venerdì 30 dicembre 2011

Intervista a PATTI SMITH 2005

Capelli corvini e occhi perennemente chiusi, solchi profondi sul viso come testimonianza ineluttabile di una vita dissoluta, sempre affrontata con ardore e  passione per la musica, per la poesia, per il teatro e l’impegno politico. Patti Smith, la 'sacerdotessa' del punk, colei che ha risollevato le sorti della musica rock conducendola ad una nuova vita e divenendo una delle più illustri rappresentanti di quel movimento che, a giusta ragione, venne chiamato 'new  wave', sbarca al Mu.Vi. di Modena con la sua band di stelle. Ad accompagnarla infatti, oltre al solito Lanny Kaye, ci sarà Tom Verlaine, voce e chitarra storica (nonché suo ex-compagno) dei Television. Disponibilissima nonostante il mito che la circonda, affabile e ben lucida nel riconoscere e denunciare i mali che circondano il frenetico vivere moderno, la Smith deve la profondità poetica dei suoi testi all’influenza che viene dagli scrittori della Beat Generation. Proprio da questo tema parto per la prima domanda...



Mentre Allen Ginsberg era sul suo letto di morte in agonia, tu eri li ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio leggendogli i "Cantos" di Ezra Pound. Posso chiederti quale in particolare? E soprattutto, quanta influenza ha avuto sulla tua maniera di scrivere la Beat Generation, di cui Ginsberg era un illustre portavoce?

Ho avuto l’enorme fortuna di avere come amici e maestri tutti i più importanti rappresentanti della cultura beat. Ho tratto tantissimo insegnamento dalla loro maniera di scrivere e vivere. Allen è stato un grande poeta ma anche un fervente attivista politico. E devo anche a lui il mio impegno in tal senso. Non ricordo esattamente quale poesia gli stessi leggendo in particolare, anche perché durante le lunghissime ore della sua agonia gli ho letto tantissime cose, da Blake a Pound a Orlowsky. Ricordo però che sul suo letto campeggiava un’enorme fotografia di Walt Whitman, suo grande maestro. Poi pacificamente, con al suo fianco Gregory Corso che gli chiedeva disperatamente di non morire, ci ha lasciati per sempre.

Cosa è cambiato a New York, la stessa città dove tu negli anni ‘60 facevi i primi esperimenti di teatro free form unito alla musica, rispetto ad ora, dopo l’undici settembre?

Essenzialmente è diventata una città molto più costosa, dove si fa fatica a vivere. Prima era più facile per la gente poter dare libero sfogo ai propri fervori artistici perché tutto era più economico e vi erano centinaia di 'factories' dove i giovani artisti potevano conoscersi e confrontarsi, anche senza troppo bisogno di tanto denaro. Io ho lavorato per anni in un negozio di libri, ho dormito sola nei parchi e nessuno mi ha mai dato fastidio. Adesso  esiste troppa disparità nella distribuzione del denaro, c’è gente che muore di fame per strada e gente che va in giro con borse di Chanel. In più esiste un clima di costante paura alimentato dall’amministrazione Bush, la quale invece di trarre un insegnamento positivo dalla strage delle torri, si è mossa solo ed esclusivamente ragionando in termini di vendetta, senza interrogarsi sul perché ciò era avvenuto, senza riflettere sulle proprie colpe.

Cosa pensi delle nuove leve del rock attuale? Secondo me hanno ereditato dalla tua generazione solo il 'divismo' da bambini viziati, così come denunciava il grande Lester Bangs, ma non la carica passionale e la qualità della musica.

Questo è vero ed è dovuto al fatto che i giovani vengono condizionati dal mercato, che pretende un certo tipo di musica. Pensa ad MTV. Vogliono e pensano solo ai soldi. Gente come me o Lester Bangs, pensava invece di ribellarsi allo show business, mentre le nuove leve trovano più difficoltà nel farlo. Vengono tutti un pò sfruttati. Il rock’n’roll deve riprendersi la sua voce e la gente deve capire che ha il potere di cambiare la politica, la musica, l’arte, basta solo che lo si voglia davvero. You know, people have the power..

