giovedì 9 dicembre 2010

Così è, se vi pare (1).

La casualità, la mia divinità preferita. Molto più intrigante ed affascinante di Afrodite, ancora più divertente di Dioniso. La casualità e le sue rivelazioni improvvise che lasciano senza parole demolendo il libero arbitrio. Le magiche correlazioni fra musica, libri, luoghi e anime umane che da anni sembrano susseguirsi durante l’esistenza apparentemente senza un senso logico. La casualità, quando tutto intorno sembra navigare a vista come un ubriaco che non può più sorreggersi e cerca un palo dove appoggiare la testa, arriva da me come l’ultimo bicchiere di whiskey che non avrei dovuto bere e mi stordisce e mi invita a domandarmi che diavolo di connessione ci potrà mai essere fra la mia sensibilità intellettuale e quella di altre anime, artisti e vagabondi, puttane, amici, antichi monaci tibetani. La casualità, cinica stronza, dolce amante e ambrosia inebriante, sembra scegliere con cura il momento in cui far piombare nella mia vita un libro, una musica, un’altra anima sensibile con il preciso intento di lasciarmi senza parole di fronte all’esistenza.

L’esistenza.
Vivere da mesi come in una sorta bolla di sapone, un torpore fatto di domande senza risposte, di noia e di nulla, di vuoto esistenziale terrificante, di silenzio improduttivo. Credere, per un eccesso di vanità, di essere il solo a provare questo vuoto destabilizzante, questo doping emotivo. Poi entrare in una libreria dell’aereoporto di Roma di ritorno da Istanbul, terra dove gli opposti che regolano il mondo convivono in armonia e scontrarsi contro il duro muro della propria ignoranza. Il caso, il fato, mi mise fra le mani “La Nausea” di Sartre. Fu così che, leggendo quelle pagine dure, trovai qualcuno che riusciva a dare un’ espressione verbale ai miei tormenti, capii che la casualità che mi fece tuffare le mani in quello scaffale di libreria era si cinica, perchè aveva scelto il momento adatto ma agiva a fin di bene. Parafrasando Italo Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (che, anche qui per puro caso avevo con me in valigia,) bisognava interpretare questa ennesima coincidenza come un messaggio che il mondo voleva offrirmi per comunicarmi qualcosa. Cosa poi volesse comunicare in quel momento non mi è ancora dato saperlo. Forse voleva dirmi che la vita un senso ce l’ha. Deve averlo cazzo. Mi accadde la stessa cosa quando ascoltai i Television e John Coltrane. Trascesi. Risi da solo.

Avvertivo gli stessi turbamenti di Roquetin ma non sarei mai riuscito ad esprimerli come Sartre 80 anni fa. La casualità, spinta dal suo istinto goliardico, dal suo immaturo sarcasmo, venne a farmi visita. Sia per non farmi sentire solo sia per far riapprodare il mio ego verso i lidi tranquilli della modestia, dubbiosa e compassionevole. E per farmi sentire sempre più ad un passo dalla follia. Una edonistica e dolcissima infermità.

Stesso discorso vale per Philip Roth. La mia mente era da settimane coinvolta in una tempesta emozionale. Nella testa come in un frullatore si agitavano i turbamenti dovuti al senso di incomunicabilità che sentivo con gli altri esseri umani, l’impossibilità di capirsi a fondo. Io non capivo loro, loro non capivano me. Niente di trascendente. Sono solo le storie di vita che ognuno di noi porta dietro le proprie spalle e che ignoriamo a vicenda, che ci faranno sempre essere delle isole lontane l’una dall’altra. Animali individualisti e soli le cui alienazioni non coincideranno mai, per mancanza di volontà o per egoismo o perchè si è gia troppo stanchi delle proprie sventure per trovare la compassione di ascoltarne delle altre, perchè penseremo sempre di essere i depositari della verità, gli unici ad aver veramente vissuto “esperienze” significative e grandi “sofferenze”, perchè saremo sempre degli insoddisfatti . Perchè abbiamo paura del giudizio avverso, abbiamo paura dell’ anticonforme alle regole pseudo morali (cosa è la morale poi, non si sa), per terrore all’isolamento. La superficialità e la comodità che spesso regolano le relazioni fra le persone erano il nuovo tema che faceva da sfondo ai miei malesseri esistenziali.

Ci si ferma sempre davanti alla superficie senza provare a fare un passo in più e si giudica ciò che si vede a prima vista, tralasciando tutti i processi e i contesti ed il cammino che hanno portato ogni essere umano ad essere quello che è. Ci si limita al fallace giudizio dell’impressione mossi dallo spirito di conformismo, sbarazzandoci di tutte le discriminanti e le infinite possibilità, altrettanto o no casuali che definiscono ognuno di noi. È meglio avere un’idea accettata dalla comunità, è meglio avere amici fittizi piuttosto che essere soli. Ci si affida a giudizi affrettati, alle proiezioni dei nostri egoismi e della nostra limitata visione della realtà. Atterriti dalla paura di non essere uguali e dunque soli, convinti che una visione più approfondita delle cose che ci metta di fronte a noi stessi, ci possa allontanare dai porti sicuri della uniformità. L’uomo quando pensa è solo e la solitudine atterrisce. I (pre)giudizi rispondono solo al desiderio di volerci sempre spiegare tutto secondo il nostro punto di vista, il nostro Io. L’inutilità della comunicazione dovuto al fatto che quest’ultima sia viziata e corrotta dalle nostre “infallibili” supposizioni.
Ed io mi ero rotto le palle di essere un animale sociale utile solo a sè stesso.

Quando i miei tormenti arrivarono al culmine e la mia arrogante vanità cominciava nuovamente a mostrare il petto, non contenta delle sue continue sconfitte inflitte dalla ragione e dal caso, mentre vagavo per una libreria le mie mani si poggiarono su “Pastorale Americana”. Mi si aprì nuovamente un mondo che già conoscevo ma che non sapevo bene come spiegare. Di nuovo mi si regalò il piacere di non sentirmi solo.
Ho attraversato tante fasi esistenziali e ho indossato tante maschere sociali prefissate. Mi sono sentito per tanto tempo un nichilista senza mai sapere bene cosa questa parola significasse. Il fato, vigile come sempre, conoscendo al mia passione per il buon vino, mi fece incontrare Veronelli, dolcissimo anarchico, che mi aprì le porte verso il Socialismo Utopista, verso “I Demoni” dostoevskijani e poi, finalmente il maestro, Ivan Turgenev. “In Padri e Figli” era spiegato tutto, dalla mia inconsapevole critica al positivismo fino alla relazione con mio padre.
Ancora una volta mi strinsi nelle spalle, sulle mie labbra si dipinse un ghigno di misteriosa soddisfazione e mi rassegnai a dichiararmi sconfitto nuovamente, pur trovandomi in ottima compagnia.
Quando avvengono queste casualità, non posso fare altro che sgranare gli occhi e gridare “Wow!”. Mi sento tanto vivo in questi momenti.

Altre ossessioni:il silenzio e la ciclicità. Il silenzio alla base del Big Bang, il silenzio come origine del tutto, il silenzio come preludio ad una detonazione imminente, il silenzio fra le note che è lo spazio fisico dove l’anima risiede, il silenzio come discriminante essenziale affinchè vi sia la musica, il ritmo del silenzio che non riusciamo più ad ascoltare. I silenzi che si creano su un palco fra muscisti, quando il trombettista ha finito il suo assolo e guarda per un attimo il sassofonista che sta per attaccare il suo. Quella sospensione mistica che li fa galleggiare sospesi a mezz’aria fra pentagrammi e sincopi e quel silenzio teso che si crea. Il silenzio come vera forma di comunicazione. Il silenzio e la ciclicità delle cose umane. L’infinito ripetersi delle vicende, l’incapacità di apprendere da questa verità, il movimento circolare che è alla base dell’universo, il panta rei ma anche il “tutto torna”. I pilastri di una morale che credevo solo mia e invece è vecchia come il mondo. La casualità che lega persone, libri e musiche, le relazioni circolari che si creano fra loro, le orbite ellittiche, le allitterazioni, il contrario fra gli opposti, Charlie Mingus, il jazzista dell’allitterazione. Woody Allen, “Hannah e le sue sorelle”.

Il caso, vendicativo e dispettoso, rimpiombò a schiaffeggiarmi con quei suoi enormi palmi e mi sbattè sulla faccia Bach, Beethoven e soprattutto tutto il complesso sistema sonoro di John Cage. Fece in modo che le mie convinzioni inciampassero nuovamente, questa volta in Orazio e la sua “ruota della vita” (Nihil novum sub sole, la maledetta ciclicità che già aveva intuito 2000 anni fa), nell’infinito/finito Aleph di Borges, in Tom Robbins e i Velvet Underground, nella teoria degli opposti come regolatori del mondo e in quella dell’ottava nota: do, re, mi, fa, sol, la, si e poi di nuovo do ma in tonalità diversa! La schizofrenia come rappresentante nel campo della patologia, del concetto di opposto. Chuck Palaniuck ed Erasmo da Rotterdam. Quel mafioso di Berlusconi e Machiavelli. Charlie Parker e Bud Powell, geniale schizofrenico! Nel silenzio e nell’eterno ritorno e nella ciclicità, dove tutto gira in continuazione per non morire o impazzire o per avere almeno l’illusione di vivere, nel nulla e nella pienezza che si cela dietro al non detto, nella letteratura di Hemingway dove si vede emergere solo la punta dell’iceberg, nelle albe tibetane grazie alle quali i vecchi saggi dimostravano come giorno e notte, luce e tenebre fossero in realtà la stessa cosa, schizzi disegnati dalla stessa matita genialoide. Tutto torna, un pò diverso rispetto a prima ma forse neanche tanto!
Tutto questo lo avevo nella mente ma non sono mai riuscito a scriverlo ne tantomeno a creare una musica. Martin Hannett che registra il silenzio e 4’ 33” di Cage, tutto forse è già accaduto e tornerà ad accadere. Allora la casualità che ormai ci aveva preso gusto nell’aiutarmi attraverso l’umiliazione, mi fece leggere Vonnegut e incontrare finalmente espresso il concetto di quarta dimensione del tempo.
Il cammino sembrava già scritto, ormai ero fuori di me perchè perdevo il controllo sulle contingenze e cercavo di tradurre i messaggi del destino. Senza esito. Mi sciolsi in un anfetaminico piacere quando su tutti arrivò lui, l’inuperabile e unico, colui che canta l’uomo in tutti i suoi aspetti, Walt Whitman. “Tutto ritorna come le stagioni ritornano”. Dopo aver letto questa frase, “Foglie d’Erba” diventò per me un modo per conoscere me stesso. Il poeta della vita e della morte, del diseredato e del facoltoso, è stato colui che mi ha salvato la vita. Grazie a lui andò definendosi sempre più chiaramente, il filo che legava le mie esperienze e la gente che leggevo o ascoltavo o incontravo. O meglio non si definì un bel nulla, ma capii che fra tutti loro vi era un nesso inconscio che il mio cervello non riusciva a decifrare.
Fu il diluvio.

