mercoledì 29 aprile 2009

Moanin.

Era la seconda volta si presentava in uno di questi centri di cui Barcellona è piena per mostrare le proprie foto, nella speranza di esporle un giorno.
Nessuna esperienza tanta passione. Gli avevano detto di trovare un tema, un filo conduttore che potesse legare le varie immagini.

Chiaro. La trovava molto giusta come cosa.

Il punto è che non si era mai realmente soffermato nel ricercare un tema per le sue immagini, dato che l'immortalare le cose dentro il suo obiettivo erano per lui un semplice passatempo che gli permetteva di ridare valore estetico alle cose che magari non ce l'avevano.
Era altrettanto insita nella sua passione per la fotografia, la capacità espressiva di questa arte.

A volte si commuoveva con le foto.

Poi un giorno l'illuminazione: guardando le geometrie di due antiche scalinate bianche che facevano da cornice ad una delle sue tante foto capì tutto.
Ci vide dentro inanzitutto quella che da sempre è stata la sua filosofia di vita. Il rifiuto totale deì pregiudizi e delle generalizzazioni (o le "banalizzazioni a prescindere").
Ci vide uno dei temi che più gli stanno a cuore e che tanto avevano influenzato tutti i suoi ragionamenti: la sadica e magnifica ciclicità del tempo, le stagioni di Walt Whitman che ritornano.
L'Aleph e l'Eterno Ritorno.
Era sempre stato affascinato dal fatto che il contrasto fra i contrari, fra gli opposti, fossero il segreto per scoprire la verità. L'importanza del relativismo, nonostante qualche Demone vestito di bianco ci dice di no.
L'importanza dei punti di vista differenti che devono sempre essere presi in considerazione. Tom Robbins e Matilde. Chuck Palahniuk e gli Afterhours ed Erasmo da Rotterdam, tutte queste cose si fondevano nella sua mente.
Il suo passato ed il suo futuro.
Guardava la medaglia e capiva che andava vista da entrambi i lati per poterne percepire l'interezza.
Vedeva le diverse architetture (appartenenti a stili ed epoche diverse) e si convinceva di come il "compromesso" fosse l'unica via per la fine delle lotte fratricide fra gli esseri umani.
Guardava la foto di una funivia sospesa nell'aria e si sbigottiva per lo shock che può provocare la semplicità.
Semplice come la verità.
Pensava alla sua come ad una fotografia musicale.
Pensava al becero urbanismo come forma per spiegare una canzone.
L'Aleph. Ossia il tutto.
L'esplosionismo cosmico dell'amico di Hrabal che dai rifiuti creava sculture stupende.
Gli piacevano i ragionamenti lunghi ed estremi così come le canzoni strumentali lunghe e dilatate all’infinito, dove ogni strumentista lasciava libero sfogo alla propria immaginazione e dove il flusso sonoro e caotico che sgorga da una chitarra blues ed elettrica, dopo quattro minuti di improvvisazione selvaggia, ritorna al tema centrale del riff iniziale.
Era sensibile al tema del caos ordinato, del caos arregimentato, del fuorismo totale legato però ad una certa logica.
Per questo amava “Marquee Moon”, per questo amava “Serenade to a Cuckoo”, “Heroin” nella versione di Rock’n’Roll Animal o “Who Do You Love” di Bo Diddley, sia nella versione dei Quicksilver Messanger Service sia in quella più garage e psichedelica dei Woolies.
Vedeva una foto e ci ascoltava il sax di Coltrane o la tromba di Miles o la chitarra di Tom Verlaine.
Poteva amare la prosa asciutta di Hem o il (a volte) prolisso Faster Wallace.
Del resto era così anche con le donne. Ogni donna era per lui una musica sublime (se mai arriverai a leggere questa riga sappi che tu per me sei "A Love Supreme").
Siamo il tempo che ci resta.

Gli accettarono dodici foto.
Forse dicendogli tutte queste cose doveva aver un pò rincoglionito i coordinatori del centro culturale dove le avrebbe esposte.