A questo punto mi concedo il lusso di fare una domanda banale ma che comunque mi incuriosiva. Del resto non è che capiti tutti giorni di sedersi ad un tavolino con la 'sacerdotessa', quindi mi sono goduto tutti i privilegi del fatto stesso di trovarmi li con lei e, come se stessi parlando con una vecchia amica, le ho chiesto...

Patti, oltre che cantante e portavoce fondamentale di quel gruppo di band che diede vita alla new wave, tu puoi essere considerata a tutti gli effetti una poetessa. Ami la poesia e hai conosciuto molti fra gli scrittori americani contemporanei più significativi. Come nascono dunque i tuoi  testi?

Mah, diciamo che hanno diverse origini, cambiano a seconda del tipo di canzone; l’ultimo album ("Trampin", ndr) è stato per esempio completamente ispirato da un episodio tragico della mia vita recente e cioè la morte di mia madre. Ma non si tratta solo di questo; l’album è anche un pretesto per parlare del rapporto madre e figlia in generale, dato che anche io sono una mamma ed in quanto tale mi immedesimo in tutte coloro che quotidianamente perdono i propri figli laggiù in Iraq. In sostanza i miei temi nascono da sentimenti classici e attualissimi come la famiglia, l’amore ed il suo contrario, la guerra.

Oltre che musicista e poetessa, sei anche una brillante pittrice. I tuoi dipinti recenti hanno un pò perso il carattere sessuale degli esordi e la tua tecnica, all’inizio molto più 'grezza' e diretta, risente cospicuamente dell’uso dei moderni computer. Come è dunque cambiata la tua maniera di dipingere?

A dire la verità, utilizzo il computer solo per la rielaborazione in digitale di alcune fotografie. È invece vero che i miei quadri hanno perso parte dei richiami sessuali che caratterizzavano i lavori di trent’anni fa, ma questa è una naturale conseguenza del fatto che sono invecchiata, mentre allora ero nel pieno della gioventù, intenta a scoprire me stessa anche attraverso la liberazione sessuale. Attualmente sono più concentrata verso l’esterno e meno introspettiva. Molta ispirazione mi nasce dai terribili fatti dell’11 settembre e dal dolore delle tante famiglie distrutte. 

Ritorniamo alla musica. Esiste qualche gruppo che ti emoziona e che puoi considerare come erede della new wave?

Mio figlio!! No, scherzi a parte, non mi sento di dare un giudizio del genere: il rock’n’roll mantiene sicuramente inalterato il suo significato sociale, ma non so dirti chi è l’erede di quel grande movimento che è stato la cosiddetta new wave, non sta a me dirlo.

Beh, comunque saprai sicuramente che le ragazze che fanno parte del 'Rock Riot', ti ritengono indiscutibilmente la loro ispiratrice e maestra...

Certo, e in questi giorni dovrò volare a Seattle dove mi consegneranno un premio di riconoscimento. Che carine!

Finita l’intervista non posso non chiedere a Patti di concedermi alcune foto con lei, anche se il tempo era poco e doveva raggiungere Tom Verlaine e Lenny Keye per il sound check, che naturalmente ho seguito interamente. Era un’occasione che non potevo perdere. Ma un ricordo che difficilmente potrò cancellare dalla mia mente sono stati quei suoi fantastici ed espressivi occhietti, che tenuti quasi perennemente socchiusi durante i trenta minuti che mi erano stati concessi, stranamente si aprirono e mi sorrisero quando le chiesi un autografo sulla mia personale copia dei "Cantos" di Pound. Il concerto in serata  è stato qualcosa di galvanizzante: nonostante il funesto ed ingiusto scorrere degli anni, Patti ha conservato interamente la sua voce graffiante, come ai bei tempi di "Horses". E dire che sono passati già trent’anni...




Claudio Nigri

Contro l’usura nessuno ha solida casa
Di pietra squadrata e liscia 
Per istoriarne la facciata
Con usura 
Non vi è chiesa con affreschi di paradiso
Harpes et luz
E l’Annunciazione dell’Angelo
Con le aureole sbalzate
Con usura
Nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
Non si dipinge per tenersi arte 
In casa, ma per vendere vendere
Presto e con profitto, peccato contro natura
Il tuo pane sarà straccio vieto
Arido come carta,
senza segala né farina di grano duro
usura appesantisce il tratto
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA

CANTO XLV
di Ezra Pound