Hemingway, per anni il mio preferito, che mi fece viaggiare con un pulmino rosso su e giù per la costa atlantica spagnola finendo poi a Pamplona, per il solo desiderio di vedere la morte negli occhi durante una corrida, la beat generation, Ginsberg, Cassady, Burroughs, la summer of love e la summer of hate, la musica della west cost, da Chet Baker a Neil Young fino ai Love e Artur Lee quasi vinto dalla leucemia in un palazzetto dello sport di Firenze tanti anni fa. I Love che nella mia esperienza sono indivisibili dagli haiku di Basho. L’avanguardia musicale di New York, il punk e i tre accordi del Blues. Il santo Blues di Bo Diddley, John Lee Hooker, Robert Johnson, Willie Dixon, Otis Rush, Muddy Waters, Howin Wolf, Lightin’ Hopkins, Jimi. Le droghe che aprono le coscienze e William Blake, i Doors, Aldous Huxley e la funzione eliminativa del nostro cervello. Che vogliono dire queste coincidenze, questi incroci involontari fra il conscio e l’inconscio? Fra la mia vita vissuta e quella già narrata? Cosa vuole dire questo metalinguaggio involontario? Questa musica che si fa largo a gomitate fra le pagine dei miei libri e nelle vite degli uomini?

Perchè mi accorgo (senza volerlo ma avendone un fottutissimo bisogno), che Lester Bangs, il miglior critico musicale di sempre, il mio preferito, casualmente l’ultima cosa che ho letto (subito dopo Sartre!), dichiari che “La Nausea” è in assoluto la cosa migliore mai scritta da un uomo? Perchè Lester parla di nichilismo esistenziale proprio quando mi sentivo così? Perchè tutto è così perfettamente in ordine, perchè tutto segue una logica infallibile ma che non capisco? Cosa avete da dirmi? Cosa devo capire di me stesso?


Poi ovviamente lui, il vagabondo del Dharma, Kerouac che arrivò proprio quando non sapevo più cosa fare e mi fece capire che in fondo tutto questo non è importante, perchè l’unica cosa che importa veramente è andare, andare sempre senza mai fermarsi. Per uccidere la morte. Il male di vivere, sbattersi da una parte all’altra del continente sperando che ansia e dolori non ti inseguano lungo il cammino. Arrivò “Blank Generation” e capii che impostori fossero stati i Sex Pistols ma anche che Richard Hell non sarebbe mai stato nessuno senza i Count Five, i Kingsman e senza le “Illusioni Perdute” di Balzac, che il “vuoto” non era un concetto negativo ma uno spazio libero dove scriverci su. Uno spazio da riempire. Il vuoto che si oppone alla pienezza vivendo armoniosamente insieme a lei. Tutto sembra “(ri)tornare” rispondendo ad una logica si stralunata ma rigorosa, infallibile e indecifrabile.


mercoledì 1 dicembre 2010

"Quando si basta a se stessi si raccoglie un frutto maturo: la libertà"

A volte sono portato a vedere la mia vita, questa cosa così misteriosa e senza senso, come una parete opaca e larga sulla quale è stato composto un mosaico bellissimo. Ecco la mia vita è quella parete e quel mosaico è il suo significato.
Purtoppo però il mosaico è stato ricoperto da una vernice bianca avorio che non lascia più vedere la complessa eleganza, il buon gusto, le linee decise, i colori vividi del mosaico.
Poi ci sono le casualità.
Le casualità in questa parete, sono le parti in cui la vernice si scrosta, lasciando intravedere cosa sta sotto, ossia stralci di verità. Le casualità bellissime che ci mandano messaggi difficili da interpretare ma che se ci riuscissimo, potrebbero illuminarci il cammino, spesso scialbo, banale, insopportabile. Così da riuscire a sentirsi qualcosa di diverso rispetto a marionette inanimate nelle mani del destino.

sabato 20 novembre 2010

Essere, non esistere.

Turgenev e Sartre stanno giocando con la mia sensibilità, ridono di me e mi prendono a schiaffi. Lo so maledetti bastardi, odio le vostre risate.


mercoledì 17 novembre 2010

Martina Franca, anno 1695.


Un permesso di soggiorno per motivi giudiziari
Due tette, bugie e squallore
Una gru alta dove le grida della fame non si odono
Gli operai restano inascoltati.

martedì 16 novembre 2010

Haiku (3)

Nebbie di novembre vicino al mercato
Un parcheggio vuoto
Le luci della volante dietro una masseria del 1695.

mercoledì 10 novembre 2010

Magari.

alzo il capo e vedo
me coricato
nel freddo

Konishi Raizan

Haiku (2)

le stagioni si danno il cambio fra i due emisferi
ovvie incomprensioni
le parole mal dette

lunedì 8 novembre 2010

Haiku (1)

c'è una fioca luce d'autunno che non riscalda
una goccia di vino stantio sulle pagine bianche
ma non una parola

La colpa non è nostra se esistiamo.


















Il teatro dell'assurdo in una piccola città di provincia. L'attesa di qualcosa che non arriverà mai. Le buche nelle strade che distruggono le automobili.
-"Andiamo, andiamo via da questo posto"
-"Dove?"
-"Non lo so"
Provare ad inventare qualcosa per scappare via dalla monotonia del piccolo borgo. Ma non avere la forza di cambiare veramente. Tomasi di Lampedusa scrisse il Gattopardo, Giovanni Verga parlò di "Ideale dell'ostrica".
-"Che facciamo stasera?
-"Non lo so"
-"C'è una festa alle 21"
-"Almeno stasera qualcosa si fa"
-"Ci vediamo alle 23"
-"Perchè così tardi? Andiamo prima!"
-"Ma no, che andiamo a fare prima?"
-"Dai ci vediamo all'Eden"
Due ore dopo.
-"Che palle non c'è niente da fare stasera"
-"E la festa?"
-"Mi hanno detto che non va nessuno, che dobbiamo andare a fare?"
-"Si ma che facciamo qui?"
-"Dai beviamo qualcosa e poi andiamo"
Due ore dopo, sempre di fronte all'Eden.
-"Non so se ho voglia di andare alla festa"
-"Perchè? Dai andiamo a fare un salto!"
-"Non ho voglia. Beviamo?"
-"Dai ok l'ultimo e poi andiamo"
-"Ok"
Due ore dopo. Eden bar.
-"Che palle questa città non c'è mai un cazzo da fare!"
-"Si ma andiamo alla festa!"
-"No dai, ormai è tardi"
-"Dai ma che facciamo qui?"
-"È vero che facciamo qui, non c'è mai nulla da fare"
-"Dai ma andiamo a dare un'occhiata, sono ore che stiamo qui senza fare nulla!"
-"Eh lo so ma che vuoi fare qui?"
-"Non lo so. Vuoi un Negroni?"
-"Dai ok".
Due ore dopo. Ormai solo noi due all'Eden.
-"Me ne devo andare da qui. Mi sono rotto il cazzo di questo posto".
Sei di mattina. Niente è successo e Godot ancora non è arrivato. In giro fra i trulli, 4 persone e 30 centesimi in totale, una bottiglia di vino che sembra petrolio, trulli come piramidi. Come tombe in definitiva. Tutti vogliono cambiare ma nessuno riesce davvero a vedere come non sta facendo per compiere con questi propositi. Frasi soffiate via grazie alla forza dell'inerzia. Si parla ancora di idee e progetti. Ma nessuno ha voglia di sforzarsi per davvero per cercare di raggiungerli. La colpa non è nostra è della cittá. Si proprio della città. Niente a che vedere con la pigrizia, con le giovinezze sprecate, con la poca volontà. La colpa è della città. Ovvio. C'è una jam session a Squinzano, una serata tributo ai Pink Floyd, una festa del vino novello, un nuovo bar con ottima musica e splendido contesto, abbiamo gli strumenti musicali, abbiamo i luoghi per andarli a suonare. Ma non c'è niente da fare in questa città. Esistiamo e basta. Anzi esistiamo e abbiamo anche il coraggio di lamentarci. La depressione latente si è impossesata di queste anime. Tutto cambia per restare tutto uguale a prima. Ci sono talenti che non trovano il coraggio di esprimersi. si vive con la paura che qualcun altro ti possa giudicar male e criticarti. La paura della critica e il conformismo imperante. Ci si conforma per paura, ci si conforma per pigrizia.
Dai, quasi quasi bevo un altro negroni e poi ci penso su per davvero.
Sulla mia scrivania, pagine bianche che non vogliono riempirsi, il libro che non scriverò mai, la lobotomia che ha afflitto il mio libero pensiero intellettuale, Sartre che non vuol più farsi leggere, le corde della mia Fender Stratocaster spezzate da più di un anno. Una donna finalmente felice perchè l'ho lasciata. Il paradosso delle incomprensioni. Il presidente del Consiglio che vuol varare un decreto anti prostituzione e poi paga 10000 euro per farsi due scopate. Le speranze della gente riposte nell'uomo politico "nuovo", ex fascista e promulgatore delle nuove leggi razziali italiane insieme a Bossi. Storie di patenti false, metodi di sopravvivenza, bugie raccontate per crersi una verginità, le maschere sociali che indossiamo per sentirci meno brutti. So che mi state mettendo alla prova e so come venirne fuori. Una prosa alcolica ed un Lightin Hopkins, questo ci vuole.
"Ci manchi". Non deluderò le vostre aspettative. Tornerò con la mia chitarra e la mia penna e graffierò i muri con le parole.
Troverò il mio Tono e muoverò il mio culo a ritmo di funky. Con una caipirinha nella mano destra.
Troverò il mio (a)more o lei troverà me.

Canzone Spontanea.

Lam Em7

Ho trovato tante strade lungo il mio cammino
Ho provato tante volte a seguirne il declino
Ho incontrato tanta gente e non sapevo che dire
Ho incontrato tanta gente e volevo fuggire

Ho creduto che imprecare mi potesse bastare
Ma ho notato che la rabbia continuava ad aumentare
Ho cercato un compromesso che potesse allietare
Le giornate che scorrevano sempre più amare

Ho creduto che dell'altro mi potessi fidare
Ma qualcosa in cambio la dovrò pure dare
Per sfuggire al tormento del quotidiano pensare
Son scappato nel mio mondo dove posso sognare

Qui le leggi le detto solo io
Qui le leggi le detto solo io
Qui le leggi le detto solo io.