Uscì in mezzo alla strada.
La cattedrale sbucava fra lo scorcio creato dai palazzi. La mole degli edifici oscurava il sole e l'umidità che impregnava le pietre gli fece sentire freddo.
Ma ribolliva di fuoco sacro dentro. Un calderone di brodo bollente, ossa e liquame.
Girato l'angolo, la dea Casualità gli regalò l'ennesima fortunata coincidenza: c'erano tre musicisti stesi sulla strada con i loro strumenti. Un sax, un trombone e una chitarra. Si fermò e vide che il cappello dove dovevano esserci le offerte era tristemente vuoto. Ci mise 80 centesimi, era tutto quello che aveva. Loro sorrisero, ringraziarono e attaccarono "Moanin" di Art Blakey and the Jazz Messenger. Non ci poteva credere, erano giorni che ascoltava questo pezzo quando era a casa e lo adorava sempre di più. Gli sembrò un segnale divino.
Una ragazza, l'unica altra spettatrice, battè le mani insieme a lui alla fine del pezzo.
Il cameriere e la cameriera del ristorante di fronte alla piazza erano vicino ai bidoni della raccolta differenziata e si guardavano negli occhi con una tenerissima passione.
Se li immaginò correre a casa sotto il sole, per andare a fare l'amore.
La dignità della semplicità, il revisionismo del concetto di amore.
Stasera vedrà degli amici e si farà festa.
Ci sarà anche lei e questo lo riempì di felicità.

domenica 26 aprile 2009

Scambi di Coppie.

Abbiam fatto l'amore la settimana scorsa e ieri sera ha già scopato un altro.
Io dal mio canto sono l' "altro" in un contesto emozionale diverso.
Voglio passeggiare di giovedì mattina con la mia donna e il mio cane, voglio essere single fino a 40 anni.

Lester Bangs.

Cosa penseresti adesso, vedendo lo sfacelo della musica rock attuale, se già 30 anni fa, uno Stiv Bators sanguinante sul palco con la tipa che glielo succhiava davanti al pubblico ubriaco e drogato ti sembrava già una copia senz'anima di Iggy?
Dimmi cosa penseresti?
Cosa pensi?
Cosa devo fare?
Atrimenti sarò costretto ad infilare lo spinotto della mia elettroacustica nel Marshall da 60watts.

sabato 25 aprile 2009

Il ragazzo con la chitarra alla fermata del Liceu incantò con tre accordi la gente in attesa della metro.

il muto voleva prendere parte alla conversazione ma potè solo scrivere "Glenn Miller" sul retro dello scontrino.

Due uomini dai tratti latini erano in strada, appena affacciati sulla soglia dei ristoranti dove lavoravano. I locali erano esattamente adiacenti.
Il loro compito era quello di "catturare" letteralmente dalla strada i potenziali clienti.
"Buongiorno signore vuole mangiare il pesce più fresco di tutta Barcellona?"
Stavano litigando ferocemente. O meglio era solo uno quello che aveva perso completamente le staffe mentre l'altro se la rideva allegramente, senza dare peso alla questione.
"Questa sera ti darò una lezione ancora peggiore di ieri! Te la farò vedere io quanti clienti ti soffierò".

domenica 19 aprile 2009

Il barista 47enne di un bar di plaza Espanya si venderebbe per molti meno soldi di Keith Richards.

La teoria degli uomini ordinari e straordinari e l'ideale estetico che si muovevano nella mente delittuosa di Raskolnikov, sono state le prime cose che mi hanno impressionato nella lettura di "Delitto e Castigo".
Ma un concetto è rimasto nella mente anche successivamente. Il concetto secondo il quale una delle cose in assoluto più tristi che possano capitare ad un essere umano sia quella di possedere un certo talento ma non una particolare genialità.
Struggersi perchè vedi la luce in fondo ma non riesci a raggiungerla.
Percepisci la grandezza, condividi l'idea di fondo, ma non riesci ad afferrarla come vorresti.
Talento senza genio. Neanche il talento quasi sempre.

Poi penso a Kerouac e "Scrivere Bop".

La sua precisa riflessione sul genio e il talento è semplice ed efficace. Il genio, lo dice l'etimologia stessa della parola, è colui che "genera", che "crea".
Colui che porta il nuovo.
Il talento è semplicemente colui che riproduce perfettamente ciò che il genio ha già dato alla luce.
Grant Green è un genio, George Benson, Pat Martino sono talenti (bè no cazzo, Pat Martino, con tutto ciò che gli è capitato è un genio!). Chuck Berry è un genio, Keith Richards è un talento (ma forse Wood lo è di più mentre Richards, a parte sapersi vendere meglio, ha solo avuto quel tocco in più, ha qualcosa che Wood non ha che lo rende diverso, mitologico, più vicino alla divinità.
Otis Rush e Jimi Hendrix sono molto più geniali di un talentuosissimo Page.
L'intelligenza romantica, quella classica e la Qualità di Pirsig.

