mercoledì 10 marzo 2010

Finalmente ho capito a chi somiglia la mia coinquilina; lanciando per caso un'occhiata al suo portatile ho visto che utilizza come sfondo lo scheletro protagonista di quel film animato diretto da Tim Burton. Non ricordo il nome.
Inconsciamente o realmente consapevole, lei lo sa. Di somigliare allo scheletro voglio dire. O forse vorrebbe. o forse si influenzano mutuamente.
Giacca, cravatta, l'uniforme della compagnia, pronto per andare a lavorare.
Oggi c'é sole ma domani nevicherá. Considerevolmente.
Dopodomani il sole di nuovo. Su due panchine adiacenti, due signore anziane sedevano tranquille, ognuna per conto proprio. Una stava preparando un maglione con i ferri. L'altra controllava gli scontrini della spesa. Un raggio di sole passava attraverso il ponte di ferro e il triangolo descritto da quella luce filtrata, illumanava i loro visi.
La signora con i ferruzzi sembrava piú rilassata. Juan delirava ubriaco al bar sotto casa.
V, gran brava persona. Erano almeno 7 oppure 8 settimane che non lo vedevo. I suoi timori, i suoi 29 anni, le sue paure, gli obiettivi e la mancanza dei tali, la relazione con le donne, la sfiducia nell'amore che inevitabilmente porta a desiquilibrare, anzi no a creare dei pregiudizi nei rapporti (contrariamente alla percezione della propria morale, /la percezione, non come realmente é come essere umano pensante dico). L'inerzia. L'accidia. La paura. L'incoerenza. La possibilitá di percepire, l'impossibilitá del capire.
Mi sfogai con lui, perché avevo paura delle stesse cose. Mi fece bene parlarne. Fa bene parlare con qualcuno se si condividono le stesse paure. La sua donna lo ha tradito per fare un trio.
Trio che, ovviamente, non comprendeva lui. "Le corna sono come i denti", diceva un ubriacone sposato da quarant'anni con una prostituta. "Fanno male quando escono ma poi ti aiutano a mangiare".

Nessun commento:

Posta un commento