A.D. 2004, Modena

venerdì 5 novembre 2010

Non mi rattrista essere privato di un certo tipo di piacere ma piuttosto che una parte delle attività umane mi è estranea.

Probabilmente non sfornerò mai un capolavoro, ma chi se ne frega? Sento che mi sta nascendo un Tono tutto mio, e quel Tono, per quanto stravagante possa essere, è la cosa di cui più vado fiero, perchè preferisco scrivere come un ballerino, muovendo il culo al ritmo del boogaloo che ho in testa, e forse raggiungere solo i lettori a cui piace usare i libri per muovere il culo, che non essere, o scrivere per, l'uomo che si è ritirato in clausura da qualche parte a leggere Eschilo, mentre questo mondo stupefacente andava sbandando folle sotto le sue finestre.

Lester Bangs

venerdì 29 ottobre 2010

Cominciare a lavorare in un bar di una spiaggia brasiliana a 30 anni.

Vedersi dal di fuori, vedere un bamboccio irrequieto e inanimato. Vedersi andare per le strade con la testa bassa, la gente e la vita che scorre di fianco, solo una scenografia mal fatta. L'aura persa, spaurito e malinconico, tirarsi uno schiaffo da solo. Rialzare la testa e riguardare dritto negli occhi le persone. È questo quel che ci vuole. Svegliarsi.
Ho già un piano e qualcosa mi dice che andrà bene. Basta solo ributtarsi a capofitto. Vitelloni e polveri rosse e fitte che si creavano in cucina mentre il muratore tagliava grossi mattoni di cotto. Incuranti di tutto, gli inquilini mangiavano gamberi e bevevano da abbondanti caraffe, un vino bianco squisito. Pensai a quella ragazza che si cagò addosso la prima sera che andava a letto con un tipo. Pensai che mi stavo allontanando dalla gente, perchè rinchiuso in un egoistico ma corretto tentativo di autoanalisi.
La sera andammo in un posto che aveva tutte le caratteristiche e l'atmosfera di un raduno di beatnik. Mancavano Ginsberg e Kerouac, ma c'era una batteria frizzante e una chitarra divina.
Tornammo a casa felici. E ci imbattemo per la prima volta nelle nostre vite in un tentato suicidio.
Nessuna città è più letteraria di te, mia adorata Barcellona, nessuna più di te sa raccontarci così tante storie.

La ceramica non fa ridere (La morte del celibe).

Ho un invincibile, istintivo desiderio di ficcarmi sempre nelle situazione più complicate fino a quando un colpo di fortuna puntuale me ne tira fuori. Mi caccio sempre in quei contesti non "socialmente accettati", nella continua disperata ricerca del contesto più indicibile, più immorale, più estremo. Gli sfondi più di basso livello (secondo i punti di vista soggettivi), sempre alla ricerca di ciò che è sporco e irraccontabile. L'estetica, il bello della bassezza. Non avere limiti imposti o attegiamenti impostati. Gettarsi a braccia aperte nel limbo della vita dura, e trarne goduria. L'aspetto truce e meschino, io vivo fra ubriachi ed emarginati, fra i derelitti e i casi umani, fra le nebbie di fumo e la puzza della frittura, fra il vino stantio e appiccicoso e fra i vaneggiamenti dei dimenticati da Dio. Laddove non ci sono le convenzioni, dove l'abitudine è la sofferenza. Io canto tutti voi, perchè potrei essere voi e perchè voi siete me. La mia anima si illumina e il mio sangue scorre lungo le rughe degli emarginati, nelle vene violacee degli ubriaconi perchè è li che c'è la verità. La verità censurata dalla paura dei non umili. È li che c'è la vita che palpita, è li che ci si trova davvero a fare i conti con se stessi e quindi si decide per se stessi. Comprendo tutti coloro che sono sospinti solo dal senso di autoannullamento, l'autoannientamento. I profeti urbani della instabilità e della ferocia della società.
Le loro vite fatti di istanti che si annientano l'uno dopo l'altro in una lenta agonia. Una ruota che presto finirà di girare. Potrei essere te, tu potresti essere me. Siamo la stessa cosa e canto te e piango te e soffro con te. Solo alla fine di questo vortice tumultuoso sapremo chi avrà avuto ragione. E sono certo che saranno finalmente i disadattati a trionfare. Il fiume della Storia spazzerà le lacune democratiche e ci sarà giustizia. E vivremo tutti felici, redistribuendo, compassionevoli, quello che si è sempre rubato. Sarà allora che capiremo che è stato solo una mastodontica opera di autolesionismo privo di alcuna finalità ascetica.
Io nel frattempo guardo il mio bicchiere vuoto, il libro aperto a metà, la coppia seduta di fronte che si palpeggia i genitali, la cameriera che prepara cocktails e lo studente che legge Keynes, le persone che vendono il proprio corpo ma sono ben attente a non cedere nemmeno un pezzettino della propria anima e lotto contro il circolo di ferro delle parole che mi condannano ad una sterile inespressività, incapace di descrivere la mia "nausea dolciastra".
"Lui, il celibe, non avendo vissuto che per sè stesso, non aveva nessuno vicino al suo letto di morte".
Io, per quanto cammini fuori da me stesso vedendo la mia vita in terza persona, so perfettamente che tutto questo finirà. mi è già capitato altre volte.
Mi godo tutto questo, fa parte del gioco.

martedì 5 ottobre 2010

Questo boccale di birra non esiste.

Ho come l'impressione ultimamente, che Barcellona sia una puttana ed io il suo miglior cliente. La parte peggiore è che sono innamorato di lei. O almeno vorrei fosse amore.

mercoledì 1 settembre 2010

L'incapacità vista come privilegio.

Settembre, ancora tu. Sei tornato. Niente di triste o malinconico solo un dato di fatto. Una constatazione legata ad un sospiro, questo si. Un gran sospiro dove si racchiude tutto l'inespresso. A volte non abbiamo il coraggio per guardare dentro noi stessi. O a volte si ha paura di non essere d'accordo con ció che si vede. L'aspettare qualcosa. Questo perlomeno è ancora un'attivitá. Aspettare, dico.
Ma quando anche l'attesa finisce e non resta piu nulla da fare? Le veritá inesorabili e perfide che vengono a galla. Ciniche, nel metterti di fronte all'accettare la mediocrità. Ma la mediocrità è già qualcosa. Si finge di essere felici perché la noia non è tanto di moda.
Settembre, mio adorato settembre.
Mi sento onesto con me stesso e con l'universo ammettendo la mia incapacità. Ma non ho altro desiderio se non quello di vivere umanamente. Non ho più un solo minuto da perdere, da sprecare.
La ragazza bionda è sempre lì seduta in terrazza sorseggiando caffè, il tabaccaio simula una gentilezza tipica del venditore che odio (non la simulazione, quanto le sue scarse doti di attore), l'energumeno è sempre lì a vigilare il suo bar all'angolo di casa mia. Dei pompieri stanno spegnendo un fuoco scoppiato nel bel mezzo del quartiere e la gente si ammucchia per curiosare e spettegolare. Puttane rumene che ti chiedono 20 euro, gitani che si rivolgono alla mia amica dicendo: "Ti do 500 euro se mi fai leccare la tua fica", domenicani che collegano un impianto di musica alla batteria di una vecchia vespa e inondano il quartiere di salsa e bachata mentre la polizia gli chiede quasi per favore, di andar via. Fra qualche giorno inaugureranno un teatro di can can francese, giusto dietro casa. Entro nel bar per leggere Roth in pace e trovo il muratore che ha appena terminato i lavori in casa che mi grida: "Bevi una birra con me".
Ok, la bevo.
Arrivò altra gente, amiche e amici suoi. Si parlò di poesia e sogni letterari, di fotografie e sesso in "automatico". Non avrei mai pensato di riuscire a ballare pop spagnolo. L'incapacità è spesso vista come privilegio.
Settembre, mio adorato settembre.
Stagione di mezzo, diplomatica e vanitosa, ipocondriaca e piena di colori e luci ma anche nuvole e spine.
Settembre, che cominci la vendemmia.

martedì 31 agosto 2010

Perchè dipendere dai tempi che viviamo? Sono loro che devono dipendere da me.

L'intera metropolitana solo per me. Spettacolo desolante, come la mia anima vuota del resto, spoglia di tutto. Nuda ed intrizzita dal freddo.
La telefonata che ricevetti da mio padre non fu un gesto riconciliante ma l'ennesima mancanza di coraggio e spirito paterno.
Spero che i suoi prossimi figli ricevano ciò che a me è mancato. Sto leggendo "Padri e Figli" di Turgenev. Sono inquieto, in un grigio periodo, un periodo di rimpianti simili a speranze e speranze simili a rimpianti.
Tutto vicino a me profuma a merda e magnolie, amaro come le droghe anfetaminiche ma con un soffio di gelsomino.

lunedì 16 agosto 2010

Il vino evaporava fra i gusci delle vongole e riempiva i cuori di tutti noi commensali, animando le conversazioni. Il vino ed il rispetto che provo per i contadini che lo hanno prodotto, o meglio, gli han dato la vita. Il vino come l'uomo, ogni bottiglia una personalitá, un corpo, un'anima diversa. Il vino che fermenta, che raggiunge il suo apogeo e sfiorisce, si deteriora ma non muore. Il vino che da l'illusione di scacciare via i tormenti del proprio vivere i quali si ripresentano puntuali al giorno successivo. Il vino é una puttana, il vino é il tuo piú grande amore. Se solo le persone capissero che senza il foglio bianco non c'é poesia, senza il silenzio non c'é musica, senza morte non esiste la vita, vivrebbero molto piú serenamente.