"Alcune delle tue foto sono buone ma molte, sinceramente, non riescono a comunicarmi nulla. Devi prendere un tema e svilupparlo, focalizzandoti solo su quello. Ho notato che ti interessano i contrasti fra architetture di diverso stile. O gli spazi vuoti (vuoti in maniera assordante aggiungerei io), amplia l'idea, sviluppa il concetto."
La fotografa professionista fu più diretta e mi "spezzò le gambe" in più di una occasione. Era spettacolarmente sincera quando sentenziava che alcune foto erano per lei autentiche cagate.
Ma era altrettanto bello vederla quando, se una foto le piaceva, tirava fuori tutta la sua passione nell' esaltarne i punti forti. Gesticolava di fronte al computer e mi spiegava giochi di linee, luci e spazi che non sospettavo minimamente esistessero al momento di fare la foto.
è una sensazione rigenerante quella che si prova al ricevere critiche costruttive (subito dopo aver assorbito il dispiacere, che ovviamente resta la prima emozione che si prova nel veder non apprezzato un tuo lavoro).
So in che direzione andare adesso.
Più o meno.
Era una notte in cui alla fermata della metro di Liceu, un solo ragazzo con la sua chitarra incantò una folla di gente in attesa alle opposte banchine con le armonie più belle che avessi mai sentito tirar fuori da una sei corde spagnola.
Era incredibile e la gente applaudiva tutta.

martedì 14 aprile 2009

Sogni e sifoni, pasta con le zucchine.

Le vacanze sono state rapide ed intense.
Lavoro e fiesta locura e self control.

1000 foto e un blog nel mentre.
Flamenco ed elettronica, ristoranti giapponesi e caseros catalanes. Bei bar e situazioni ambigue. I solchi profondi scavati sui visi della gente in coda all'ufficio del Comune per ricevere la cassa integrazione.

Amici che vanno e amici che partono. Simulazioni d'amore.
Fatti sentire per una birra al tuo ritorno.

venerdì 10 aprile 2009

La frase del dia.

"Se hai saputo vendere in Italia, saprai vendere ovunque".

A London Gatwick c'è un televisore rotto.

Le solite bugie, le solite banalità, il ripetersi sempre uguale delle cose, la prevedibilità di alcuna gente unita allo sfortunato covergere di alcune coincidenze stanno estorcendo il bene più grande che possiedo: la mia ironica serenità la stessa che in passato mi ha regalato curiosi sorrisi. Debiti insolvibili e soldi persi per autentiche cazzate sfortunate figlie anche di una maniera immorale di fare capitalismo. Non escludo le mie colpe, le maggiori responsabili ma grido anche contro le mie sfortune.
Dipendenti che non dipendono, famiglie sul lastrico, giovani che invecchiano rinnovando contratti a oltranza.
Un gatto che mi vomita per casa.
Ancora non so se amo troppo o non ami affatto.
Sento il suono di una chitarra scordata ma avverto la passione con la quale le mani stringono il manico e pizzicano le corde e questo mi basta. So però che prima o poi arriverà qualcuno capace di accordarla e questo mi rende ancora più felice.
So già cosa succede in questi casi.

martedì 7 aprile 2009

A tratti percepisco fra indistinto brusio particolari in chiaro.

