalla passione ardente per la musica, aggiungeteci che questi quattro amici sono degli artisti fenomenali capaci di estrarre dai loro semplici strumenti l’essenza stessa di una malattia quasi religiosa come può essere l’affezione verso le sette note, l’armonia e il ritmo.
L’amore per il suonare.

Prendete quattro amici nelle cui vene scorre il sangue elettrico di chi ha visto gli anni dello splendore della musica rock genuina ed impastata di blues, quattro individui che negli anni Sessanta ci hanno davvero creduto nel cambiamento (quaranta anni dopo sono rimasti fedeli alle posizioni degli inizi, a differenza di tutti i figli di papà che hanno fatto la Rivoluzione solo per sentirsi grandi e cazzeggiare un po’ ma divenuti adulti hanno occupato le poltrone dei genitori), gente cresciuta ascoltando il funky dei Meters e il flauto di Roland Kirk, la tromba di Miles e la chitarra di Robert Fripp.
Gente che non crede che la scala pentatonica sia solo una semplice scala musicale ma un ideale di vita, una storia immensa ed affascinante fatta di sofferenze e schiavismo, intolleranza sociale, voglia di riscatto e tanta voglia di diverirsi un po’. Il sesso implicito che si nasconde dietro un bending di settima è universalmente riconosciuto.
Gente che non ha visto nei Rolling Stones solo 5 bei ragazzotti inglesi che facevano casino e sprigionavano sesso ad ogni loro movimento ma degli attivi partecipanti al processo di integrazione fra le razze grazie a quel loro continuo attingere alla black music.
Gente che ha lasciato prendere per mano le proprie coscienze dalla psichedelia dei Jefferson Airplane e dalle poesie del novello Pulitzer Bob Dylan.
Gente che sa che Stop Breaking Down non è soltanto uno dei più grandi pezzi blues della storia, ma è anche il ponte fra Robert Johnson e Keith Richards, fra Martin Luther King e Barak Obama.
Gente che ha seriamente preso sul serio i Beatles fin dal loro primo pezzo nonostante i coretti e l’apparente, bonaria, semplicità.
Questa è gente che per sua stessa ammissione un po’ sognatrice, uomini che quando erano giovani, se ne stavano sotto un albero tutto il pomeriggio a guardare un fiume suonando una vecchia chitarra classica o scrivendo canzoni di speranza, animati seriamente, perchè ci credevano per davvero, dal desiderio di cambiamento.
Uomini semplici e romantici, capaci di innamorarsi sulle note di una canzone.

Gente che aveva finalmente trovato nella musica il linguaggio attraverso cui liberarsi di tutte le sensazioni e le emozioni che non li lasciavano liberi di dormire la notte.
Le emozioni vere e non costruite, sostanziali e non solo iconografiche o vuote, sfuggenti come quelle che siamo abituati a provare in questo XXI secolo.

Li dove non ci arrivava una parola o un gesto, per loro ci poteva arrivare una nota.

Per chi non ha mai suonato in un gruppo musicale queste parole possono suonare leggere e senza senso ma se si ha anche solo una piccola percezione di quello che possa essere sentire il cuore che scoppia nel petto mentre si guarda il proprio bassista muovere il collo avanti e indietro come un gallo in calore soggiogato da una cosa più grande chiamata ritmo, allora si può avere una minima idea di quello di cui sto parlando: l’edonistica sensazione di piacere, di Ben-Essere che serpeggia beffardo fra i nostri pori.
Il silenzio eterno e l’occhiata complice che c’è fra due musicisti quando un pezzo giunge al suo momento estremo; quando hai terminato un assolo incredibile o quando c’è stato uno scambio eccezionale fra la sezione ritmica generalmente in quei momenti si crea come una sospensione o un brivido della durata di un attimo, dove tutti quanti sul palco smettono di toccare gli strumenti e si guardano per una frazione di un eterno secondo, si guardano in faccia come a dirsi: “Cazzo l’abbiamo fatto bene”, quella conferma telepatica che arriva a tutti contemporaneamente e che come unica ripercussione fisica comporta, a parte quel benessere quasi paragonabile ad un post orgasmo, un sorriso ebete stampato sulla faccia.

Il silenzio fra le note.

Perchè è lì che giace la mia anima.