domenica 15 agosto 2010

Fini si arrabbia e i giornali del padrone si scagliano contro di lui. Il "metodo Boffo". Alfano e Verdini, P3, logge massoniche che prendono decisioni al posto della Corte Costituzionale, Mills, compravendita di giudici, corruzioni, la Carfagna che propone (ma pensa anche?) una legge anti-stalking invitando le donne vittime di persecuzioni telefoniche a denunciare alla polizia, mentre l'altra ala del governo proibisce le stesse intercettazioni telefoniche per permettere al padrone di poter continuare ad infangare il buon nome della decenza. I paradossi portati al parossimsmo! Ci si inventa un ministerio solo per poter dare la possibilitá a tipi loschi come Brancher di usare la legge (promulgata da Berlusconi per salvarsi dai processi in corso) del legittimo impedimento e non presentarsi in Tribunale per il processo Antonveneta. Why not, la Forleo e De Magistris martiri moderni. Rogatorie, scudo fiscale, condoni, puttane a palazzo Grazioli, maschilismo e celodurismo, maleducazione e sfrontatezza, conflitto di interessi, Dell'Utri e mafia, Previti che compra giudici e Mangano che aspetta con il fucile i Casati che rivolevano indietro la villa di Arcore sottratta con l'inganno, leggi Gasparri mascherate da tutrici della libertá ma che in realtá servono solo a proteggere gli introiti di Publitalia, le minacce a Santoro e all'Agcom, il giornalismo ridotto a mera macchina di diffamazione, Cirio, Telecom, Fastweb, Antonveneta, RCS, furbetti del quartierino e grandi stronzi adagiati sulle loro poltrone che si spostano per Milano con l'elicottero. Gente come Capezzone e Mastella che é ancora li a rubare stipendi. La piú grande casa editrice italiana comprata attraverso la corruzione di giudici.
É stato solo uno stream of consciousness durato trenta secondi con le prime cose che mi sono venute alla mente, ma ce ne sono purtoppo tante, tante altre.
Non sono triste per loro, arriverá il momento in cui pagheranno tutto fino all'ultima goccia. Sono triste per il processo di deculturizzazione in atto in Italia, la terra di Montanelli, Biagi, Montale, Pirandello, Moravia. Ma la terra anche in cui sono nati il Fascismo e le banche. Le stesse banche che vendono i debiti ai loro clienti, le stesse banche che hanno schiavizzato gli Stati e ci hanno fatto nascere con i debiti come spada di Damocle che presto ci cadrá addosso.
Ho tristezza per te mia cara Italia, terra di poeti e puttane. sono triste per voi italiani, perché credete che quel mutuo di 40 anni che vi strozzerá fino a farvi esalare l'ultimo respiro senza il piacere di essere diventati i proprietari di una casa e quella macchina grigio metallizata che avete comprato a rate, siano anche le uniche cose per la quale vare la pena vivere.
Nel frattempo 4 passeggeri sul Roma-Ibiza si presentano ubriachi marci all'imbarco, ritardando il volo con le loro stronzate; non sanno che la polizia li sta aspettando a braccia aperte a volo finito. Io domani attraverseró il pianeta per andare a vedere quella terra magica e controversa che é il Brasile, schizofrenica come tutte quelle terre "scoperte" da noi europei, quelle terre vergini, stuprate dall'uomo moderno che non ha fatto altro che portare li i suoi mali, i suoi problemi, il suo stile di vita inquinato dalla fretta e dall'arrivismo e dall'accumulazione. Dovremmo esportare diritti, in Cina per esempio ma riusciamo solo ad insegnare l'ingiustizia.
Io, costretto quotidiamente a cercare una medicina al mal Essere angustiante e dolcissimo allo stesso tempo, scopro un gran poeta, argentino, Oliviero Girondo, che mi cura l'anima e mi rende il cuore come un aquerello e me ne strafotto dei popoli e di tutto il resto.
La signora delle pulizie pulisce la mia scrivania e svuota il cestino. Su di lei dipinto l'immancabile sorriso. Come fa, non so, ma le sorrido anche io.

El amor es una trampa que se tiende al hombre para perpetuar la especie.

Una notte in bianco passata a lavorare. Sono le otto del mattino e non riesco ancora a prendere sonno. Non ho alcun particolare disturbo se non forse l'ansia per l'aereo che prenderó fra poche ore per riportarmi a Bologna. Non é solo l'ansia di essere chiuso in un velivolo claustrofobico e mezzo rotto a torturarmi ma la paura che il passaporto che ho richiesto un mese fa non dovesse essere ancora pronto. Siamo in Italia del resto ed io non ho mai avuto tanta simpatia per le istituzioni pseudo militari come la polizia o il ministero dell'Interno. Mi fa pensare a quella tomba di Cossiga, a quei poveretti di Francesco Lorusso e Pinelli, alla tracotanza degli uomini in divisa che non permettono ad alcuni pacifici manifestanti, guidati da Piero Ricca, di gridare il proprio dissenso contro questo Governo mafioso, di forma pacifica e soprattutto su un suolo pubblico. Penso a quel cane della Finanza che dodici anni fa scoprí l'haschisch che avevamo nascosto in in un barattolo di nutella prima di imbarcarci per la Croazia e che mi costrinse a sopportare, mesi dopo, una psicologa che con faccia disperata e allo stesso tempo schifata mi chiedeva del perché mi "drogassi".
Salto giú dal letto ed esco per andare ad esplorare il mio nuovo quartiere, colorito esempio di integrazione. La parte da leone la recitano i domenicani, sono la stragrande maggioranza, invadono la strada principale che attraversa il quartiere e si rinchiudono in un bar dove ci sono solo loro. Odore pungente di sudore, sangue e birra essiccata e appiccicosa sul pavimento. L'altro giorno sono entrato per dare un'occhiata. "Dovevo" entrare. C'era una discussione in corso, l'eterna e senza fine guerra linguistica fra catalano e castigliano. Diedi la mia opinione, dopo che le birre mi diedero il coraggio di parlare. "Cosa cambia per il popolo? Cosa diavolo cambia per il popolo? Saranno i soliti potenti ad approfittarne, sará la solita politica a voler strumentalizzare la questione linguistica per fare soldi. O risparmiarne. Ma quando il fiume della storia si porterá via anche il marciume della politica, cosa resterá al popolo se non il rammarico di aver perso il tempo in inutili liti??". Mi offrirono da bere e mi diedero una pacca sulle spalle. "El italiano" mi chiamavano.

A more (Senza Morte).

Per fortuna sto iniziando a capire che non devo seguire il mio Io, ma il Sé, imperituro ed eterno. Non il becero Io che cerca di diventare giornalista, pubblicitario di successo o scrittore. Non voglio piú diventare qualcuno, voglio solo essere me. Del resto non ho nessuna particolare qualitá o talento se non il desiderio di vivere umanamente e circondato dalla poesia. Imprigionando le immagini nella mia Canon, svuotandomi dei bisogni inutili e cercando di capire chi sono. Non é detto che una volta trovata la risposta ne ricavi chissá quale felicitá o pienezza. Di sicuro vivró con pií leggerezza, scivolando e fluttuando.
Del resto giá sento che sto imparando a volare.

martedì 3 agosto 2010

Mi han cacciato da una espozione sul punk londinese perché ho alzato il volume degli amplificatori.

Pensi che la soluzione ai tuoi mali sia lo scrivere. Ma non é cosí perché io mi sono reso conto che posso farne benissimo a meno. Dello scrivere, non dei miei mali.
Qual é il motivo che mi spinge a scrivere se non l'egomaniaco desiderio di essere letti, il vanesio tentativo di trovare qualcuno che si identifichi nelle parole e mi ammiri per essere riuscito a metterle su carta.
Il sommo piacere di poter curare con le parole.
Scrivere non é mai stata una necessitá fisica, non c'é niente di kafkiano o bukowskiano. Scivere é un modo per dire che ci sono anche io, un'ansia di trovare una cazzo di forma espressiva. Una forma espressiva che non conosco tuttavia. Il problema non é come trovare la disciplina per scrivere, il problema é ancora piú alla radice. Cosa avró mai da raccontare, qual é il mio vero ruolo. Mi sono sempre sentito in balìa degli eventi, lasciando che fossero gli altri, o al massimo le circostanze a decidere per me.
C'é forse solo il desiderio inutile di potere ubriacarmi al café Select in onore a Hemingway e poi andare a rilasciare un'intervista senza ricordare nessuna delle mie risposte.
Quando scrivevo articoli musicali lo facevo per scroccare dei concerti e per poter sedere con l'artista nel backstage.
Non mi sono mai goduto neanche un solo concerto per il quale ho poi scritto. Lo vedevo in terza persona, non lasciavo alla musica fare il suo dovere, cioé permettere al suo ritmo di entrare nel mio e godere della solita estasi in cui mi lascia quella fusione. Andavo ai concerti pensando fin dalla prima nota, all'incipit dell'articolo, agli aneddoti che avrei raccontato. Non godevo della forza della musica ma la filtravo attraverso le due cartelle di spazio che il giornale mi avrebbe lasciato nella sezione Cultura e Spettacoli. Il primo concerto al quale fui dopo aver lasciato il giornale, mi portó a riscoprire la gioia del sentirmi libero dalle parole.
Fu allora che capii che lo scrivere era per me tutta un'illusione, che in me non c'era il fuoco ma al massimo il tiepido piacere che mi veniva dal calore. Avevo un'idea di ció che volevo ma non sapevo come raggiungerla.
Il punto é che ancora non avevo cominciato il mio viaggio piú importante, quello dentro me stesso, ancora confondevo l'Io con il Sé, ancora ero vincolato ai dogmi delle societá occidentali pur credendo di rifiutarli. "Non c'é stupido piú pericoloso di colui che non sa d'esserlo".
Era cosí anche per me.

mercoledì 7 luglio 2010

Il tempo passa dice l'uomo, l'uomo passa, dice il tempo.