C’é gente che abituata a guardare al passato con nostalgia.
Vuoi perché incapace di adattarsi al proprio presente, vuoi perché semplicemente ama la dolce malinconia che puó provocare un ricordo.
Alle volte la nostalgia che ne scaturisce può essere provocata dall’ immaturitá o dall’ inettitudine, certe altre deriva dall’ eccessiva saggezza e dal romantico sentimentalismo.
C’é gente che utilizza il passato e il rimpianto dello stesso come una scusa; come se fosse un il Grande Motivo che giustificasse il proprio immobilismo e le decisioni sbagliate prese nel presente.
Politici, papi, imprenditori della new economy, evasori fiscali, gruppi extraparlamentari facinorosi e xenofobi alzano il dito medio contro la sede del Parlamento ma poi nella Capitale siedono i loro culi per governare.
La gente malvagia utilizza il passato, la nostagia e la manipolazione del ricordo per infiammare gli animi del popolo che sono riusciti a sedare grazie alla cospicua dose quotidiana di culi e tette trasmessi dalla tele.
Finanzieri banchieri e grandi telecomunicatori nascondono le proprie malefatte cambiando il passato e plasmándolo attorno ai propri interessi.
Eppure é esistita gente con una sensibilitá diversa che utilizzava il passato in maniera proficua come uno specchio dove riflettere i propri errori.
Uno scrigno dal quale attingere continuamente per evitare di compierne di simili nel presente.
Il passato secondo Benedetto Croce.
Ci fu un tempo in cui non erano solo le cazzate della televisione a creare l’opinione pubblica o la memoria collettiva.
Si pensava alla Storia e si pensava ad essa come l’unica maniera possibile per dare una possibile interpretazione al futuro.
La storia adesso la vorrebbero scrivere uomini come Dell'Utri che già mesi fa ha proposto di cambiare i libri di testo scolastici soprattutto alla voce Resistenza-Repubblica di Salò. Qui non si tratta più di Riformismo Storico, qui siamo di fronte al più spregiudicato tentativo di cancellare le memorie. Il passato adesso non serve più; anzi se il tuo passato fosse fatto di malefatte e imbrogli meglio così. Avrai successo nella società moderna. Vedi Corona, Ricucci, Geronzi, Ligresti per esempio.
Anni fa, neanche troppo tempo fa, si cercava nell’esperienza un aiuto contro l’imprevedibilitá dell’avvenire. Nel post modernismo culturale che fa da contesto alla nostra società succedono cose incredibili.
Storie assurde dove gente condannata alla prigione da sentenze inequivocabili che confermano l'appartenenza ad associazioni internazionali malavitose, non solo occupa i posti piú alti dei settori politici ed economici ma possiede il monopolio dell’editoria e dell’informazione per cui propone tesi assurde per nascondere le proprie malefatte, senza che nessuno possa obiettarle.

“Il Fascismo non ha mai ucciso nessuno” dicevano “Mussolini non ha mai avuto diritto al contraddittorio”, “Fatti o opinioni, che differenza fa?”.

"Il mondo in cui viveva era per la sua coscienza come galleggiare in uno strano futuro passato. Viveva in un periodo dove tutti i "comunisti cattivi" erano stati uccisi.
Il tempo e la cronologicitá degli eventi non erano piú dettati dai cambi di turno fra il giorno e la notte, dal girare della terra intorno al sole o dalla settimana e dalla giornata lavorativa. No.
La ciclicitá, il tempo, anche quello emozionale erano decisi dalla velocitá con la quale nasceva e poi passava una moda.
Il lavoro dei vari stilisti, dei trand setter, dei metrosexual, dei cool hunter, ossia il fittizio alternarsi stagionale delle mode erano le uniche cose intorno alle quali ormai si focalizzava l’interesse del mondo intero, tanto da diventare il metro di riferimento per scandire il tempo dell'esistenza umana.
Il termine passato non era piú presente nei dizionari. Era stato bandito (suonava troppo “obsoleto”) e fu sostituito dalla parola vintage. Diamine si, suona molto meglio la parola vintage.
Vende sempre molto bene il vintage.
Tutto quello che lo circondava gli sembrava giá visto, letto, sentito. Già provato in precedenza.
La finestra di casa sua si affacciava su una rotonda di cemento che congiungeva la tangenziale che portava all’aereoporto e il lungo viale che scivolava verso la piazza principale. Due enorme torri veneziane proteggevano la scalinata ripida della Chiesa che dominava l’intero paesaggio. Alle sue spalle il castello.
Una fontana senza acqua a causa della siccitá giaceva immobile e schiere di militari proteggevano le montagne di spazzatura sparse per la città per evitare che la gente povera provasse a rovistarci dentro nel disperato tentativo di mettere qualcosa sotto i denti. La spazzatura si vendeva a chili nel mercato nero e non poteva essere mangiata dai mendicanti. Ma alla televisione avevano detto che la crisi è un'invenzione dell'opposizione, sempre pronta a criticare con cattiveria il povero Capo del Governo.
Tutto questo gli faceva pensare ai maiali della fattoria di Orwell o ad un vecchio film di Truffault.
Poi si ricordó che alla televisione avevano detto che quel libro e quel regista non erano mai esistiti per cui non potevano essersi sbagliati.
La tele non sbaglia mai.
Del resto anche la siccitá era solo un invenzione di alcuni di quei gruppi sovversivi con i quali é impossibile dialogare, quei "pochi facinorosi" che strumentalizzano alcuni episodi solo perchè vogliono il male della gente e dei cittadini bla bla bla and...
Comunque, una cosa era certa; soffriva di una profonda crisi di identitá e vuoti di memoria per cui non ricordava bene se fosse Wayne Alexander con i tappi nelle orecchie in un teatro di Duluth o la comparsa di Jack Nicholson nella splendido adattamento cinematográfico del libro di Kesey o il critico musicale piú passionale e sforunato della storia del giornalismo.
Si risveglió tutto sudato.

