lunedì 17 maggio 2010

Ci svegliammo intorno a mezzogiorno. Lei tornó a casa sua ed io mi tuffai in uno dei miei soliti giri a zonzo per la cittá per vedere cosa accadesse. Era tanto tempo che non lo facevo. Tanto tempo che non mi facevo respirare dai quartieri odorosi di Barcellona. Scendo da plaza Espanya ed imbocco Paralelo per risalire nuovamente attraverso carrer del Blay. Non avevo nessuna meta prefissata ma una volta arrivato lí volevo vedere dove si trovasse esattamente il ristorante Quimet-Quimet. "Le migliori tapas di Barcellona". Allungo un pó il tragitto passando per carrer Salvá, solamente per assicurarmi che il bar Mantra fosse ancora lí. Era lí, con i suoi tappetini e lampade marocchine, gli incensi pungenti e il vino rosso acido. Magari veniamo qui domani sera dopo aver cenato alla Bella Napoli. Un bel bicchiere di Paxarán a suggellare una gran cena con melanzane alla parmigiana succose e sugose, una mozzarella di bufala trasudante latte, pizza bianca e rosmarino e carne alla modenese, con un balsamico che, seppur non tradizionale, decente e saporito. Il pensiero di quei cibi mi faceva ingoiare l'acquolina che mi si stava accumulando vicino alle tonsille.
Poi il Raval, come in un libro di Montalbán, mi risucchió letteralmente in quel vortice di odori: curry e piscio, pietra umida e polveri di lavori in corso, i kepab e le puttane di via Robadors.
La rabla del Raval era il solito crogiuolo di grida e lestofanti, ristoranti turchi e hotel di lusso eretti di fianco a ruderi cadenti. Qui di lato c'é una casa occupata da tre donne, madre di 46 e figlie di 18 e 28 anni, le quali non permettono a la legittima proprietaria di entrare in casa sua. La polizia non fa nulla e la povera donna è disperata.

-"Stiamo peggio di lei e non sappiamo dove andare"-. Cazzi vostri.

Arrivo al museo di arte contemporanea, c'erano i soliti skaters a fare acrobazie e uno di essi, poco piú grande di me, stava spiegando a suo figlio come tenersi in equilibrio. Erano stupendi. Una signora mi taglia la strada con gran fretta e va a ficcare quasi tutto il suo naso nel piatto di due poveri turisti che pranzavano serenamente. Un pó stupita la coppia si guardó negli occhi mentre la donna tornava da suo marito, rosso di vergogna gridando: -"Si si sono maccheroni"-
Vado a vedere un'esposizione su John Cage. Penso a quanto sia bello rasare la propria donna sotto la doccia. Compro un libro:
"Il Silenzio". Un tema che non mi lascia insensibile. La mia mente associa idee come un fiume in piena: Joannes Sebastian Bach, Nietzsche con l'Eterno Ritorno, la Gaia Scienza e la critica al positivismo. Pensai al fatto di sentirmi nichilista prima ancora di sapere cosa la parola volesse dire. Pensai alle avanguardie del secolo XX e alle post avanguardie, ma soprattutto pensai a cosa diceva Umberto Eco al proposito. Beethowen, Orazio e la ruota della vita, Epicuro e i piaceri della vita, Catullo e il suo disinteresse per la politica. Borgues e l'ottava nota, quella del ritorno all'inizio con tonalitá differente, pensai alla scena di 24hours party people in cui Martin Hannett vuole registrare il silenzio di fronte ad uno stupito Toni Wilson. Martin Hannett, troppo "grande" per la morte. Il Sistema Sonoro, Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, Il Libro Tibetano dei Morti, il sax di John Coltrane, le allitterazioni di Charlie Mingus e "Foggy Night".
Sulla Rambla, quella che collega Catalunya con il mare, un ragazzo con lo sguardo innamorato parlava con una busker vestita da fata. Era una scena molto bella e poetica e meritava una foto. Piú che altro erano gli occhi del ragazzo a meritarla.
Mi sarebbe piaciuto fotografare anche la Boqueria deserta, con le saracinesche dei chioschi abbassate e il pesce lasciato nel ghiaccio coperto dai panni acrilici di color bianco, con dei vagabondi che dormivano sotto le colonne, fra la puzza di orina e le scorze di verdura e i gusci dei frutti di mare del ristorante li vicino. La terrazza del Ra é piena, gli spagnoli adorano cazzeggiare al sole, seduti al bar con una birra ghiacciata. Un anno nuovo sembrava cominciare, progetti, sogni pigrizie e paure. In quel momento mi chiamó:

-"Paella al Rey de la Gamba?"-

-"Si, perché no"-

Passai prima al bar della libreria Laie a bere un buon cava di aperitivo e mi incamminai in direzione mare, pregustando giá il riso giallo di zafferano mischiarsi con gli scampi freschi.
Tutto innaffiato da un Albariño fresco. Ovviamente

Nessun commento:

Posta un commento