Da dove cominciare. Non lo so. l'incipit é sempre la parte piú importante. Ma non sono bravo con gli incipit e non sono neanche bravo a fare letteratura. Poi quel che spesso accade é che ció che ho in mente, non si traduce mai sul foglio bianco in parole che corrispondano, almeno un pó, al mio stato d'animo. Non ce la faró mai forse. Ho appena scritto cose che non volevo. Volevo scriverne delle altre.
Scrivere. Cosa vorrá mai dire. Scrivere, potró al massimo redigere un diario di bordo con gli aneddoti della mia vita che non interessano nessuno, ma non si tradurranno mai questi pensieri in dardi infuocati che infiammano le anime di chi legge, cosí come capita a me quando mi trovo di fronte alla grande letteratura. Dardi infuocati, che banale similitudine di merda. Ma cosa é questa grande letteratura? Non il linguaggio ampolloso, non l'intellettualismo sfoggiato per puro egocentrismo.
La letteratura é quel vecchietto che mangiava, nel ristorante economico a due isolati da casa, con la bocca tutta storta perché ormai quasi sdentato, che somigliava in maniera tragica ai miei due nonni morti. Ho pianto al solo vederlo. Mi sentivo stupido. Io, solo nel ristorante, con il mio vino economico e il mio piatto di patate, che lagrimavo goccioloni di una incommensurabile dolcezza, che scomparivano sui miei pantaloni neri. "Ti voglio bene" dissi a mia nonna al telefono, prima di non aver mai avuto piú la possibilitá di dirglielo a voce. la letteratura sono tutti gli ubriaconi poetici che affollavano il bar di Rambla de Badal. Ognuno con il suo bicchiere di rhum o vino fin dalla mattina presto. La letteratura é il bar sotto casa dove alle sei di mattina non c'é nessuno che beve caffé. Il bancone del bar, un lungo specchio dove si rifletteva il giallo dei caraffoni di birra che copiosi scendevano negli stomaci bucherellati dei tanti senza dio che gridavano e affollavano la caffetteria. Tutto avveniva sotto gli occhi, coperti da grossi occhiali, di quella vedova insonne che ogni mattina si siede al solito posto e piega i tovaglioli di carta. L'ultima cosa che le resta da fare nella vita, piegare tovaglioli di carta in un bar di seconda categoria pieno di ubriaconi e ragazzetti che sniffano coca nel bagno di servizio. Letteratura é quel vecchio pakistano che mi camminava di fianco mentre mi dirigevo alla questura per prendere il mio passaporto e che, guardandomi minaccioso, mi gridó "Perché voi italiani siete dei fascisti?". La letteratura é capire che perdiamo troppo tempo pensando al nostro egocentrico Io e non al Se imperituro e infinito. La letteratura é l'uomo che cade dalle scale e ad ogni gradino in cui sbatte la testa si fa una risata perché vede Dio. Perché il dolore ci riporta all'unica nostra veritá e benedizione, la coscienza della mortalitá. Una guarigione dai bisogno impellente di desiderare, questo ci vorrebbe. La morte e le leggende di Samarcanda. La letteratura é una mattina, quando l'alba imperversa e notte e giorno si fondono, dimostrando che la veritá non risiede nell'assolutezza del bene e del male ma dalla necessaria convivenza delle due cose, che poi sono una. Non esisterebbe il male senza il bene. Quel momento fantastico in cui non si capisce bene se é giorno o notte. Gli antichi Tibetani pensavano fosse un segnale che i saggi eremiti che vivevano sulle montagne inviavano a noi poveri stolti per farci capire che non c'é niente che esista senza il suo contrario.
Letteratura é Italo Calvino, "Sporgendosi dalla costa scoscesa", "Sul tappeto di foglie illuminate dalla luna". É lui che mi fa capire che non ce la posso fare o forse si. Ma chi se ne frega. Sto facendo quello che si prospetta essere un lungo viaggio dentro me stesso. E mi sta piacendo. "Io chi sono?" forse questa domanda non avrá mai risposta o forse si ma c'é molta piú serenitá in me rispetto a quache mese fa. Ho imboccato il sentiero che sento essere quello giusto.
Quello che ho appena scritto non si avvicina lontanamente a ció che avevo in mente al principio.
Forse cerco solo il conforto, come ho sempre fatto. Gioco a fare la vittima pur sapendo di essere il carnefice.

sabato 5 giugno 2010

Pete Seeger o l'Ecclesiaste che dir si voglia (Nil sub sole novum)


«Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. »

Il precipizio degli empi.

L'Illuminismo é dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minoritá che egli deve imputare a se stesso. Minoritá e l'incapacitá di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro; imputabile a se stesso se la causa di essa non dipende da un difetto di intelligenza ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.SAPERE AUDE (Abbi il coraggio di conoscere -Orazio-)! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! (Gran parte degli uomini, pur essendo stati creati liberi dalla natura, si accontenta molto volentieri di rimanere "minorenne" tutta la vita. Questa condizione é dovuta a PIGRIZIA (non assumersi le proprie responsabilitá é una scelta comoda) e alla VILTÁ (non si ha mai il coraggio di cercare la veritá). In ogni caso il risultato di questa NON scelta é la facilitá per i piú scaltri ( o potenti) di erigersi ad interessati tutori di costoro.
Immanuel Kant
-"Bello ... in un certo senso illuminante ...Mi piacerebbe pero' avere una definizione di responsabilita' e verita' alle quali il testo fa riferimento.Ho da tempo la sensazione che si tenda abusare di tali espressioni dando per scontato che tutti attribuiscano loro un significato univoco ed ovvio.... Quali responsabilita' vanno assunte in quanto "proprie" dell' individuo impregnato del proprio essere umano e quali assumiamo per un falso senso di predeterminazione ... forse la vera (o per lo meno un altro tipo di) pigrizia a volte non risiede nel non assumersi certe responsabilita', ma proprio nel considerare inevitabile assumerle ... come se esistesse un modello assoluto ... forse minorenni per tutta la vita ci rimangono anche (e soprattutto) coloro che, troppo pigri per fare il grande sforzo necessario per comprendere quali realmente siano le "proprie" responsabilita' (sarebbe a dire lo sforzo di conoscersi), si accontentano di assumersi le responsabilita' che qualcun altro ha deciso di attribuire loro. In questo senso pigrizia e vilta' possono coincidere.Sono piu' preoccupato di quanto la NON scelta risulti per molti in una NON vita, che di quanto possa favorire gli scaltri ma pur sempre VILI e PIGRI potenti che ci sono sempre stati e sempre ci saranno ... Che i meno vili si facciano piu' scaltri (una combinazione forse incompatibile) o che si cominci tutti a scegliere di piu' e meglio !!!"-
-"Lungi da me l´assolutismo!! Sono cosí infarcito di teoria relativista che Papa Ratzinger non saprebbe dove nascondersi per la paura… Non esistono responsabilitá assolute cosí come non esistono veritá assolute ma solo tante diverse prospettive personali e punti di vista. Esistono invece responsabilitá soggettive e veritá soggettive che rispondono unicamente alla propria morale. Quale sia questa morale non mi interessa e non mi é dato saperlo, perché non é una sola, ma tante quanto le vite degli esseri umani. Il ladrone e il medico senza frontiere avranno morali differenti, una piú nobile dell’altra a seconda di come le si vuole interpretare ma almeno sono coerenti cono loro stessi. Se esiste un dio, sará poi lui a giudicare chi ha fatto bene e chi no. A parte che siamo troppo diversi fra noi per poterci permettere morali e responsabilitá indistintamente valide ed uguali per tutti. E meno male é cosí perché altrimenti vivremmo soffocati dal dogmatismo. Veritá e responsabilitá assolute sono ossimori in se, come la “felicitá eterna” e su questo siamo d’accordo.Questo é solo il mio punto di vista personale, che coincide con il tuo fra l’altro. Peró io volevo dire un’altra cosa. Tu vuoi spostare il tema verso altre riflessioni, affermando (e sono comunque d'accordo con te) che le veritá e le responsabilitá siano quelle che “altri" soggetti ci hanno imposto; la famiglia, il contesto culturale, la parrocchia etc etc. Corriamo peró il rischio di incappare nello stesso sbaglio di rendere “assolute” le posizioni personali “relative”, cadendo nell’errore oggetto della tua denuncia. Sfoceremmo cosí in uno sciovinismo ideologico anche noi, faremmo un pó la fine dei maiali nel libro di Orwell "La fattoria degli animali".Le responsabilitá e le veritá non seguono modelli preconfezionati ma soggettivi. Ognuno segue ció che é meglio per se stesso con un minimo di ragione, senso cívico e rispetto per gli altri e le altrui opinioni. Capisco perfettamente cosa vuoi dire con le tue parole. Prova peró a decontestualizzare il testo di Kant. Non incorriamo nell’errore di voler “assolutizzare” tutto anche noi. Egli aveva le tue stesse preoccupazioni riguardo la veritá/responsabilitá. Ma nel caso della nota, era una preoccupazione su scala sociale. Per troppo tempo la societá medievale era stata intrappolata nelle veritá e responsabilitá imposte da altri, forse piú scaltri, sicuramente piú assetati di potere. Veritá e responsabilitá predetermínate e non autodeterminate. L’illuminismo é per Kant la rivincita dell’intelletto relativo sulla schiavitú intellettuale dell’epoca, sull’imperialismo dogmatico. “State buoni perché Dio vi dará la vita eterna, non fa niente che ora state crepando di fame” dicevano i preti al popolo. Gli stessi preti che da un lato punivano chi non si piegava al dogma e dall’altro si ingrassavano grazie al dogma stesso. La societá medievale ha avuto le colpe che tu stesso sottolinei.Contestualizzando peró le parole della nota nelle esistenze delle persone taggate, il significato cambia. Il mio era un intento benevolo per farsi coraggio, prendendo ed ironizzando le nostre inquietudini di 30enni appartenenti alla copy paste generation, la quale, guardandosi indietro non vuole ripetere le esperienze dei propri genitori ma allo stesso tempo non ha una cazzo di idea su cosa vogliono veramente. Nessuna velleitá moralistica, nessun desiderio di rendere assoluta la veritá o il senso di responsabilitá. Si tratta solo di prender coscienza di chi siamo e cosa vogliamo veramente. L’unica responsabilitá é verso noi stessi, l’unica veritá é quella di guardarsi allo specchio e sentirsi orgogliosi dell’immagine che ci si trova di fronte.Nel nostro caso la paura e la pigrizia sono i nemici che ostacolano il raggiungimento dei nostri sogni, dei nostri obiettivi, nulla di piú. A volte ci impediscono anche solo di capire cosa realmente vogliamo. Spiazzati da un nulla assordante. Il precipizio degli empi. La paura di non riuscire, l’accidia che ci rende buoni teorici e demagoghi ma scarsi uomini pratici. L’incapacitá di trovare un mezzo espressivo, siamo dei Fellini che ancora non hanno trovato il proprio Rossellini. Non sto parlando di altra cosa se non forse l'egoistico senso di cercare di star bene, con noi stessi e con gli altri. Paura e pigrizia permettendo.Me ne fotto dei popoli e lo sai."-

venerdì 21 maggio 2010

Cammino per strada e le finestre mi urlano la loro disperazione. Cerco di non farmi coinvolgere ma é dura. Forse il bello dell'amare risiede in questa sofferenza. Forse le cose devono andare cosí. Un posto nella mia vita ti appartiene di diritto, i ricordi belli cancellano le incompresioni fittizie e la pressione che sento nel mio petto, che sta arrivando ad un limite insopportabile, vuole forse comunicarmi che sono vivo e che provo sentimenti. Stridono le strade, fremono i viandanti, il cervello palleggia con il mio cuore, mi destrutturo, mi sciolgo in un grido liquido, cerco una via d'uscita ma non la trovo, convivono in me l'accettazione del fato e del fatto (in sé), ma nessuna persona e nessun evento, nessuna musica, nessuna pagina di un libro mi possono togliere questa dolce sofferenza, questa malinconia che profuma di viole, gerani, cicoria e assenzio.
La speranza é una brutta parola ma la felicitá non esisterebbe senza la propria controparte essenziale, il dolore; sarebbe come un significato senza significante, un concetto vuoto.
Ed io sono un pó masochista, mi piace infilarmi nei problemi per vedere come poi riuscire a sbucarne fuori.

Bisogna bere il vino con rispetto, perché dietro c'é la fatica dei contadini che lo producono (Il Manifesto Copia Incollista).