Non esistono delinquenti che fanno leggi nella realtá. Il revisionismo e il trasformismo non sono mai esistiti e nelle strade non esistono cumuli di spazzatura alti come montagne protetti da militari. Non esiste il monopolio dell'informazione; era stato solo uno strano sogno."


Il flusso della Storia se li porterà via tutti. Fra poco li vedremo fuggire in elicottero e gli lanceremo contro nuovamente le monetine come agli inizi degli anni Novanta. E tutto quello che di positivo si sta attualmente muovendo fra le pieghe della società civile e civica, verrà fuori come un'ondata che li spazzerà fuori tutti.
il mondo sarà di nuovo nelle nostre mani. Alla Terra torneremo.

Domenica.

Vidal andò all'appuntamento con l'amico. Negli ultimi anni della sua vita (quella dell'amico) erano successe diverse cose.
Quella che alcuni anni fa all'epoca degli anni vissuti a Londra veniva considerata solo come una spiccata eccentricità, si era purtroppo evoluta in una schizofrenia bella e buona.
Anni e anni trascorsi in un manicomio. Nessuno dei suoi amici ha avuto notizie di lui.
Poi dopo le cure psichiatriche arrivò il matrimonio.
L'ilarità più istintiva mi si scatenò pensando quale tra le due cose fosse poi davvero la pazzia.
In seguito il mio coinquilino si sarebbe spostato al Caixa Forum per il consueto concerto di musica "classica" domenicale. Questa volta avrebbe assistito ad un concerto per mandolino.
Le tedesche vanno a fare footing.
Io guardo una puntata di Report.
Su Last Fm, una delle più grandi scoperte tecnologiche dell'uomo, Pat Martino si succede a Wes Montgomery nella sezione "artistas similares".
Grant Green è l'artista al quale dovrebbe somigliarsi nello stile.
Tutto sommato ci sta.
John Scofield, Mike Bloomfield.
C'è un concerto di flamenco stasera nel Raval. "Questo è l'evento che aspettavo da una settimana" mi disse.
Pensai ad un venerdì di due anni fa, lungo la via emilia che ci portava al mare, con la bottiglia di whisky e il sacco con il ghiaccio e il mare alla fine del cammino e il pensiero di lei che non mi abbandonava anche quando sarebbe stato meglio il contrario. L'incapacità di isolare la mia vita privata dalla sua sfera di influenza. Mi sembra facile adesso ma allora non lo era affatto. Non riuscivo a essere indipendente nelle mie azioni e nei miei pensieri.
Una tranquilla, ordinaria, nuvolosa domenica pomeriggio qui a Barcelona.

lunedì 6 aprile 2009

I Pomeriggi Cangianti.


