venerdì 22 maggio 2009

Quando ci si sveglia dopo aver sognato, l'espressione di chi ha appena aperto gli occhi ma anche lo sguardo di chi è tornato da qualche parte.

-"Ferma lì! Resta ferma lì e non uscire dal bagno!"

-"Ma che succede, che succede? Aiuto! Diamine voglio uscire da qui!"

-Cristo, ti ho detto di non muoverti!"

La paura la prese. Era chiusa in quel bagno claustrofobico e l'unica cosa che riusciva a sentire erano le urla fuori. Urla strane, a metà fra il dolore la paura e il raccapriccio.
Brandelli di cervello giacevano al suolo fra sangue e piscio e mozzoni di sigarette. Il locale diventava sempre più simile ad un manicomio, il caos era totale, il panico all'estremo.
Lei era sempre chiusa senza capire cosa stesse succedendo.
Un attimo prima quel ragazzo si stava allegramente ubriacando con i suoi amici al piano superiore e un minuto dopo la sua materia grigia si mescolava alle urine birrose tipiche dei popoli nord europei. Materia grigia e doppio malto. Lei era andata al bagno un attimo prima.
La distanza fra la vita ed un cervello sparso per terra misura quanto lo scalino di una rampa di scale di un bar di Kotrijk.
Durante la pausa pranzo del mio coinquilino, nella stessa via del bar dove lui si trovava per mangiare, hanno sparato a pistolettate un uomo.
Lui come sempre non si accorse di nulla. Probabilmente aveva gli auricolari del suo i-phone nelle orecchie.

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