Non ci avevo mai creduto, ero convinto che non sarebbe mai successo a me. Poi peró capita di arrivare alla soglia dei trent'anni e realizzare che anche tu sei uno dei tanti accomunati dalle stesse paure, fondamentalmente nulla ci differenzia l'uno dall'altro e che i nostri sforzi, i nostri assalti al Ben Essere, al benessere materiale e alla cosiddetta felicitá non sono altro che vani tentativi per cercare di non pensare all'assolutezza del nulla che ci attende. Non c'é nessun positivismo che tenga, non esiste nulla che la natura puó spiegare, al massimo puó alimentare le incertezze. Ho detto positivismo, sapendo bene cosa voglia dire. Qualunque affanno che perseguita l'essere umano, sempre e solo intento a produrre e consumare, si risolve, da parte mia, in un'unica considerazione: ma ne vale davvero la pena? Tutto qui?
Ma non voglio perdere o far perdere tempo dicendo ovvietá, anche se in realtá lo sto facendo. Peró avvicinadoti ai 30, la stessa etá di Alex Portnoy o Barney Panofsky si inizia ad avere una memoria storica, gli avvenimenti di una decina d'anni prima non appartengono a qualcun altro cosí come quando eri adolescente e tua madre o una tua zia ti raccontano un aneddoto di quando eri piccolino. I ricordi non sono piú solo una nube psicotropa e alienante dove lasciarsi perdere perché sicuri che ció che é stato non appartenga alla tua persona. I fatti comiciano a assumere i contorni di principi causa effetto, ti rendi conto che sei stato tu la causa, indipendentemente dall'esito dell'effetto. Inizi con i trenta anni ad usare termini come "generazione", inciampando nella stessa retorica dei nostri padri e ci si imbatte, senza volerlo, in una sorta di sciovinismo di categoria, uno sciovinismo anagrafico.
Un tempo odiavo la mia generazione, la ritenevo vuota e senza palle ma mi sono ricreduto. Adesso nenche me ne frega piú un cazzo di appartenere a qualsiasi tipo di inscatolamento dentro qualsivoglia categoria o genere che come unico effetto ha, quello di creare divisioni e odio gratuito. Questo peró é un altro problema della nostra razza, l'istintiva difesa delle proprie comunitá, un altro tema di cui non voglio parlare. In piú con gli anni, sto diventando cósí intollerante e allo stesso tempo cosí incurante di voler essere il paladino della giustizia sociale o il centro di un nuovo illuminismo umanista, che come diceva Carmelo Bene, l'immortale Bene, nichilista di razza "me ne fotto dei popoli".
(CONTINUA)
...Se ne troveró forza, coraggio, voglia.

giovedì 20 maggio 2010

"Non pensavo che ti piacessero i piccioni"

"Mi piace tutto ció che non parla"

Vittorio Gassman -The Sleepers-

lunedì 17 maggio 2010

La gente é dalla nostra parte.

L'altro giorno ho pianto pensando a Giuseppe Gatí e Peppino Impastato. Vorrei avere anche solo un decimo del vostro coraggio.
Un altro giorno sul lavoro a tappare i buchi dovuti alla mancanza di personale. Non é colpa mia se l'azienda vuole ridurre i costi. é invece una mia responsabilitá fare in modo che i clienti siano felici e soddisfatti. Siamo degli schiavi moderni ma ci hanno lavato il cervello cosí bene che non si ha piú la forza di rialzare la testa. Ad Atene le cose non vanno cosí, ma nemmeno a Bangok. Peró la gente muore, mentre io scrivo cazzate con il computer.
-"Smettila con questa mentalitá proletaria"- mi dissero. Ma io proletario lo sono, almeno nella mentalitá.
Fellini dovette aspettare di lavorare con Rossellini prima di capire che l suo mezzo espressivo fosse il cinema, cosa sará di me? Chi mi aiuterá?
La gente che lavora in aereoporto occupandosi di tenere sempre in ordine e ben allineati i carrelli porta valige, é tutta del Pakistan. Tornano in autobus insieme, tutti con lo stesso odore pungente, sono sempre di buon umore e la realizzazione professionale non sembra appartenere alle loro preoccupazioni.
Io mi sento ora come una via di mezzo fra Arturo Bandini, Kurt Vonnegut che cerca di scrivere un libro su Dresda e Barney Panofski che non ricorda di aver ucciso il suo migliore amico che scopava con sua moglie.
Nell'autobus un uomo legge il Corano e mangia dei mandarini, l'autista si pavoneggia con una bella polacca ma un passeggero si intromette ed io mi sento pieno di letteratura.
Ci svegliammo intorno a mezzogiorno. Lei tornó a casa sua ed io mi tuffai in uno dei miei soliti giri a zonzo per la cittá per vedere cosa accadesse. Era tanto tempo che non lo facevo. Tanto tempo che non mi facevo respirare dai quartieri odorosi di Barcellona. Scendo da plaza Espanya ed imbocco Paralelo per risalire nuovamente attraverso carrer del Blay. Non avevo nessuna meta prefissata ma una volta arrivato lí volevo vedere dove si trovasse esattamente il ristorante Quimet-Quimet. "Le migliori tapas di Barcellona". Allungo un pó il tragitto passando per carrer Salvá, solamente per assicurarmi che il bar Mantra fosse ancora lí. Era lí, con i suoi tappetini e lampade marocchine, gli incensi pungenti e il vino rosso acido. Magari veniamo qui domani sera dopo aver cenato alla Bella Napoli. Un bel bicchiere di Paxarán a suggellare una gran cena con melanzane alla parmigiana succose e sugose, una mozzarella di bufala trasudante latte, pizza bianca e rosmarino e carne alla modenese, con un balsamico che, seppur non tradizionale, decente e saporito. Il pensiero di quei cibi mi faceva ingoiare l'acquolina che mi si stava accumulando vicino alle tonsille.
Poi il Raval, come in un libro di Montalbán, mi risucchió letteralmente in quel vortice di odori: curry e piscio, pietra umida e polveri di lavori in corso, i kepab e le puttane di via Robadors.
La rabla del Raval era il solito crogiuolo di grida e lestofanti, ristoranti turchi e hotel di lusso eretti di fianco a ruderi cadenti. Qui di lato c'é una casa occupata da tre donne, madre di 46 e figlie di 18 e 28 anni, le quali non permettono a la legittima proprietaria di entrare in casa sua. La polizia non fa nulla e la povera donna è disperata.

-"Stiamo peggio di lei e non sappiamo dove andare"-. Cazzi vostri.

Arrivo al museo di arte contemporanea, c'erano i soliti skaters a fare acrobazie e uno di essi, poco piú grande di me, stava spiegando a suo figlio come tenersi in equilibrio. Erano stupendi. Una signora mi taglia la strada con gran fretta e va a ficcare quasi tutto il suo naso nel piatto di due poveri turisti che pranzavano serenamente. Un pó stupita la coppia si guardó negli occhi mentre la donna tornava da suo marito, rosso di vergogna gridando: -"Si si sono maccheroni"-
Vado a vedere un'esposizione su John Cage. Penso a quanto sia bello rasare la propria donna sotto la doccia. Compro un libro:
"Il Silenzio". Un tema che non mi lascia insensibile. La mia mente associa idee come un fiume in piena: Joannes Sebastian Bach, Nietzsche con l'Eterno Ritorno, la Gaia Scienza e la critica al positivismo. Pensai al fatto di sentirmi nichilista prima ancora di sapere cosa la parola volesse dire. Pensai alle avanguardie del secolo XX e alle post avanguardie, ma soprattutto pensai a cosa diceva Umberto Eco al proposito. Beethowen, Orazio e la ruota della vita, Epicuro e i piaceri della vita, Catullo e il suo disinteresse per la politica. Borgues e l'ottava nota, quella del ritorno all'inizio con tonalitá differente, pensai alla scena di 24hours party people in cui Martin Hannett vuole registrare il silenzio di fronte ad uno stupito Toni Wilson. Martin Hannett, troppo "grande" per la morte. Il Sistema Sonoro, Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, Il Libro Tibetano dei Morti, il sax di John Coltrane, le allitterazioni di Charlie Mingus e "Foggy Night".
Sulla Rambla, quella che collega Catalunya con il mare, un ragazzo con lo sguardo innamorato parlava con una busker vestita da fata. Era una scena molto bella e poetica e meritava una foto. Piú che altro erano gli occhi del ragazzo a meritarla.
Mi sarebbe piaciuto fotografare anche la Boqueria deserta, con le saracinesche dei chioschi abbassate e il pesce lasciato nel ghiaccio coperto dai panni acrilici di color bianco, con dei vagabondi che dormivano sotto le colonne, fra la puzza di orina e le scorze di verdura e i gusci dei frutti di mare del ristorante li vicino. La terrazza del Ra é piena, gli spagnoli adorano cazzeggiare al sole, seduti al bar con una birra ghiacciata. Un anno nuovo sembrava cominciare, progetti, sogni pigrizie e paure. In quel momento mi chiamó:

-"Paella al Rey de la Gamba?"-

-"Si, perché no"-

Passai prima al bar della libreria Laie a bere un buon cava di aperitivo e mi incamminai in direzione mare, pregustando giá il riso giallo di zafferano mischiarsi con gli scampi freschi.
Tutto innaffiato da un Albariño fresco. Ovviamente

Non ci avevo mai fatto caso prima.

Era una strana sensazione. Ci separavano diecimila chilometri in linea d'aria ma pensavo che sarebbe uscita dal bagno da un momento all'altro.
Talkin Heads.
Ballavo, giravo la testa c'era la sua ombra ma dietro la luce nessun corpo. Neanche l'ombra a dire la veritá. Peró ne avvertivo la presenza.
-"Adesso esce dal bagno, avrá ormai finito"-.
The Cure.
Sorrisi, sguardi, occhiate curiose, erano tutti in coppia tranne io. Le osservai una ad una. Non so quante di loro fossero veramente felici, forse lo erano davvero ed io sono il solito sospettoso. O forse no. -"Sta per uscire dal bagno"-
James Brown e subito dopo Ian Curtis. Anzi no, il DJ fece suonare prima "Let Me Stand to your Fire" di Jimi e poi i Joy Division. Fu in quel momento che coincise anche con la presa di coscienza che le Voll Damm avevano fatto effetto, unito ad uno sbalzo emozionale dovuto a quell'improvviso cambio di musiche, atmosfere, contenuti, contesti e soprattutto ritmo, che mi affacciai all'altarino stile politico durante un comizio dove stava il DJ, allungai il collo verso di lui e gli gridai nell'orecchio:

-"Come puoi farmi questo, come puoi mettermi Curtis dopo Hendrix?"-

Non sapendo bene cosa dirmi, farfuglió che per lui tutto faceva parte della "cosa", era un perfetto ignorante in musica.