Su in alto fino al Montjuic respirando la primavera, catturando le immagini in una fotocamera digitale e lasciando che le parole, condizionate dal tempo favorevole si divincolassero dal circolo di ferro normalmente che le cinge. Scale mobili, stupende visioni, torri veneziane incorniciavano l'antica fontana.
Il sangue rattrappito dell'arena li vicino. Con un pò di immaginazione ne sentivi ancora la puzza.
Le pennellate impressioniste di scene quotidiane della Sevilla di inizi ventesimo secolo e i disarmanti contrasti architettonici della stanza ovale. Una checca serviva ai tavoli della caffetteria;
una procace bruna, bellezza mediterranea, dava invece le spalle alla vallata sulla quale si estendeva l'intera piazza. Mi guardò e dalla sua espressione capii che non lo fece in forma maliziosa. Forse si era solo accorta che le avevo rubato una foto in bianco e nero. La sua bellezza, la bellezza di quella piazza in quella giornata finalmente calda dopo giorni di pioggia, meritavano di essere immoratalate.
Il risultato e qui di fianco. Non male no?
Le mie gambe andavano da sole, sospinte unicamente dai buoni propositi che avevo per la mia vita lavorativa. Non quella propriamente detta ma quella espressiva. Dovevo affinare il messaggio e trovargli un giusto canale. Ero ottimista quel giorno e tutto mi sorrideva.
Quando mi capita di riflettere sugli stessi temi e il mio umore non è diciamo, "primaverile", se le risposte che mi autoinfliggo sono negative o poco motivanti, allora gli abbattimenti più oscuri e insanabili sembrano affliggere me e chi mi sta vicino.

Ma tutto andava bene.
Un chitarrista gitano rifaceva la sua versione di "Let it Be" (mesi fa ho potuto ascoltare le sue corde che intonavano una meravigliosa "Love of my Life"!).
Alle sue spalle c'era sempre plaza Espanya.
Di fronte due cordoni di esseri umani distribuiti su due file di gradini.
Ricevo una telefonata. L'addio al celibato di stasera è confermato.
Ahi ahi, una delle mie personalità, quella edonistica mondana, sarà messa sotto pressione stasera. Piacevolmente come sempre. Curiosi e goderecci come sempre.
Un tranquillo sabato ordinario in cui Lei mi chiamò.
Non so perchè, sentivo l'avrebbe fatto stasera.

domenica 5 aprile 2009

Il cerotto azzurro.

Il corso era finito. Sono andato dall'altra parte dell'aereoporto per vedere se c'era.
C'era.

Erano le 19.00 a casa mia, ma nessuno ci fece caso al momento di versare il liquore nei bicchieri.

L'armadietto della sala è come la borsa di Mary Poppins. Ci trovavi preservativi e pezzi di spago, forbici ed un vecchio ferro da stiro. Silicone e collanti. Medicine e vecchie fatture, "equipos para bicicletas" (ossia un metodo per riparazioni di emargenza per la tua mountain bike), apparecchi per controllare le polarità dei dispositivi elettrici e la loro effettiva carica elettrica. Martelli, cacciaviti, due soffietti per gonfiare le ruote delle biciclette e un olio johnson per le pelli delicate dei bambini.

Spray contro il cattivo odore dei piedi, pillole contro il mal di testa, polvere e stracci, lampadine rotte e vecchi compact disc.

(“Uhm che persona interessante” mi confessò Claire d’aver pensato allora. Sei anni son passati. Me lo disse mesi dopo a relazione ormai in corso. Io in quel momento, in quel pub vidi solo due magnifici occhi verdi che mi guardavano e un sorriso appena accennato che mi lasciò come unica reazione possibile in quel momento, quella di sorridere anch’io).

Alla fine il mio compagno d’appartamento tirò fuori ciò che cercava.

“Questo cosa la puoi usare solo per quello che vedrai fra un attimo”. Tirò fuori un barattolo con il coperchio svitabile con sopra scritto: kolophonium.
Era un blocco di plastica credo, color ambra, pesava come una pietra grande due noci e serviva a lucidare, o meglio a levigare le corde di un violino.
Così fece il mio coinquilino, si prese cura delle sole due corde che restavano al suo strumento e io comiciai a strimpellare con la chitarra un sol, un la minore ed un fa.
Cantai “All Along the Watchtower” e lui mi seguì alla grande con il violino. Come la Dave Mattehw’s Band.

“Non l’avevo mai fatto, non credevo di esserne capace, lo dobbiamo fare più spesso”.
Fui entusiasta che lo avesse detto.

Il dito continuava a sanguinare e lei mi preparò un impacco con del nastro isolante che trovò nell’armadietto.

Oscar Modificato I.

