lunedì 17 maggio 2010

Un altro giorno sul lavoro a tappare i buchi dovuti alla mancanza di personale. Non é colpa mia se l'azienda vuole ridurre i costi. é invece una mia responsabilitá fare in modo che i clienti siano felici e soddisfatti. Siamo degli schiavi moderni ma ci hanno lavato il cervello cosí bene che non si ha piú la forza di rialzare la testa. Ad Atene le cose non vanno cosí, ma nemmeno a Bangok. Peró la gente muore, mentre io scrivo cazzate con il computer.
-"Smettila con questa mentalitá proletaria"- mi dissero. Ma io proletario lo sono, almeno nella mentalitá.
Fellini dovette aspettare di lavorare con Rossellini prima di capire che l suo mezzo espressivo fosse il cinema, cosa sará di me? Chi mi aiuterá?
La gente che lavora in aereoporto occupandosi di tenere sempre in ordine e ben allineati i carrelli porta valige, é tutta del Pakistan. Tornano in autobus insieme, tutti con lo stesso odore pungente, sono sempre di buon umore e la realizzazione professionale non sembra appartenere alle loro preoccupazioni.
Io mi sento ora come una via di mezzo fra Arturo Bandini, Kurt Vonnegut che cerca di scrivere un libro su Dresda e Barney Panofski che non ricorda di aver ucciso il suo migliore amico che scopava con sua moglie.
Nell'autobus un uomo legge il Corano e mangia dei mandarini, l'autista si pavoneggia con una bella polacca ma un passeggero si intromette ed io mi sento pieno di letteratura.

1 commento:

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