-"Metti su qualcosa dei Violent Femmes"
-"Abbiamo solo una canzone e l'abbiamo giá messa prima".

Sono sicuro che non sapeva chi fosse Gordon Gano. Pero fece un paio di giocate Garage Rock anni Sessanta che mi sorpresero. Bisogna dare sempre una seconda possibilitá
Tornai a piedi fino a p.za Catalunya e fu un viaggio lungo e nebuloso. Mendicanti, spacciatori, ragazzine di sedici anni in minigonna e tette da fuori, i soliti turisti biondi e ubriachi.
Ma la cosa piú inquietante erano le piastrelle di Gaudí che rivestono Paseo de Gracia come i sanpietrini le strade di Roma. Migliaia e migliaia di occhi luccicanti. Un'ossessione, tutti rivolti verso di me.
Non ci avevo mai fatto caso prima.

domenica 16 maggio 2010

Macchie di vernice sui Wilco.

Un bambino catalano di 8 anni riassume in una frase la questione linguistica: "Yo tampoco sé que idioma hablo". Un vecchio pazzo va in giro per l'aereoporto, occhiali da sole, sciarpa fin sotto le narici e cuffie dalle quali non veniva fuori musica ma rumori insopportabili simili a frequenze radio. E lui, tranquillo, passeggiava con un'aria beatamente inquieta.
Un giovane ubriaco cerca di spiegare alla polizia la sua versione dei fatti di non so quale avvenimento ma quell'alito e quel cartone di vino stretto fra le mani gli tolgono credibilitá. Almeno di fronte alle forze dell'ordine, non certo di fronte a me.

-"Dammi un euro, dammi un euro per mangiare".

Lavoro dalle 23.00 alle 07.00 alle 09.00 ho un corso di formazione. l'ennesimo. Forse il precariato del lavoro é qualcosa di positivo, almeno non ci sentiremo mai "arrivati" e continueremo a cercare il nostro futuro. Fino a quando poi non avremo piú questo lusso. Di avere un futuro. A volte credo di non avere passioni, a volte le passioni mi fanno desiderare avere 48 ore di tempo al giorno. "Lavorare é facile, il problema della vita é sapere cosa fare dopo il lavoro"
Vedo "La Cena" di Scola coi sottotitoli in portoghese, l'amica di Mari che legge "Amercan Pastoral", Mari che legge "Fiesta Mobile".
-"Tatie. Sognavo vederti venire da me in Brasile a chiedermi di sposarmi. Vedo Hemingway e vedo te, vedo te e penso a Hem".
Magari fosse cosí mia dolce Haydley.

-"Andiamo in qualche bistrot, andiamo a mangiare qualche buon formaggio fresco e verdure della Rioja. Innaffiamo le nostre anime di Chablis e lasciamo che questa succulenta carne ci faccia venire ancora di piú la voglia di fare l'amore.
Grazie per la compagnia, il flamenco e le lagrime. Grazie anche per la tua incoerenza e mancanza di volontá. Grazie per la pioggia"-.

Che disastri combino, quanta vita ultimamente.

-"Il problema del panta rei é il mentre"

-"Anche il mentre scorre"

-"Il tuo problema e´che riesci a cambiare opinione nell'arco della stessa frase"

La speranza é una brutta parola inventata dai padroni.

Ho accumulato troppe cose, troppi ricordi, troppi aneddoti, troppa vita, troppe emozioni. Non sto seguendo i consigli di Hemingway, quel caro buon vecchio ubriacone disciplinato che si obbligava a scrivere ogni santo giorno. Il risultato é un arretrato di potenziali racconti che forse non vedranno mai la luce. Se non comincio a lavorare subito, col cazzo che l'anno prossimo andró alla fiera del libro a presentare il mio libro.
Sono vuoto e triste, spogliato dell'unica cosa bella che avevo. La vita é sarcastisca, le sue vicende ti rendono prima un nichilista e poi ti illudono facendoti assaggiare cosa é l'amore. Non si fa in tempo a ricredersi, che la vita si riprende indietro tutto. E tu torni solo.
Ma solo ci sono sempre stato. Cosí moriró. Come tutti.

-"Era un ragazzo che aveva "tutto", casa di proprietá, posto in banca, 3000 euro al mese. Beveva. Troppo. Con un grammo di cocaina faceva due piste. La madre si suicidó due anni fa. La donna lo ha lasciato l'anno dopo. Lo hanno trovato, cadavere da ormai tre giorni, nel suo appartamento, con il viso ricoperto di formiche e la bottiglia di J&B rovesciata sul comodino"

Leggi ad listam per salvare Formigoni e quell'altra sindacalista fascista. Anemone, Scajola, corruzione e mafie,
posso subire tutto questo con mille euro al mese?
Posso pagare le tasse se la Guardia di Finanza si fa corrompere da costruttori e attuali presidenti del Consiglio?
Appalti, favori, puttane e squallore. Preti pedofili e Legionari di Cristo. Ma Gesú avrebbe mai accettato la parola legionari? proprio loro che si giocarono ai dadi la sua veste? Ratisbona, il fratello del Papa che picchia minori, Fastweb, il piú grande scandalo della storia in termini economici, gente che ride dopo il terremoto de l'Aquila per tutti i soldi che guadagnerá con gli appalti, inventarsi un legittimo impedimento per aggirare la bocciatura dell'incostituzionale lodo Alfano. Di Girolamo, Mills e le "assoluzioni" del TG1, Minzolini e il vice direttore de Il Giornale, dove esiste il limite, perché la corruzione annienta cosí tanto la dignitá?
Ma a me, in realtá, cosa cazzo me ne frega di questi personaggi? Cosa apporta alla mia vita questo spreco di energie?
Io desidero solo un lungo arcobaleno che unisca Sao Paolo do Brazil con Barcelona, vorrei scivolare lungo questo iris e ritornare ad abbracciare la persona che amo.

giovedì 8 aprile 2010

La nostra sofferenza non ci ha reso persone migliori.

Tre passeggeri in sedia a rotelle costretti ad aspettare l'assistenza per piú di un'ora dopo l'atterraggio. Un altro rincorso dalle hostess nella sala d'imbarco per aver rubato un giubbotto salvavita. Un pazzo che si accende una sigaretta in volo e viene denunciato. kili e kili di cocaina, che facevano la spola Bogota-Barcelona e che giungevano al mercato con l'ausilio degli scaricatori di valige. Il passeggero numero 10 del volo Barcelona-Cluj Napoc che viene costretto a scendere dall'aereo dalla polizia, quando ormai era sicuro di fuggire immune dalla Spagna. Juan gioca a domino mentre l'ordinaria follia dell'aereoporto continua imperterrita la sua ruota oraziana.
Tutto passa, anche il dolore.
Il presidente Napolitano intanto mette la sua firma sul decreto che rende effettivo il legittimo impedimento.
Viva l'Italia.

martedì 30 marzo 2010

Avevano oraganizzato una calcotada, ma hanno mangiato i calcots prima.

Ancora una volta le coincidenze, la dea casualitá o i miracoli, chiamateli come volete. Domenica scorsa, in una spiaggia vicino la Barceloneta scopro che la cinese moglie del titolare del bar all'angolo di casa mia é anche una delle centinaia di donne cinesi che come lei gridano -"Masage, masaaage!!"- e offrono mezzora di ottimi massaggi a 5 euro. Una vecchia cicciona cedette alla tentazione e si fece palpeggiare i rotoli di ciccia cellulitosa con le tette che le cadevano da sotto le ascelle. Io e Wendy morivamo dalle risate.
Forse compro una vespa per andare a lavorare.
-"Se comprassi una Vespa, verresti con me in Francia?"- Juan seduto sullo sgabello ed il cinese, giocano al domino appoggiati al bancone del bar. Il chino mi guarda e comincia a ridere con quella sua risata grassa e larga.
-"Gli ho insegnato io a giocare a domino e adesso mi batte sempre"- si lamentó don Juan. Un signore in giacca e cravatta ride con sufficienza dall'alto della sua ignoranza e dei suoi pregiudizi. Io invece mi godo tutta la poesia della scena. -"Puta integración"- come gridó un ubriacone argentino l'altro giorno. Quella strana coppia di cinquantenni dove lui sembra molto piú anziano, bevono birra ogni pomeriggio e chiacchierano a lungo. Stefano Lodi, gli essere umani sono luce, vivere in fotogrammi di uguale iportanza, non disdegnare le cose semplici, spazzare per terra ,la bottiglia, l'ottava nota, la quarta via, gli shock emozionali, i frammenti di un insegnamento sconosciuto e gli incontri con uomini straordinari; le incredibili connessioni. Oppure no. Tutto torna, oppure no. Lo Chablis e le telefonate alle tre di notte.
-"Ho sognato che andavo via"-
-"Peró andrai via per davvero"-
-"Lo so"-
-"Andiamo da qualche parte che sono due giorni che non mangio"-
Una cena da Pierdi con spaghetti allo scoglio e vino bianco ghiacciato, il mirador del Migdia, un album di inediti di Jimi Hendrix "Valley of Neptun", anno 2010. Inediti per davvero. Con lo stesso tecnico del suono di allora in sala a mixare. Un capolavoro di suoni, una dolcissima fusione fra digitale, analogico e corde di metallo incendiarie. Scariche di elettricitá e feedback. Il potere dell'immaginazione di Fellini. Si Fellini, forse sei tu la soluzione ai miei mali. Jung. L'immaginario collettivo. Quella donna che legge Jung nel metro. Io e wendy ci guardammo stupiti. Un gruppo di brasiliani si muove a ritmo di capoeira. Percussioni, onde. Sole e saudade. 5 concerti di jazz stanotte, da Verdaguer al Raval. La mostra su Fellini e quel video di un suo film con un ragazzino efebico e riccioluto che suona "Don't think twice it's all right", stonatissimo ma musicalissimo. Stiamo perdendo il tempo dietro a false morali e demagogia. Per non parlare delle felicitá artificiali e deprimenti. L'insostenibile leggerezza degli italiani, che alle regionali fanno vincere la Polverini, candidata che a quelle elezioni non poteva partecipare. L'ennesima illegalitá e Milan Kundera, che Bee sta ora leggendo. L'ennesima coincidenza, lo stesso circolo di una vita.
"Lei mia bella ristoratora, fa il mestiere piú bello del mondo, eppure, stasera é un pó malinconica. Ma perché? Forse il desiderio nuovo di felicitá? Peró attenti perché poi quando questo desiderio sembra essere una possibilitá, lí son dolori, lí comincia l'infelicitá".-
Vittorio Gassman, "La Cena", Ettore Scola, 1998.

venerdì 19 marzo 2010

-"Non ho alcuna particolare abilitá ma solo il desiderio di vivere umanamente".-


M.A. Bulgakov

mercoledì 17 marzo 2010

-"Perlomeno é decente"-
Dio, la decenza, una parola che avevo quasi dimenticato.

martedì 16 marzo 2010

"Lei a cosa si dedica?"- "A cercare qualcosa cui dedicarmi".