Prendete quattro amici uniti dalla passione ardente per la musica, aggiungeteci che questi quattro amici sono degli artisti fenomenali capaci di estrarre dai loro semplici strumenti l’essenza stessa di una malattia quasi religiosa come può essere l’affezione verso le sette note, l’armonia e il ritmo.
L’amore per il suonare.

Prendete quattro amici nelle cui vene scorre il sangue elettrico di chi ha visto gli anni dello splendore della musica rock genuina ed impastata di blues, quattro individui che negli anni Sessanta ci hanno davvero creduto nel cambiamento (quaranta anni dopo sono rimasti fedeli alle posizioni degli inizi, a differenza di tutti i figli di papà che hanno fatto la Rivoluzione solo per sentirsi grandi e cazzeggiare un po’ ma divenuti adulti hanno occupato le poltrone dei genitori), gente cresciuta ascoltando il funky dei Meters e il flauto di Roland Kirk, la tromba di Miles e la chitarra di Robert Fripp.
Gente che non crede che la scala pentatonica sia solo una semplice scala musicale ma un ideale di vita, una storia immensa ed affascinante fatta di sofferenze e schiavismo, intolleranza sociale, voglia di riscatto e tanta voglia di diverirsi un po’. Il sesso implicito che si nasconde dietro un bending di settima è universalmente riconosciuto.
Gente che non ha visto nei Rolling Stones solo 5 bei ragazzotti inglesi che facevano casino e sprigionavano sesso ad ogni loro movimento ma degli attivi partecipanti al processo di integrazione fra le razze grazie a quel loro continuo attingere alla black music.
Gente che ha lasciato prendere per mano le proprie coscienze dalla psichedelia dei Jefferson Airplane e dalle poesie del novello Pulitzer Bob Dylan.
Gente che sa che Stop Breaking Down non è soltanto uno dei più grandi pezzi blues della storia, ma è anche il ponte fra Robert Johnson e Keith Richards, fra Martin Luther King e Barak Obama.
Gente che ha seriamente preso sul serio i Beatles fin dal loro primo pezzo nonostante i coretti e l’apparente, bonaria, semplicità.
Questa è gente che per sua stessa ammissione un po’ sognatrice, uomini che quando erano giovani, se ne stavano sotto un albero tutto il pomeriggio a guardare un fiume suonando una vecchia chitarra classica o scrivendo canzoni di speranza, animati seriamente, perchè ci credevano per davvero, dal desiderio di cambiamento.
Uomini semplici e romantici, capaci di innamorarsi sulle note di una canzone.

Gente che aveva finalmente trovato nella musica il linguaggio attraverso cui liberarsi di tutte le sensazioni e le emozioni che non li lasciavano liberi di dormire la notte.
Le emozioni vere e non costruite, sostanziali e non solo iconografiche o vuote, sfuggenti come quelle che siamo abituati a provare in questo XXI secolo.

Li dove non ci arrivava una parola o un gesto, per loro ci poteva arrivare una nota.

Per chi non ha mai suonato in un gruppo musicale queste parole possono suonare leggere e senza senso ma se si ha anche solo una piccola percezione di quello che possa essere sentire il cuore che scoppia nel petto mentre si guarda il proprio bassista muovere il collo avanti e indietro come un gallo in calore soggiogato da una cosa più grande chiamata ritmo, allora si può avere una minima idea di quello di cui sto parlando: l’edonistica sensazione di piacere, di Ben-Essere che serpeggia beffardo fra i nostri pori.
Il silenzio eterno e l’occhiata complice che c’è fra due musicisti quando un pezzo giunge al suo momento estremo; quando hai terminato un assolo incredibile o quando c’è stato uno scambio eccezionale fra la sezione ritmica generalmente in quei momenti si crea come una sospensione o un brivido della durata di un attimo, dove tutti quanti sul palco smettono di toccare gli strumenti e si guardano per una frazione di un eterno secondo, si guardano in faccia come a dirsi: “Cazzo l’abbiamo fatto bene”, quella conferma telepatica che arriva a tutti contemporaneamente e che come unica ripercussione fisica comporta, a parte quel benessere quasi paragonabile ad un post orgasmo, un sorriso ebete stampato sulla faccia.

Il silenzio fra le note.

Perchè è lì che giace la mia anima.