-"Tieniti libero venerdí, usciamo, ho bisogno di ubriacarmi e non da solo, una sana fiesta. Ho un'angustia insopportabile che non mi lascia neanche respirare"-.
-"Dobbiamo imparare dai momenti di angustia. Non rifuggerli ma goderli. Quando dici di non sentire nulla, menti. Definiamo nulla ció che non ci piace sentire. Goditi questa angustia, assaporala, lascia che penetri nelle tue pagine in attesa che la sua controparte essenziale, la felicitá, torni a farti visita.
É la non Morte"-
-"Qusta maledetta poeticitá. Non capisco perché non riesca a godermi la vita. Riconduco tutto alla sofferenza. Se non soffro, se non ho ansie, é come se non mi sentissi vivo. L'amore é una trovata pubblicitaria; l'unico, quello vero, é il non corrisposto.
Altrimenti non esisterebbe la letteratura"-
-"Per la prima volta sento il desiderio di proseguirmi"-.

sabato 13 marzo 2010

Un bar, con angolo lettura e piccola biblioteca, vendita dischi, piccolo stage per concerti e jam sessions.

La spatola della madre di Portnoy, il mestolo di Panofsky, i prosciutti appesi della champañería, la Barceloneta con le tapas ed il mercato, il tonno che scarseggia a causa dell'aumento del consumo del sushi. Il Raval che ti sorride con un coltello nascosto dietro la schiena, sbagliarsi sugli amici, sugli amori, su se stessi; Le improvvisazioni jazz a 7,50 euro in un bar di fronte alla scuola di musica. Il ritorno alle, il ritorno delle droghe, bluse verdi e donne senza pantaloni.
-"Secondo te sono una brava persona?"- mi chiese in lacrime. Cosa mai voleva dirmi?
I colloqui di lavoro, scarsi e sfortunati. Le corse, i ritardi, i passeggeri, le degustazioni di Johhny Walker. La sfiducia e il credere che, banalmente, va toccato il fondo per risalire. Io ti do la mia solitudine ora, domani mi darai la tua. L'amore ai tempi del precariato.
La letteratura e l'immaginario rimpiazzati facilmente dalle impellenti necessitá fisiche. Il corpo che reclama e vince sulla ragione. "El sucio siempre gana".
-"Cazzo Nigri, stiamo maturando. Sto anche pensando di comprarmi casa"- disse.
No, no no anche tu! Hai trent'anni e la gente si aspetta cose da te. Cose come una casa per esempio. Sono io ad essere in ritardo o il concetto di tempo é mal interpretato, corrotto da dietrologismi culturali vecchi e stantii come la naftalina negli armadi delle vostre nonne, se ancora ne avete. Di nonne dico. O sono tutte scuse. Ho pensato ad una scena di Roma Cittá Aperta.
-"Da un lato sono contenta, perché il precariato lavorativo non é una cosa che riguarda solo me. Non é colpa mia e c'é un sacco di gente nelle mie condizioni. E questo mi consola. Dall'altro ho paura, perché non vedo una via d'uscita"-.
Lack of Afro, Calexico, Baby Charles, Nina Simone, Odetta, Gene Vincent, Bob Dylan i Fleetwood Mac (con Peter Green ovviamente), The Pretty Things, gli ascolti consigliati per oggi. Cosí potró sopportare il senso di vomito per i legittimi impedimenti, protezioni civili spa, leggi ad listam, direttori Rai, Agcom, dittatorini nei labirinti dei propri tramonti personali. Cosí posso sopportare il peso di vedere infrangersi i sogni dei quasi 90enni italiani, che vedono lo spreco delle lotte della Resistenza, se il risultato é questo che abbiamo adesso.

giovedì 11 marzo 2010

Le storie incredibili del centro recupero per ragazzini con "difficoltá" dove lavora la mia coinquilina. C'é una tredicenne, trovata stesa per terra alla stazione di Sants, vestita solo di un gilet, stordita dalle droghe dopo che vari individui l'avevano ripetutamente violentata.
Tredici anni, Cristo.
Non era la prima volta che giungeva al centro anzi, a giudicare dalla confidenza con la quale si rivolgeva agli "educatori" sembrava essere di casa. -"Devi vedere come questa ragazzina si rivolge alla madre. La manipola a suo piacimento"- Ci sono poi delle ragazzine marocchine, sveglie e dai gran sorrisi, appositamente spedite in questi posti dalle madri perché ricevano un'istruzione, cosa quasi impossibile per loro in nord Africa. Poi magari ci vien fuori la cittadinanza spagnola. Poi magari un giorno riescono a venir fuori da quella povertá. Sveglie, attive, dinamiche e curiose, approfittano di questa esperienza per migliorare la cultura personale, imparare una lingua, costruirsi un futuro degno. Lontano dalla povertá e dai pregiudizi. -"Anche in questo caso le donne sono piú furbe dei maschi; i ragazzini si mettono quasi sempre in mezzo alla strada e passano il tempo tra furtarelli, microcriminalitá, droga. Le marocchine preferiscono il centro, dove non manca mai un letto e un pasto caldo".- Una ragazzina cinese si trovava lí semplicemente perché alla sua etá, qui in Europa, la gente va a scuola. I genitori la facevano lavorare fin da quando aveva otto anni. Famiglia di commercianti ai quali non mancano i soldi. Per questo la bimba aveva sempre bei vestitini alla moda comprati dalla madre. E lei, quindici anni, tira fuori cose come: -"Mia madre crede che avere dei bei vestiti sia la cosa piú importante per me. Ma lei é troppo stupida per capire quali siano le cose veramente importanti"-. Infine quella di quattordici anni, rimasta incinta a tredici, che con linguaggio di strada spiega le ragioni del suo aborto: -"Che cazzo avrei dovuto fare s no? Eh? Dimmelo tu cosa avrei dovuto fare, io tredici lui quattordici, fra un mese non saró piú con lui e magari staró scopando con qualcun altro. Come posso volere un figlio da lui? Non avevo altra scelta, ho racimolato come potevo 500 euro e via a togliermi chirurgicamente il problema"-.
Romanticismo and Modern Times.

Ti devo parlare.

Mi sento come un paziente al quale sono stati diagnosticati due mesi di vita. Al massimo due mesi se tutto dovesse andare bene. L'ansia e la paura ti travolgono. Stai per tendere verso l'assoluto. Sei sempre stato cosciente di questo ma non l'avevi mai vissuto, diciamo, cosí in prima persona.
La tua data di scadenza. Sei come lo yogurt.
Una volta peró accettato il dato ti fatto, l'inevitabile evidenza, lo scontato finale, vivi una pienezza dello spirito mai conosciuta prima d'allora. Sento le stesse sensazioni di quel paziente. Mi sento come dentro di un'automobile che cappotta in una scarpata, sento il sapore di vetri e terra, sento una paralisi che lascia il corpo freddo come le mattine di dicembre. Quando muore anche la tua capacitá di amare, il tuo sonnambulismo emozionale. Lo stadio intermedio pre mortem secondo gli antichi tibetani.
Sono in bilico fra il non piú ragazzo e il non ancora uomo. Come diceva Carofiglio. Tyler Durden e Alex Portnoy sarebbero d'accordo.

mercoledì 10 marzo 2010

Lisboa.

Jim Jarmusch, Roberto Benigni, Tom Waits, Robert Frost, Bob Dylan, Johnny Cash, la signora slovena alla quale han rubato la borsa, i serpenti che ti vengono in sogno e se non li uccidi faranno in modo che qualcuno ti tradirá presto, una vecchia ubriaca che dorme nella metro, dimentica una borsa di plastica, un poliziotto in borghese mi mostra il distintivo e la porta via, -Il Libro Tibetano dei Morti-, Maus di Art Spiegelman, Aushwitz, Katowice, le coincidenze mortali e liberatorie, le leggi "Ad Listam" e i "Legittimi Impedimenti", la mostra di Fellini al Caixa Forum, Lisbona e le sue maledizioni, Roma cittá aperta, la Magnani, il lavoro, gli amori, -é tutto qui?-, il regista di 24 hours party people, quell'altro suo film, A L L U C I N A N T E, "Jude".
Tognazzi e Gassman. "In nome del popolo italiano", Risi alla regia.
Il mio ragazzo é un Buddha, i miei amanti, scatole di cioccolatini. Le pareti bianche della mia stanza, le mie foto in bianco e nero, Robert Johnson.
Per oggi mi han salvato i Dire Straits con Six Blade Knife.
Finalmente ho capito a chi somiglia la mia coinquilina; lanciando per caso un'occhiata al suo portatile ho visto che utilizza come sfondo lo scheletro protagonista di quel film animato diretto da Tim Burton. Non ricordo il nome.
Inconsciamente o realmente consapevole, lei lo sa. Di somigliare allo scheletro voglio dire. O forse vorrebbe. o forse si influenzano mutuamente.
Giacca, cravatta, l'uniforme della compagnia, pronto per andare a lavorare.
Oggi c'é sole ma domani nevicherá. Considerevolmente.
Dopodomani il sole di nuovo. Su due panchine adiacenti, due signore anziane sedevano tranquille, ognuna per conto proprio. Una stava preparando un maglione con i ferri. L'altra controllava gli scontrini della spesa. Un raggio di sole passava attraverso il ponte di ferro e il triangolo descritto da quella luce filtrata, illumanava i loro visi.
La signora con i ferruzzi sembrava piú rilassata. Juan delirava ubriaco al bar sotto casa.
V, gran brava persona. Erano almeno 7 oppure 8 settimane che non lo vedevo. I suoi timori, i suoi 29 anni, le sue paure, gli obiettivi e la mancanza dei tali, la relazione con le donne, la sfiducia nell'amore che inevitabilmente porta a desiquilibrare, anzi no a creare dei pregiudizi nei rapporti (contrariamente alla percezione della propria morale, /la percezione, non come realmente é come essere umano pensante dico). L'inerzia. L'accidia. La paura. L'incoerenza. La possibilitá di percepire, l'impossibilitá del capire.
Mi sfogai con lui, perché avevo paura delle stesse cose. Mi fece bene parlarne. Fa bene parlare con qualcuno se si condividono le stesse paure. La sua donna lo ha tradito per fare un trio.
Trio che, ovviamente, non comprendeva lui. "Le corna sono come i denti", diceva un ubriacone sposato da quarant'anni con una prostituta. "Fanno male quando escono ma poi ti aiutano a mangiare".